“La nonna” (1881), la dolce poesia di Gabriele D’Annunzio da dedicare ai nostri nonni

1 Ottobre 2025

Il 2 ottobre si celebra la Festa dei nonni. Per l’occasione, riscopriamo una tenera poesia che Gabriele D’Annunzio compone nel 1881 per la sua adorata nonna Anna.

“La nonna” (1881), la dolce poesia di Gabriele D’Annunzio da dedicare ai nostri nonni

Versi d’autore da dedicare agli angeli custodi della nostra infanzia. In occasione della Festa dei nonni, che ricorre in Italia ogni 2 ottobre dal 2005, scopriamo la delicata poesia che il poeta abruzzese Gabriele D’Annunzio ha dedicato all’adorata nonna paterna, Anna Lolli. Si intitola “La nonna”, ed è apparsa per la prima volta nel 1881 sul Gazzettino letterario, una rivista toscana.

I nonni sono figure preziose per il singolo e per la collettività: ci educano, ci trasmettono il loro sapere, conservano per noi la memoria di ciò che è stato. Si sa: senza tradizione non esiste innovazione; senza passato non c’è presente. Senza nonni, non saremmo ciò che siamo.

La nonna di Gabriele D’Annunzio

D’inverno ti mettevi una cuffietta
coi nastri bianchi come il tuo visino,
e facevi ogni sera la calzetta,
seduta al lume, accanto al tavolino.

Io imparavo la storia sacra in fretta
e poi m’accoccolavo a te vicino
per sentir narrar la favoletta
del Drago Azzurro e del Guerrier Moschino.

E quando il sonno proprio mi vinceva
m’accompagnavi fino alla mia stanza
e m’addormivi al suono dei tuoi baci.

Agli occhi chiusi allor mi sorrideva
in mezzo ai fiori una gioconda danza
di sonni dolci, splendidi e fugaci.

Il dolce ricordo della nonna

“Alla nonna” è un componimento intriso di dolcezza e nostalgia. Il sonetto racconta la figura di nonna Anna, unica nonna conosciuta dall’autore, attraverso il filtro della sua memoria.

Le prime due strofe servono all’autore per raccontare il quadro intimo e domestico che ha caratterizzato la sua infanzia. La prima quartina, descrive la nonna d’inverno, seduta accanto al tavolino a fare la calzetta al lume. Il verso “cuffietta coi nastri bianchi come il tuo visino” trasmette al lettore un’immagine di candore e serenità tipica delle nonne e in generale della cura domestica.

La nonna, protagonista di questi primi versi, viene rappresentata come fosse un dipinto: ci immaginiamo una figura piccola e attempata, dal volto candido e dolce – il “visino” rimanda a un’immagine di candore e tenerezza, così come tutti i vezzeggiativi presenti in questi primi quattro versi -, illuminata soltanto da un lume fioco, mentre con pazienza si dedica alla tessitura.

Nella seconda quartina l’attenzione si sposta sull’io lirico che ritorna bambino: il nipotino (cioè D’Annunzio) è intento a studiare in fretta la Storia Sacra per potersi accoccolare vicino a lei. L’attenzione si concentra sul racconto della favoletta, simbolo del potere dell’immaginazione e del legame affettivo tra i due. Cambia il protagonista, ma non l’atmosfera calda e protettiva tipica del focolare domestico e dei suoi principali rappresentanti.

L’angelo custode della nostra infanzia

Le due terzine finali, invece, sono interamente incentrate sul momento del sonno: il rito del sonno è uno di quelli che con più forza rimangono radicati nella nostra memoria anche da adulti. Ricordiamo perfettamente il volto, la voce, le movenze di chi ci accompagnava quotidianamente nel delicato passaggio dalla veglia al sonno.

Nella prima terzina il momento in cui il sonno vince il bambino; così la nonna lo accompagna nella sua stanza e lo addormenta “al suono dei suoi baci”. Il gesto finale del bacio suggella la protezione e l’amore. Nella seconda terzina, il poeta rievoca le dolci sensazioni che quel magico momento ancora a distanza di tempo riesce a trasmettergli. Nonostante gli occhi chiusi, il piccolo riesce a “vedere” il sorriso della nonna, accompagnato da “una gioconda danza di sonni dolci, splendidi e fugaci”.

Un omaggio ai nonni e all’innocenza dell’infanzia

In questa poesia, che celebra celebra l’innocenza e la sicurezza del focolare domestico, ci viene rivelato un lato inedito di Gabriele D’Annunzio, un poeta diverso rispetto all’inquietezza che il Vate dimostrerà in età adulta. Quest’opera, infatti, appartiene alla fase giovanile di Gabriele D’Annunzio, in cui il poeta non aveva ancora sviluppato pienamente il suo Estetismo e la sua ricerca di una bellezza e sensualità eccezionali.

La figura della nonna rappresenta un simbolo di protezione, un rifugio dalla realtà esterna. Quello del poeta in questi teneri versi vuole essere un sincero omaggio all’affetto familiare e all’innocenza tipica della tenera età, ma soprattutto rappresenta un omaggio alla figura dei nonni, veri e propri angeli custodi della nostra infanzia, fondamentali nel percorso di crescita di qualsiasi bambino.

I nonni sono importanti all’interno di una famiglia, rappresentano figure spesso insostituibili, capaci di arricchire la vita non solo dei nipoti, ma anche dei genitori: essi sono i testimoni della storia familiare, dei veri e propri “libri viventi” da cui attingere per scoprire aneddoti, tradizioni e ricordi che aiutano i nipoti a conoscere le proprie radici e a costruire la propria identità. Dal punto di vista quotidiano, inoltre, il nonno e la nonna sono spesso un aiuto fondamentale per i genitori che lavorano occupandosi dei nipoti, accompagnandoli a scuola o alle attività e supportando la famiglia intera nelle faccende domestiche.

Per questo, la poesia “La nonna”, oltre ad essere una delle espressioni più toccanti della produzione giovanile di D’Annunzio, rappresenta un proprio inno al valore imprescindibile dei nonni: versi d’autore da dedicare al nonno e alla nonna, o indispensabili anche solo per rievocare, con un pizzico di nostalgia, quei momenti in cui abbiamo avuto la fortuna di averli al nostro fianco.

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