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“La nostra vita naviga su un mare” di Tagore, l’oceano come metafora della bellezza della vita

"La nostra vita naviga su un mare/ Mai attraversato, le cui onde,/ si inseguono l’un l’altra giocando/ a un eterno rimpiattino".
Rabindranath Tagore si serve della metafora del mare per creare una poesia armoniosa ed espressiva sulla nostra vita e sull'amore.

“La nostra vita naviga su un mare mai attraversato”. Nella sua poesia, Rabindranath Tagore riflette sulla vita usando la metafora del mare. Scopriamola insieme in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani.

L’8 giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani, un bene marino che ricopre ben il 70% dal nostro Pianeta. Dalla salute degli oceani dipende la sopravvivenza nostra e di tutte le specie che abitano la terra. Il World Ocean Day vuole aprire gli occhi del mondo su questa semplice considerazione.

Il mare, topos letterario e simbolo di vita

È sin dalla notte dei tempi simbolo di vita e fertilità. Il mare, infatti, in poesia così come nel mondo dell’arte, ha ispirato l’essere umano da sempre.

Rabindranath Tagore, che è solito trarre ispirazione dagli elementi della natura e dalla loro eterna bellezza, in “La nostra vita naviga su un mare”, ci parla dell’imprevedibile bellezza della nostra esistenza, che potrebbe essere perfettamente descritta come il mare, un mare “mai attraversato” perché non sappiamo cosa avverrà l’anno prossimo, il mese prossimo, domani, l’istante che segue quello presente.

La nostra vita naviga su un mare mai navigato che si increspa di onde vorticose quando il cambiamento ci raggiunge e sembra quasi affogarci; ed è anche l’insieme di luci e ombre che, come in un gioco primordiale, si rincorrono fra un’onda ed un’altra. C’è soltanto un punto fermo:

“Nel centro di questa volteggiante
Danza di guerra di luce e di buio,
amore, tua è quell’isola verde,
dove il sole bacia la ritrosa
ombra della selva ed il silenzio
è corteggiato dal canto di uccelli”.

“La nostra vita naviga su un mare” di Rabindranath Tagore

La nostra vita naviga su un mare
Mai attraversato, le cui onde,
si inseguono l’un l’altra giocando
a un eterno rimpiattino.

È il mare agitato del mutamento,
che pascola le sue schiumanti
greggi, e mille volte le disperde,
che batte incessante le sue mani
contro la calma del cielo.

Nel centro di questa volteggiante
Danza di guerra di luce e di buio,
amore, tua è quell’isola verde,
dove il sole bacia la ritrosa
ombra della selva ed il silenzio
è corteggiato dal canto di uccelli.

Rabindranath Tagore

Rabíndranáth Thákhur, in Occidente meglio noto con il nome anglicizzato Rabindranath Tagore, nasce a Calcutta il 7 maggio 1861 da una nobile famiglia bengalese. Ultimo di quattordici fratelli, Rabindranath non segue degli studi regolari, viene bensì educato dal padre, che si occupa a trecentosessanta gradi del figlio, con cui condivide anche esperienze di viaggio.

Nel 1874, la famiglia vive un momento tragico: la madre di Rabindranath muore, e il giovane va a vivere con il fratello Dwijendranath, che è poeta, musicista e filosofo, e con la cognata. Già in questo periodo, Rabindranath comincia a scrivere e comporre poesie – a questi anni risale anche “Il lamento della natura” –, che subito vengono pubblicate in diverse riviste. Nel 1878 compie il suo primo viaggio in Inghilterra e vi rimane 17 mesi. Henry Morley diviene il suo insegnante di letteratura e musica. Al ritorno in patria, Tagore compone il dramma musicale “Il genio di Valmiki” e “I canti della sera”.

Nel 1883 sposa Mrinalini Devi, che ha solo dieci anni e da cui Rabindranath Tagore avrà cinque figli. I due vanno a vivere a Ghazipur. Risale al 1890 un secondo viaggio in Europa, durante cui il poeta visita L’Inghilterra, l’Italia e la Francia. Al ritorno, compone numerose opere, fra drammi, raccolte poetiche e diari di viaggio.

Dal 1902, comincia per l’autore di “La nostra vita naviga su un mare” un grande dramma: muore la moglie. Poco dopo, muoiono anche la figlia e il figlio minore. Tagore è devastato dal dolore del lutto, che si riflette nelle poesie scritte in questo periodo.

Nel 1913, dopo un terzo viaggio in Europa e moltissime poesie pubblicate, Rabindranath Tagore viene insignito del Nobel per la Letteratura.
L’uomo, che nell’ultimo periodo della sua vita si dedica alle arti figurative creando più di 2000 disegni e dipinti, muore il 7 agosto 1941.

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