Una poesia che brilla di luce e di amore, “L’assenza”. Guido Gozzano ci racconta, infatti, di come un cuore innamorato riesca a percepire tutta la bellezza del mondo.
“L’assenza” di Guido Gozzano
Un bacio. Ed è lungi. Dispare
giù in fondo, là dove si perde
la strada boschiva che pare
un gran corridoio nel verde.Risalgo qui dove dianzi
vestiva il bell’abito grigio:
rivedo l’uncino, i romanzi
ed ogni sottile vestigio…Mi piego al balcone. Abbandono
la gota sopra la ringhiera.
E non sono triste. Non sono
piú triste. Ritorna stasera.E intorno declina l’estate.
E sopra un geranio vermiglio,
fremendo le ali caudate
si libra un enorme Papilio…L’azzurro infinito del giorno
è come una seta ben tesa;
ma sulla serena distesa
la luna già pensa al ritorno.Lo stagno risplende. Si tace
la rana. Ma guizza un bagliore
d’acceso smeraldo, di brace
azzurra: il martin pescatore…E non sono triste. Ma sono
stupito se guardo il giardino…
stupito di che? non mi sono
sentito mai tanto bambino…Stupito di che? Delle cose.
I fiori mi paiono strani:
ci sono pur sempre le rose,
ci sono pur sempre i gerani…
Il significato di questa poesia
Dove leggere “L’assenza”
“L’assenza” è una poesia che Guido Gozzano include nella raccolta, edita nel 1911, intitolata “I colloqui”. L’opera comprende tre sezioni ed è introdotta e chiusa da due poesie dal titolo omonimo alla raccolta.
La prima sezione, Il giovenile errore, contiene nove poesie, fra cui “L’assenza”. La seconda, Alle soglie, ne racchiude sette. L’ultima parte dell’opera, invece, si intitola Il reduce ed è composta da otto poesie.
La forma
Questa poesia è caratterizzata da un ritmo importante, cadenzato ed energico, che è fra le prime peculiarità che si notano leggendo per la prima volta il testo.
Per il suo componimento, Guido Gozzano fa uso di uno dei versi più complessi da padroneggiare nella storia della poesia italiana: il novenario, collegato da frequenti e armonici enjambement e da fresche rime alternate. L’immagine che producono questi versi è di una gioiosa grazia che pervade il cuore dell’io lirico e da esso si emana fino a noi che leggiamo.
Gioia quotidiana di un cuore innamorato
Il componimento di Guido Gozzano si intitola “L’assenza”. Ci immaginiamo, sconoscendo il testo della poesia, di trovarci lì lì per leggere versi tristi e malinconici, dedicati a qualcuno che non c’è, o a qualcosa che non c’è.
Invece, Gozzano ci sorprende. Siamo accompagnati nell’universo quotidiano di un uomo che, saluta con un bacio la donna amata e la ritrova negli oggetti quotidiani ma anche nella gioia della contemplazione di ciò che lo circonda. Dal balcone si affaccia e sorprendentemente non è triste. Non più.
Sa che lei ritornerà, e tutto intorno è lindo, disteso, chiaro e profumato. I “colloqui” che danno il titolo alla raccolta di cui fa parte “L’assenza” rimandano al lessico quotidiano, a quei pensieri e discorsi semplici che accompagnano le nostre giornate.
La poesia di Gozzano, vicina in questo a quella di Umberto Saba, si propone così, colloquiale. Lo è tanto da riuscire a trasmettere la gioia di un cuore innamorato e stupito della bellezza del mondo. Tanto da riuscire a raccontare quanto tutto risplende di gioia, quando la gioia ce l’abbiamo dentro.
Guido Gozzano
Nato a Torino il 19 dicembre del 1883 e scomparso prematuramente il 9 agosto del 1916 a causa di una grave tubercolosi polmonare, Guido Gozzano è stato un importante poeta e scrittore italiano.
Autore crepuscolare, Gozzano si è avvicinato alla scrittura ispirandosi dapprima a Gabriele D’Annunzio, poi avvicinandosi alla poetica di Giovanni Pascoli. La passione per le lettere ha accompagnato tutta la sua breve esistenza, sin da quando, iscritto alla facoltà di giurisprudenza, non faceva altro che seguire i corsi di letteratura.
Con le sue opere, l’autore de “L’assenza” ci ha lasciato un’importante eredità letteraria, in cui la disillusione borghese del Novecento si mescola all’ironia, alla nostalgia per un tempo perduto, alla consapevolezza di come il reale sia “Tutto e Niente”.