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“La notte Santa”, la dolce poesia di Gozzano che racconta l’umanità della Natività

Una scena colma di amore, umiltà e tenerezza: così racconta la Natività Guido Gozzano nella poesia "La notte Santa", che vi regaliamo per augurarvi Buon Natale.

È la Vigilia di Natale. Fra le luci, i profumi e i sapori dei festeggiamenti, prendiamoci qualche istante per riflettere sull’origine e sul senso di questa festa tanto amata. Attraverso il Natale ricordiamo la Notte Santa, momento in cui una coppia di sposi in fuga dal loro paese vedono nascere in un rifugio di fortuna il loro adorato figlio.

Scena di infinito amore e umanità. Scena che ci riporta all’attualità e a riflettere su quanto, spesso, lo sfarzo della festa ci distragga dal valore del Natale.

Con “La notte Santa“, stupenda poesia di Guido Gozzano, vogliamo augurarvi di trascorrere questa Vigilia circondati dalle uniche cose che contano davvero: l’amore, di qualunque forma di esso si tratti, la salute e il calore di una casa. Ma soprattutto, la consapevolezza di quanto siamo fortunati, perché non tutti possono trascorrere queste feste in serenità. Ed è a chi è meno fortunato di noi che dovremmo pensare oggi.

“La notte Santa” di Guido Gozzano

– Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

– Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
– Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

Il campanile scocca
lentamente le sette.

– Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
– Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.

Il campanile scocca
lentamente le otto.

– O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
– S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.

– Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
– Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

– Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
– Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d’un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill’anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill’anni s’attese
quest’ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d’un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

La tenerezza della natività ne “La notte Santa”

Quanto è dolce, nella sua semplicità, “La notte Santa”.

Le rime, i versi centrali che si ripetono come fossero un ritornello, il tono di familiarità e tenerezza, insieme all’uso – insolito in poesia – del discorso diretto, rendono “La notte Santa” un componimento unico.

Le poesie dedicate al Natale sono numerose, ma in poche riescono a rendere con così tanta forza il messaggio di amore e speranza che si cela dietro a questa festività. E sono ancora meno numerose le poesie in grado di far riflettere su quanto la notte Santa e l’immagine della Natività siano attuali.

Chissà quanti bimbi in questo momento non riescono a nascere in casa propria, vittime innocenti della violenza delle guerre. Chissà quante coppie vivono in povertà, lontane dal proprio paese, senza poter assicurare un giaciglio caldo al loro piccolo. Chissà quanta gioia, nonostante tutta la violenza, la povertà, il disagio, il freddo, la paura, invade il cuore dei genitori che vedono per la prima volta gli occhi del loro neonato.

Poesie per bambini o per se stesso bambino?

A un certo punto della sua vita, Guido Gozzano decide di collaborare con il Corriere dei Piccoli e con altre realtà editoriali dedicate ai più piccoli.

Da queste collaborazioni e dall’impronta che la madre di Gozzano ha voluto imprimere su alcune delle raccolte del figlio in sua memoria, è nata le leggenda secondo cui il poeta torinese fosse un “autore per bambini”.

Così, nel corso degli anni, le maestre italiane hanno fatto imparare a memoria ai loro allievi i versi di Gozzano, che per diverso tempo è stato ritenuto un poeta per i più giovani.

In realtà, dietro alle poesie per i piccoli lettori scritte dall’autore, si cela probabilmente un motivo più profondo e personale: poesie come “La notte Santa” sono nate dal bisogno di Guido Gozzano di scrivere per il suo bambino interiore.

Guido Gozzano

Nato a Torino il 19 dicembre del 1883 e scomparso prematuramente il 9 agosto del 1916 a causa di una grave tubercolosi polmonare, Guido Gozzano è stato un importante poeta e scrittore italiano.

Autore crepuscolare, Gozzano si è avvicinato alla scrittura ispirandosi dapprima a Gabriele D’Annunzio, poi avvicinandosi alla poetica di Giovanni Pascoli. La passione per le lettere ha accompagnato tutta la sua breve esistenza, sin da quando, iscritto alla facoltà di giurisprudenza, non faceva altro che seguire i corsi di letteratura.

Con le sue opere, l’autore de “La notte Santa” ci ha lasciato un’importante eredità letteraria, in cui la disillusione borghese del Novecento si mescola all’ironia, alla nostalgia per un tempo perduto, alla consapevolezza di come il reale sia “Tutto e Niente”. Giuseppe De Paoli, critico de La Rassegna Latina, parlava in questi termini della poetica di Guido Gozzano:

«Gozzano è il poeta dei viandanti che con l’anima illuminata di ricordi e colma di rimpianti cercano nell’aspre selve della vita quella via che meni a un calmo rifugio di pace e di serenità […] poesia di pensiero [….] nutrita da una sottil vena di pessimismo [….]. Il verso è sempre nobile e robusto e sa piegarsi elegantemente nei più diversi e vari atteggiamenti. Il poemetto L’amica di Nonna Speranza è di una grazia e di una leggiadria incomparabili: può stare alla pari, senza perder nulla nel paragone, coi dolcissimi poemetti di Francis Jammes».

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