Sei qui: Home » Poesie » “La farfalla”, una toccante poesia sulla Shoah per non dimenticare

“La farfalla”, una toccante poesia sulla Shoah per non dimenticare

Simbolo di libertà e speranza, la farfalla che dà il titolo alla poesia di Pavel Friedmann racconta il dolore delle vittime della Shoah.

Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

Ci sono atrocità che raccontano pagine buie della nostra storia. Azioni turpi, malate, insensate di cui ci vergogniamo e che pesano sulla nostra eredità. La Shoah è una di queste.

Per non dimenticare, per tenere vivo il ricordo delle vittime innocenti, ma soprattutto per far sì che non accada mai più, ogni anno celebriamo il Giorno della Memoria, istituito il 27 gennaio.

I libri e le opere di chi ha vissuto questa immane tragedia restano a testimonianza di chi, anche generazioni dopo, non può rimanere indifferente a tali avvenimenti. “La farfalla” di Pavel Friedmann racconta la Shoah attraverso l’immagine di questo delicato, fragile insetto, simbolo di una libertà e di una speranza che ai detenuti dei campi di concentramento dovevano sembrare un miraggio.

Le poesie, testimonianze della Shoah

“La farfalla” fa parte di tutto quel corpus di testi rinvenuti dopo la liberazione degli ebrei e dei dissidenti politici detenuti dei campi di sterminio nazisti.

Stralci di carta doppiamente preziosi: per noi che possiamo leggerli e conoscere tutto il dolore di quelle vite spezzate, e per gli autori, che nell’inchiostro riversavano paure e orrori, ma lasciavano anche traccia di sé nel mondo che temevano li dimenticasse.

Pavel Friedmann era un giovane originario di Praga. Ebreo ventunenne, venne deportato prima a Theresienstadt e poi ad Auschwitz, dove perse la vita.

“La farfalla” fu rinvenuto proprio a Theresienstadt dopo la liberazione, venne incluso nella prima raccolta di poesie e racconti per bambini dedicate alla Shoah e diede ispirazione al Butterfly Project del Museo dell’Olocausto di Houston.

La libertà e la speranza arrivano sino a noi

Leggendo i toccanti versi di Pavel Friedmann ci accorgiamo immediatamente del fatto che nell’immagine della farfalla si nascono due realtà che al giovane autore dovevano mancare moltissimo: la libertà e la speranza.

Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

Nei luoghi di prigionia in cui vennero rinchiusi gli ebrei, i dissidenti politici, le minoranze etniche e i nemici di Hitler, non vi era spazio per le farfalle. Pavel Friedmann sopperisce a questa mancanza con una poesia che ha sopravvissuto all’odio, al tempo, alla morte.

Così, “La farfalla” è arrivata sino a te che leggi oggi. Ma prima di te ha raggiunto milioni di altre persone, ricordando loro che le parole hanno un potere enorme.

“La farfalla” di Pavel Friedmann

L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!

L’ultima
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.

Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

Chi è Pavel Friedmann

Poche righe per raccontare il giovane autore di questa toccante poesia che in poche parole racconta le atrocità della Shoah.

Nato a Praga il 7 gennaio 1921, Pavel Friedmann è stato deportato nel campo di concentramento di Theresienstadt – nell’attuale Repubblica Ceca – all’età di 21 anni. Il suo nome è diventato noto solo molto dopo la sua scomparsa, avvenuta nel campo di concentramento di Auschwitz il 29 settembre 1944. Di lui non ci restano che le sue poesie. 

© Riproduzione Riservata