La nonna di Giovanni Pascoli è una toccante poesia che esplora i temi universali dell’amore, del sacrificio, della contrapposizione tra infanzia e vecchiaia e dell’inevitabilità della morte. Attraverso un linguaggio semplice ma denso di simbolismo, Pascoli dipinge il ritratto della nonna che dedica al nipote tutta sé stessa, un amore infinito che non conosce condizioni.
La poesia è un tributo ai nonni, che sono la memoria e il cuore delle famiglie, i custodi di un amore che non conosce condizioni e di uno spirito di sacrificio che attraversa le generazioni. La loro presenza silenziosa, fatta di gesti semplici e di parole poche ma decisive, segna in profondità la vita di bambini e ragazzi.
A loro dedica questa poesia Giovanni Pascoli, i cui versi trasformano il tremito del capo canuto della nonna in un “sì” universale, che significa consenso, perdono, dedizione assoluta. Un inno struggente al legame tra infanzia e vecchiaia, alla forza dell’amore che arriva fino al sacrificio, persino di fronte all’inevitabilità della morte.
La nonna fu pubblicata per la prima volta sulla rivista Il Marzocco il 27 febbraio 1898 e successivamente nella raccolta di poesie Canti di Castelvecchio di Giovanni Pascoli, pubblicata per la prima volta nel 1903.
Leggiamo la poesia di Giovanni Pascoli per coglierne la sensibilità e il profondo significato.
La nonna di Giovanni Pascoli
Tra tutti quei riccioli al vento,
tra tutti quei biondi corimbi,
sembrava, quel capo d’argento,
dicesse col tremito, bimbi,
sì… piccoli, sì…E i bimbi cercavano in festa,
talora, con grido giulivo,
le tremule mani e la testa
che avevano solo di vivo
quel povero sì.Sì, solo; sì, sempre, dal canto
del fuoco, dall’umile trono;
sì, per ogni scoppio di pianto,
per ogni preghiera: perdono,
sì… voglio, sì… sì!Sì, pure al lettino del bimbo
malato…La Morte guardava,
la Morte presente in un nimbo…
La tremula testa dell’ava
diceva sì! sì!Sì, sempre; sì, solo; le notti
lunghissime, altissime! Nera
moveva, ai lamenti interrotti,
la Morte da un angolo…C’era
quel tremulo sì,quel sì, presso il letto… E sì, prese
la nonna, la prese lasciandole
vivere il bimbo. Si tese
quel capo in un brivido blando,
nell’ultimo sì.
Il tributo di Pascoli ai nonni, custodi di amore e memoria
La nonna è una meravigliosa poesia di Giovanni Pascoli sul grande cuore dei nonni, simbolo indiscusso di amore assoluto, punto di riferimento e colonna portante del “ponte” generazionale.
Nella poesia i nonni sono testimoni silenziosi del tempo che passa e portatori di una memoria che ancora parla ai cuori delle nuove generazioni. Per Giovanni Pascoli, la nonna diventa simbolo della dedizione assoluta, capace, con un gesto minimo, “il tremolio del capo” di dire “sì” a tutto. È un “sì” che comprende, perdona, consola, resiste al dolore, e alla fine si sacrifica.
Con La nonna, il poeta romagnolo rende omaggio a questi custodi discreti dell’amore. La loro presenza è fatta di piccoli atti, di silenzi carichi di significato, di gesti che restano impressi. È proprio da questo universo intimo e affettuoso che parte la poesia: un percorso emozionale che va dall’infanzia alla vecchiaia, fino al dolore ultimo, ma sempre attraversato da quell’amore che non vacilla.
Giovanni Pascoli stesso, nelle note dei Canti di Castelvecchio, riconduce lo spunto della poesia al carme LXI di Catullo, in particolare ai versi:
usque dum tremulum movens / cana tempus anilitas / omnia omnibus annuit
(finché la tremula vecchiaia canuta non accenna un sì a tutti e a tutto).
L’autore commenta che il tremolio dei vecchi capi, così caratteristico delle madri e delle nonne, sembra un cenno perpetuo di consenso e indulgenza, un gesto di bontà infinita che accompagna i più giovani. Da questo nucleo nasce l’immagine centrale della poesia: il “sì” tremolante, che diventa insieme parola e gesto, simbolo della dedizione materna e del sacrificio.
Un continuo sì che svela l’infinito amore dei nonni per i nipoti
La poesia si apre con un’immagine luminosa e piena di movimento: i “riccioli al vento” e i “biondi corimbi” dei bambini, paragonati ai fiori che si piegano nella stessa direzione. In mezzo a questa vitalità giovanile si staglia il “capo d’argento” della nonna. Il tremolio del suo capo sembra già pronunciare un “sì” sommesso, rivolto ai nipoti. È un gesto semplice che racchiude accoglienza e consenso, un primo segno dell’amore che avvolge la vita della famiglia.
I bambini, nella loro gioiosa spensieratezza, cercano le mani tremanti e la testa fragile dell’anziana. Intuiscono che tutta la vitalità della nonna si concentra ormai in quel “povero sì”, un’affermazione tenue, eppure continua, che diventa la sua cifra più autentica. Qui Pascoli sottolinea la fragilità della vecchiaia e, al tempo stesso, la sua funzione affettiva insostituibile.
Il “sì” si carica di un valore più ampio. Non è più soltanto un segno rivolto ai nipoti, ma una risposta universale. Dal suo “umile trono” accanto al fuoco, la nonna dice “sì” a ogni pianto, a ogni richiesta di perdono, a ogni necessità della vita domestica. La sua voce diventa volontà, consolazione, resistenza: il “sì” come linguaggio assoluto dell’amore.
Nella quarta strofa, la scena cambia. Il “sì” viene pronunciato accanto al lettino del nipote malato. Qui entra in scena la Morte, descritta con tratti quasi sacri, “presente in un nimbo”. La testa tremante della nonna non cede, ripete il suo “sì” con più forza, come fosse un’offerta, una supplica estrema per salvare il bambino.
Le notti si allungano, la tensione cresce. La Morte “nera” si muove nell’ombra, pronta a portare via la vita del piccolo. Ma accanto al letto resta sempre quel “tremulo sì”: un mormorio d’amore che diventa presidio contro l’angoscia. È un atto di resistenza silenziosa, la presenza che veglia e consola.
Infine, il sacrificio si compie. La Morte accoglie il “sì” della nonna, prende lei al posto del nipote, che viene risparmiato. Il suo capo si tende in un “brivido blando”, immagine di una morte serena, addolcita dall’amore. L’ultimo respiro è ancora un “sì”: il compimento dell’amore sacrificale, il dono assoluto della propria vita per la vita dell’altro.
Il “sì” tremolante della nonna pascoliana non appartiene soltanto a un tempo lontano. È un segno che attraversa le generazioni e arriva fino a noi, ricordandoci il valore inestimabile dei nonni nella vita familiare e sociale. Nelle loro mani tremanti, nelle parole ripetute mille volte con pazienza, nei gesti discreti e silenziosi, c’è un amore che non chiede nulla in cambio, ma che diventa sostegno, guida e memoria.
Ancora oggi, la figura dei nonni è un punto di riferimento, sono custodi di tradizioni, di valori e soprattutto di quel sentimento puro che è l’amore gratuito. Il sacrificio della nonna di Giovanni Pascoli, che accetta di morire al posto del nipote, diventa così metafora universale di una generosità che resiste al tempo, una lezione che invita a riconoscere e a custodire il dono che rappresentano i nostri nonni.