In questa poesia, intitolata “La neve”, l’autore di Parma Attilio Bertolucci racconta la malinconia che scaturisce dalla stagione invernale e usa la stessa per riflettere sul tempo che passa, sulle cose che cambiano. Scopriamola insieme.
“La neve” di Attilio Bertolucci
Come pesa la neve su questi rami
come pesano gli anni sulle spalle che ami.L’inverno è la stagione più cara,
nelle sue luci mi sei venuta incontro
da un sonno pomeridiano, un’amara
ciocca di capelli sugli occhi.
Gli anni della giovinezza sono anni lontani.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “La neve”
“La neve” è stata composta da Attilio Bertolucci nel 1951. Oggi, il componimento si può leggere all’interno di “Opere”, che raccoglie l’intera produzione lirica dell’autore.
Originariamente, il componimento faceva parte della raccolta del 1951 “La capanna indiana”, che si articolava in una selezione di liriche tratte dalle due raccolte precedenti (“Sirio” e “Fuochi in novembre”), in un poemetto che dà il titolo all’opera, più due sezioni del tutto nuove: la prima In un tempo incerto, era dedicata al trasferimento a Roma; la seconda, Lettera da casa, è proprio quella da cui è tratta “La neve”.
La forma del componimento
“La neve” si articola in due strofe di lunghezza diseguale: la prima, un distico, è caratterizzata dalla rima baciata e dalla presenza di una metafora. La seconda, composta da cinque versi di cui solo due (i vv. 3 e 5) contraddistinti da una rima, è costruita attorno a evocative immagini e dolci ricordi.
La stagione del cuore
Il componimento ha inizio con un’anafora: quel “come” che apre i primi due versi della poesia anticipa due immagini che nell’animo del poeta sono correlate: la neve pesa sui rami in inverno come gli anni pesano sulle spalle. Così, scopriamo subito i due temi che ricorrono nella poesia: la stagione invernale, coi suoi colori morbidi ma al contempo pesanti, e il tempo che passa mentre a noi sembra di stare fermi.
Bertolucci lo rivela quasi subito: l’inverno è la stagione che preferisce. La ama perché ad essa è legato uno dei suoi ricordi più dolci, protagonista della seconda strofa de “La neve”: nella luce bianca e diffusa dell’inverno, mentre il poeta è ancora assopito dal sonno, la ciocca “amara” dei capelli dell’amata gli è venuta incontro, solleticando gli occhi socchiusi.
La ciocca, protagonista di una sinestesia, è “amara” perché si tratta di un sogno disperato o perché il ricordo è lontano, in un tempo presente pieno di dolce malinconia?
A questo quesito, che rimane senza risposta nella poesia, segue la chiusa finale, una sorta di presa di coscienza: l’inverno è la stagione del cuore, dei ricordi, dell’amore oramai lontano. “Gli anni della giovinezza sono anni lontani”. Restano intatti, come ibernati dal freddo, soltanto nel sogno, e nel ricordo.
Attilio Bertolucci
Nato il 18 novembre 1911 in una frazione di Parma, Attilio Bertolucci è stato un importante poeta italiano, padre dei registi Bernardo e Giuseppe Bertolucci.
Oltre che alla poesia, suo vero amore, nel corso della sua vita si è dedicato alla traduzione, alla critica letteraria, alla sceneggiatura e perfino alla documentaristica.
Vive una vita piuttosto serena sin da quando, bambino, cresce nell’immediata periferia di Parma ben inserito nel contesto della media borghesia agraria. Riesce a portare a termine gli studi dopo un paio d’anni di spaesamento, con una laurea in lettere che gli permette di intraprendere la professione di insegnante.
La poesia di Bertolucci è intrisa dell’amore per la terra che gli ha dato i natali. L’ermetismo e il simbolismo sono lontani dalla penna dell’autore, che preferisce un linguaggio semplice ma evocativo, incentrato sul desiderio di raccontare. In questa incisiva semplicità risiede la rarità dei versi dell’autore di “Assenza”.
Attilio Bertolucci scompare a Roma il 14 giugno del 2000.