Sei qui: Home » Poesie » “La Domenica degli ulivi”, la poesia di Pier Paolo Pasolini sul valore della riconciliazione

“La Domenica degli ulivi”, la poesia di Pier Paolo Pasolini sul valore della riconciliazione

In occasione della domenica delle palme, scopri la poesia "La Domenica degli ulivi" di Pier Paolo Pasolini che celebra il significato del ramoscello d'ulivo simbolo di pace e riconciliazione.

In occasione della Domenica delle Palme, vi proponiamo l’analisi della poesia “La Domenica degli ulivi” di Pier Paolo Pasolini.

Vi riportiamo la traduzione della poesia in italiano e la versione originale, in dialetto friulano, la lingua della madre, protagonista con il figli odi questo dialogo in versi ricco di significati e di sentimenti.

“La domenica degli ulivi” di Pier Paolo Pasolini

Figlio: Madre, sguardo sgomento il vento che scuro muore al di lร  dei vent’anni del mio vivere cristiano. sere, alberi bagnati, Fanciulli lontani che gridano, madre, Ecco il paese per dove io sono passato.

Madre (nel Cielo): Perchรฉ dalle mie viscere non รจ nata la lacrima che piange il mio figlio benedetto? Sarei tua madre, lacrima, chiara come una stella, e al suono leggero del vespro, ti cullerei nel gremboโ€ฆ

Lui, Che ti piange, รจ sempre solo nel paese, tutto buio nei prati Verdi, i fuochi, i vecchi muri!

Madre-fanciulla: (portando per il paese lโ€™ulivo): Batte mezzogiorno di Pasqua!

Foglie chiare, cielo fresco. Giovani, volete ulivo? Chiara sera di Pasqua. Chiara roggia, cielo fresco. Ulivo, ulivo, ulivo.

Figlio: Fanciulla dell’ulivo, vieni a darmi una frasca. Tu, color di rosa, ridi tra le foglie.

Ma tua madre ti vive la sua angoscia negli occhi: si sbianca il paese e tu tremi tuttaโ€ฆ

Madre-fanciulla: No, giovane non tremo: trema il cielo di foglie, col sole leggero che ride sul nostro capo.

Trema fresco il pioppo, trema chiaro il fumo, trema, morto nella luce, di ghitarre il borgo.

Figlio: Che chiacchiere! Una frasca, non altro ho domandato. So ben io quello che crema nel paese senza pace.

Mia madre era fanciulla, e questo morto rombo passava per il cuore muto dei vecchi muri.

Madre-fanciulla: รˆ la Pasqua che suona perduta per le prode, nel cuore del sole che splende sui nostri mali.

Le croci si ricoprono di gemme, L’aria รจ un canto. Pei campi i campanili cantano il giorno santo.

Figlio: Io non so di croci! perduto nella mia voce, sento solo la mia voce, canto la mia voce.

Madre-fanciulla: E il cielo?

Figlio: Splende in silenzio.

Madre-fanciulla: E gli anni?

Figlio: Morti.

Madre-fanciulla: I corpi?

Figlio: Ah, dolce Aprileโ€ฆ

Madre-fanciulla: Le donne?

Figlio: SOLO LA MIA VOCE.

Madre (tornata spirito): Ah, Cristo.

Figlio: Eterna muore nei prati scuri la triste voce che io sospiro.

Non si ferma sotto il cielo muto, e non si perde con il vento lontano.

Tutte le sere la sento che muore pei vecchi muri e prati scuri.

Madre (dal Cielo): Figlio, la tua voce non basta a farti come i padri: le loro parole chiare ti vivono nel petto. Sono parole morte, di allegrezza e preghiera, figlio, cantale con me, cantale pel tuo bene.

Madre e Figlio: Padre nostro lontano, nella matrice del cielo, noi dal cuore della terra, come in sogno ti cantiamo.

Benedetto il Tuo Nome, caduto sul nostro labbro e sul nostro labbro dei fratelli perchรฉ ci perdoniamo.

Dacci il pane ogni giorno, fino al giorno della morte quando veniamo nel cielo per non vivere piรน.

Figlio (restato solo nel paese): Piove un fuoco scuro nel mio petto: Non รจ sole e non รจ luce. Giorni dolci e chiari volano via, io sono di carne, carne di fanciullo.

Se piove un fuoco scuro nel mio petto, Cristo mi chiama, MA SENZA LUCE.

******************************

La Domรจnia uliva, Pier Paolo Pasolini (versione originale in dialetto friulano)

Fรฌ: Mari, i vuardi ingropร t
il vint che scur al mรฒur
par di lร  dai vincโ€™ร ins
dal me vivi cristiร n.
Seris, ร rbui bagnร s,
frutรฌns lontร ns chโ€™a sรฌghin,
mari, chistu il paรฌs
par lร  chโ€™i soj passร t.

Mari: (tal Sรจil):
Parsรจ da li me vรฌssaris
a no รจisa nassuda
la ร grima chโ€™al plans
il me fรฌ benedรจt?
Sarรจs to mari, ร grima,
clara come na stela,
e al sun lizรจir dal Espuj
i ti cocolarรจsโ€ฆ
Lui, chโ€™al ti plans, al รจ
sempri sรฒul tal paรฌs,
dut scur, tai pras verdรนs,
i fรฒcus, i vecius murs!

Mari-Fruta (puartร nd pal paรฌs lโ€™aulรฌf):
A bat misdโ€™ di Pasca!
Fuรจjs claris, sรจil fresc.
Clara sera di Pasca.
Clara roja, sรจil fresc.
Aulรฌf, aulรฌf, aulรฌf.

Fรฌ: Frututa da lโ€™aulรฌf,
cor a dami na fras-cia.
Tu, colรฒur di rosa,
fra li fuรจjs i ti ris.
Ma to mari a ti vif
la so passion tai vuj:
a si sblancia il paรฌs
e tu i ti trimis dutaโ€ฆ

Mari-Fruta: No, i no trimi fantร t:
al trima il sรจil di fuรจjs
cuโ€™l soreil lizรจir
chโ€™al rit tal nustri ciaf.

Al trima fresc il poรนl,
al trima clar il fun,
al trima, muร rt tal lun,
di ghitaris il borc.

Fรฌ: Se ciร caris! Na fras-cia,
no altri, i ร i domandร t.
Sai ben jo se chโ€™a trima
tal paรฌs sensa pas.

Me mari a era fruta
e chistu muร rt sunsรนr
al passava pal cรฒur
sidรฌn dai vecius murs.

Mari – Fruta: A รจ la Pasca chโ€™a suna
pierduda pai rivร j,
in tal cรฒeur dal soreli
chโ€™al lus sui nustris maj.
Li crรฒus a si cujรจrzin
di zemis, lโ€™aria a รจ un ciant.
Pai ciamps i ciampanilis
a ciร ntin il dรฌ sant.

Fรฌ: Jo i no sai di crรฒus!
Pierdรนt ta la me vรฒus
i sint sรฒul la me vรฒus
i ciant la me vรฒus.

Mari – Fruta: E il sรจil?
Fรฌ: Al lus sidรฌn.
Mari – Fruta: E i ร ins?
Fรฌ. Muร rs.
Mari – Fruta: I cuร rps?
Fรฌ: Ah, dols Avrรฌlโ€ฆ
Mari – Fruta: Li fรจminis?
Fรฌ: SOUL LA ME Vร’US.
Mari (tornada spirit) Ah, Crist.

Fรฌ: Par sempri a mรฒur
ju pai pras scurs
la trista vรฒus
che jo i suspiri.

A no si ferma
sot il sรจil mut,
a no si piert
cuโ€™l vint lontan.

Dutis li seris
la sint chโ€™a mรฒur
pai vecius murs
e pai pras scurs.

Mari: (tal Sรจil):
Fรฌ, la to vรฒus no basta
a fati coma i paris:
li lรฒur perร ulis clairs
a ti vรฌvin tal sen.
A son perร ulis muartis
di ligrรฌa e prejera,
fรฌ ciร ntilis cun me,
ciร ntilis pal to ben.

Mari e Fรฌ: Pari nustri lontร n
ta la mari dal sรจil
nu tal cรฒur de la ciera
coma in sun ti ciantร n.
Benedรจt il To Nรฒn
colร t tal nustri lavri
e tai lavris dai fradis
parsรจ si perdonani.

Dani il pan ogni dรฌ
fin al dรฌ da la muร rt
quanโ€™ chโ€™i vignรฌn tal sรจil
par no vivi pรฌ.

Fรฌ: A plรฒuf un fรฒuc
scur tal me sen:
noโ€™l รจ soreli
e noโ€™l รจ lus.

Dis dols e clars
a svuร lin via,
jo i soj di ciar,
ciar di frutรนt.

Sโ€™s plรฒuf un fรฒuc
scur tal me sen,
Crist al mi clama
MA SANS LUS.


Il significato della poesia

L’analisi della poesia รจ tratta dal libro Pier Paolo Pasolini il coraggio di essere se stessi. Nei versi della poesia “La domenica degli ulivi”  si riflette il riconoscersi di Pasolini nella propria omosessualitร  e nella sua caducitร  aggrappato al disperato ardore di affermazione evolutiva della propria identitร .

Dallo slancio onirico-poetico sembra che Pier Paolo Pasolini voglia simbolicamente ricevere dalle mani materne un ramoscello di ulivo, segno di pace e di riconciliazione.

I versi poetici affiorano ispirandosi allโ€™incanto sacro scaturito dalla contemplazione del paesaggio primigenio, da quello โ€ณstato di naturaโ€ณ di Rosseau.

Riuscendo a trasmettere nella poesia quellโ€™autentica religiositร  contadina e la riflessione su questa diversitร  vissuta come uno stato di colpa innato e innocente.

La domenica degli ulivi rimanda a un titolo pascoliniano, La domenica dellโ€™ulivo appunto.

Questa poesia esprime allegoricamente nella forma della sacra rappresentazione la funzione religiosa domenicale delle benedizione delle palme durante la quale un figlio versa lacrime di dolore per essere distante dal paese natio dinanzi allo sguardo della madre che si fa mito, che desidera colmare questo dolore sacrificandosi mostrandosi โ€œsotto le spoglie del fanciullo che reca lโ€™olivoโ€ formandolo a riconoscere la realtร .

Il figlio asserisce di essere ininterrottamente โ€œperduto nella sua voceโ€ ma per la madre la voce non รจ sufficiente per renderlo uguale ai padri.

Nella mancata identificazione del figlio nel padre, ยซegli afferma la propria alteritร  che รจ differenza, disobbedienza del corpo e della voceยป.

Invocano Cristo intonando il canto: โ€œio sono come tu mi hai fatto cristo, canto e pianto sono una cosa sola in te.โ€ Lโ€™inno svela come ยซnella sua figura poetica Pasolini risolve la dualitร  di carne e spirito, ombra e luce imposta dal cattolicesimo e dalla tradizione cattolica della Passione di Cristoยป

Poesie a Casarsa

Pier Paolo Pasolini debutta nel panorama letterario italiano del Novecento come poeta dialettale con il libricino Poesie a Casarsa.

“Poesia a Casarsa” รจ una raccolta di 14 liriche scritte nel 1940 in dialetto friulano, dialetto materno, ma dedicate al padre il quale, nonostante la drammaticitร  ideologica e caratteriale della relazione freudianamente antagonista padre-figlio, ha incoraggiato la carriera letteraria del figlio.

In questa tempesta sentimentale, Pier Paolo Pasolini dimostrerebbe i suoi rapporti conflittuali con tutto ciรฒ che รจ paterno: lo Stato, Dio, il sentimento medio della vita che hanno gli uomini prodotto della societร  egemonizzata.

Autofinanziate dallo stesso autore e pubblicate nel 1942 presso lโ€™editore Mario Landi di Bologna che confluiranno poi ne La meglio gioventรน.

Pasolini ragiona, in un cristiano dialogo, con la Natura e con Gesรน cercando disperatamente e furiosamente nelle loro risposte pace e ragionamento tra Terra e Cielo.

Poesie a Casarsa si conclude con la poesia-preghiera: La Domรจnia uliva (La domenica degli ulivi), indicata dallo stesso Pasolini come “testo esemplare”.

La Domรจnia uliva รจ la riscrittura della preghiera fondamentale cristiana, il Padre nostro.

ยฉ Riproduzione Riservata