Sei qui: Home » Poesie » “La mosca” (1794) la poesia del visionario William Blake sull’imprevidibilità della vita

“La mosca” (1794) la poesia del visionario William Blake sull’imprevidibilità della vita

Scopri il significato de "La Mosca" la poesia di William Blake che fa riflettere sul vero senso della vita. Una critica alla concezione materialistica dell'esistenza.

La mosca di William Blake è una poesia che ci spinge a riflettere sulla brevità della vita e sull’imprevedibilità della morte. Ma l’autore inglese sembra offrire una critica a coloro che della stessa vita hanno una logica materialistica e semplicistica dell’esistenza. 

La morte, sostiene William Blake, colpisce a caso, senza preavviso né significato. Le persone dovrebbero quindi godersi il loro tempo sulla terra finché possono. Per il poeta romantico di fatto non è così, perché esiste una coscienza che rende le cose un attimo più complesse. 

La mosca è una delle poesie visionarie di William Blake, tratta da Songs of Experience, il secondo volume della sua rivoluzionaria raccolta del 1794 Songs of Innocence and of Experience.

L’autore della poesia “sconsideratamente” schiaccia una mosca, poi si consola riflettendo sul fatto che la sua vita e quella della mosca sono fondamentalmente uguali. Entrambe sono brevi e finiscono nell’oblio, quindi tanto vale divertirsi finché la morte non le “sfiora”.

Ma leggiamo La mosca di William Blake per apprezzarne la visione e l’originalità.

La mosca di William Blake

Piccola mosca,
Questo gioco d’estate
La mia spensierata mano
Ha spazzato via.

Non sono io
Una mosca come te?
O non sei tu
Un uomo come me?

E io danzo
E bevo, e canto,
Fino a quando una mano cieca
Spezzerà la mia ala.

Se il pensiero è vita
E forza e respiro
E il desiderio
Di pensiero è la morte;

Allora sono
Una mosca felice,
Se vivo,
O se muoio.

****************

The Fly, William Blake (Il Testo Originale)

Little fly,
Thy summer’s play
My thoughtless hand
Has brushed away.

Am not I
A fly like thee?
Or art not thou
A man like me?

For I dance
And drink and sing,
Till some blind hand
Shall brush my wing.

If thought is life
And strength and breath,
And the want
Of thought is death,

Then am I
A happy fly,
If I live,
Or if I die.

Il significato della poesia La mosca 

Attraverso i versi de La mosca, William Blake ci aiuta a riflettere sul modo in cui andrebbe affrontata la vita. Lo fa mettendo in scena la metafora di una mosca schiacciata. Capita a tutti in estate di voler “far la pelle” ad una mosca e alla sua mancanza di rispetto per la nostra tranquillità. 

Sì, la mosca diciamolo chiaro è fastidiosa e reagire alla sua invadenza è un atto quasi spontaneo. William Blake non è immune da questo istinto umano e colpisce la piccola mosca “spazzando via la vita dell’insetto”. 

Il poeta inglese dichiara il suo dispiacere. La sua “mano sconsiderata” ha colpito a morte la “piccola mosca” proprio nel bel mezzo del suo “gioco estivo”.

William Blake attraverso questa immagine “cruenta” ci aiuta a riflettere sul fatto che, in realtà, lui e la mosca sono sulla stessa barca. Così come ha ucciso questa mosca senza nemmeno pensarci (e forse senza volerlo), “qualche mano cieca” un giorno “sfiorerà l’ala” del poeta.

La sua vita finirà improvvisamente e arbitrariamente come quella della mosca. Simbolicamente, qui la mosca svolge lo stesso ruolo che ha in innumerevoli altre opere d’arte, suggerendo che la vita è breve e fragile.

L’immagine che Blake offre della morte, derivante metaforicamente dallo schiaffo di “qualche mano cieca”, suggerisce  che l’universo, lo stesso Dio, che distribuisce la morte, è insensibile, o almeno arbitrario.

Quindi, per il poeta la morte è solo l’inevitabile conseguenza del movimento casuale e “sconsiderato” dell’universo. E se questo è vero, tutto ciò che le persone devono fare con le loro vite è “ballare, bere e cantare”, divertendosi come “fiori felici” fino a quando l’oblio senza senso della morte non colpirà le nostre vite.

Una visione riduttiva del senso della vita

Ma, a leggere bene la poesia di fatto William Blake mette in dubbio i suoi stessi versi, o meglio gioca ironicamente con le sue stesse parole come se si prendesse burla di una terza persona. 

La voce narrante della poesia non è il poeta inglese, ma un immaginario “pensatore” dell’ovvio, un filosofo fatalista, secondo cui di fronte alla casualità della morte conviene godere al massimo della vita e non lasciare niente indietro. 

Tuttavia, la formulazione della poesia mette ironicamente in dubbio questa visione del mondo. Il poeta non è necessariamente d’accordo con l’immaginario cantore del poema. 

Credere che la coscienza sia solo una funzione meccanica del corpo (una visione nota come materialismo) e che quindi non ci sia differenza tra un uomo e una mosca, potrebbe suggerire questa poesia, è semplificare eccessivamente la complessità, il mistero e la meraviglia dell’esistenza.

La poesia potrebbe quindi suggerire sottilmente che la visione materialistica, in cui la vita di un essere umano e quella di una mosca sono solo versioni più grandi e più piccole degli stessi processi fisici, è riduttiva e sciocca.

La vita e la coscienza, suggerisce il linguaggio della poesia, sono misteri troppo grandi per essere racchiusi nell’ordinato pacchetto materialista racchiuso negli stessi versi del poema.

© Riproduzione Riservata