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“Le piccole cose che amo di te”, una poesia di Stefano Benni sull’amore che invecchia

"Le piccole cose che amo di te/ quel tuo sorriso un po’ lontano/ il gesto lento della mano/ con cui mi carezzi i capelli"...Un ritratto autentico di Stefano Benni sull'amore quotidiano, fatto di quelle tante piccole cose che impariamo ad amare nell'altro

“Le piccole cose che amo di te”. Non esiste titolo più dolce, tenero e delicato per una poesia sull’amore quotidiano. Ben lontano dalle storie romantiche, blasonate, in cui il sentimento scaturisce da un istantaneo colpo di fulmine, supera mille avversità e si fa sublimazione di un legame perfetto in cui i due membri della coppia costituiscono l’uno la metà esatta dell’altro, quello di tutti i giorni è un amore diverso.

Scopriamo questa splendida poesia di Stefano Benni in occasione del suo 76esimo compleanno.

L’amore nelle piccole cose

Il bello dei libri di Stefano Benni è che sai, prima ancora di iniziarli, che ti trasporteranno in un mondo fatto di animali parlanti, personaggi assurdi, incroci sorprendenti di realtà e fantasia capaci di far rinascere il bambino nascosto in ciascuno di noi. Così come le sue poesie, dove i sentimenti assumono la forma di oggetti, dettagli e figure inaspettate.

“Le piccole cose di te”, dal libro “Prima o poi l’amore arriva“, costituisce un ritratto autentico e ironico dell’amore quotidiano, dell’amore che si trasforma col passare degli anni, fatto di tante piccole cose che impariamo ad amare dell’altro.

Quello cantato da Stefano Benni in “Le piccole cose che amo di te”, è infatti un amore che si costruisce, tassello dopo tassello, frutto di impegno, dedizione, passione che si trasforma, insieme al sentimento, in affetto profondo, attaccamento, tenerezza. Perché l’amore vero è un insieme di sfumature, di tanti piccoli gesti che, giorno dopo giorno, ci addolciscono il cuore e la vita.

“Le piccole cose che amo di te” di Stefano Benni

Le piccole cose
che amo di te
quel tuo sorriso
un po’ lontano
il gesto lento della mano
con cui mi accarezzi i capelli
e dici: vorrei
averli anch’io così belli
e io dico: caro
sei un po’ matto
e a letto svegliarsi
col tuo respiro vicino
e sul comodino
il giornale della sera
la tua caffettiera
che canta, in cucina
l’odore di pipa
che fumi la mattina
il tuo profumo
un po’ balsé
il tuo buffo gilet
le piccole cose
che amo di te

Quel tuo sorriso
strano
il gesto continuo della mano
con cui mi tocchi i capelli
e ripeti: vorrei
averli anch’io così belli
e io dico: caro
me l’hai già detto
e a letto sveglia
sentendo il tuo respiro
un po’ affannato
e sul comodino
il bicarbonato
la tua caffettiera
che sibila in cucina
l’odore di pipa
anche la mattina
il tuo profumo
un po’ demodé
le piccole cose
che amo di te

Quel tuo sorriso beota
la mania idiota
di tirarmi i capelli
e dici: vorrei
averli anch’io così belli
e ti dico: cretino,
comprati un parrucchino!
E a letto stare sveglia
e sentirti russare
e sul comodino
un tuo calzino
e la tua caffettiera
che é esplosa
finalmente, in cucina!
La pipa che impesta
fin dalla mattina
il tuo profumo
di scimpanzé
quell’orrendo gilet
le piccole cose
che amo di te.

Stefano Benni

Scrittore, umorista, giornalista, poeta e sceneggiatore, Stefano Benni (Bologna, 12 agosto 1947) è autore di raccolte di racconti e romanzi che hanno avuto un enorme successo in Italia e all’estero per via dello stile personalissimo e della capacità di veicolare in modo sognante ed etereo una satira della società contemporanea.

Tradotto in oltre 30 lingue, Stefano Benni ha collaborato per diverse testate giornalistiche, fra cui i settimanali L’Espresso Panorama,  i satirici Cuore e Tango, il mensile Il Mago e i quotidiani La Repubblica Il Manifesto. In pochi sanno che gli esordi di Stefano Benni nel mondo della sceneggiatura risalgono invece agli anni ’80, quando lavorò come battutista di un Beppe Grillo ancora quasi sconosciuto al pubblico.

In molti associano la penna di Stefano Benni a quella dello scrittore Daniel Pennac, grande amico dell’autore bolognese. In effetti, fra i due coesistono diversi punti di contatto, primo fra tutti la forza satirica delle loro opere, che traggono linfa vitale da un mondo reale intriso di immaginario. Fu proprio Benni a segnalare Pennac alla Feltrinelli. 

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