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“La notte bella” (1916) di Ungaretti, un inno alla felicità e alla vita

Scopri i bellissimi versi di "La notte bella" la poesia di Giuseppe Ungaretti in cui il poeta rivive un magico momento di armonia e riscopre la felicità.

La notte bella è una poesia di Giuseppe Ungaretti che mette in scena un insperato canto di gioia, di pace, di armonia interiore, dopo giorni, mesi in cui tutt’intorno al poeta era solo buio e morte.

Capita a tutti di vivere dei momenti di sofferenza interiore. Questo componimento del grande poeta italiano può essere considerata una “pillola poetica” in grado di offrire motivazione a reagire alla malattia dell’anima, nella consapevolezza che ci sarà sempre una “notte bella” in cui poter rinascere e ritrovare felicità e armonia.

La notte bella fu scritta a Devatachi, un valico al confine tra Italia e Slovenia, il 24 agosto 1916. Fa parte della sezione Il Porto Sepolto della raccolta di poesie L’allegria pubblicata nel 1931.

Leggiamo la poesia di Giuseppe Ungaretti per scoprirne la magia dei suoi versi e carpirne il significato.

La notte bella di Giuseppe Ungaretti

Devetachi il 24 agosto 1916

Quale canto s’è levato stanotte
che intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle

Quale festa sorgiva
di cuore a nozze

Sono stato
uno stagno di buio

Ora mordo
come un bambino la mammella
lo spazio

Ora sono ubriaco
d’universo

La magia di poter rivivere la felicità

La notte bella è una poesia di Giuseppe Ungaretti che sa donare un’esperienza di grande armonia. I suoi versi riescono a trasmettere lo stato d’animo del suo autore, impegnato in un conflitto cruento, quale fu la Prima Guerra Mondiale.

È chiaro dalla parole di Giuseppe Ungaretti di non aver vissuto giorni facili nel periodo in cui scrisse La notte bella. Basta leggere le poesie precedenti, tutte scritte in quel durissimo mese di agosto del 1916 (In dormiveglia, I fiumi, Pellegrinaggio, Monotonia) contenute nella stessa sezione, Il Porto Sepolto, de L’Allegria per comprendere il grave disagio interiore e fisico dell’autore.

Ma, in quella stupenda notte del 24 agosto 2016, accade qualcosa di magico, di mistico nel cuore del poeta. La notte estiva propone un cielo stellato mozzafiato, che contribuisce a donare all’anima un senso di meravigliosa bellezza. È come rinascere, tornare a respirare, a vivere, a godere felice l’esistenza.

È come se ad un ad un tratto accadesse qualcosa di imprevedibile, d’insperato. Il cuore del poeta è come se fosse stato svegliato dalla magia di quelle stelle, gli arriva com un canto liberatore.

Una sensazione assimilabile ad una festa di nozze, in grado di generare gioia pura, una felicità dirompente, una luce intensa che fa risplendere il cuore dopo tanto buio.

“Sono stato uno stagno di buio” dice Ungaretti, per descrivere la condizione vissuta fino a quel momento. La tragedia, gli orroti della guerra devastano la mente e il corpo, come non comprenderlo.

Ma, avviene qualcosa di unico, paragonabile ad un miracolo. Giuseppe Ungaretti si sente come un bambino che morde la mammella, ovvero avverte l’arrivo di linfa vitale insperata. Sente di nuovo il piacere di vivere, la gioia e la felicità di esistere. Ogni cosa che lo circonda gli offre armonia, benessere.

”Ora sono ubriaco d’universo” il poeta si sente sopraffatto dall’immensità del cosmo, in una sorta di estasi in cui si fonde con il tutto. Ungaretti in quel momento vive la magia di lasciarsi fluire libero, leggero, felice creando una sorta di grande vuoto, in cui ogni cosa negativa, orribile, brutta, devastante, tragica cessa immediatamente di esistere.

Giuseppe Ungaretti sembra rinascere, ogni forma di angoscia si dissolve nel nulla. Esiste solo la felicità dell’essere, la bellezza della forza della vita che sembra dare vigore ad ogni minima particella del corpo.

Possiamo percepire da questa stupenda poesia un inno alla vita, alla bellezza, alla felicità. In pochi versi c’è l’esplicitazione di uno stato d’animo che cambia, di un forte senso di speranza, la consapevolezza che vivere è l’unica cosa importante, la condizione necessaria della felicità.

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