Il 17 dicembre del 1981, sul “The New York Review of Books”, il poeta russo naturalizzato statunitens Iosif Brodskij pubblica una poesia, “The Berlin Wall Tune” (La canzone del Muro di Berlino).
La poesia è raccolta in “To Urania” (1988) ed è dedicata a Peter Viereck (1916-2006), poeta e storico statunitense che ottenne un Pulitzer for Poetry nel 1949, ricordato principalmente per i suoi studi sul retroterra culturale nazista. I due,reciprocamente, si sono dedicati alcune poesie.
La poesia “La canzone del Muro di Berlino” ben interpreta il confronto violento tra opposte visioni del mondo che ha caratterizzato il secondo Novecento e che trovata il suo simbolo per eccellenza nel Muro di Berlino.
La canzone del Muro di Berlino
Per Peter Viereck
Questa è la casa distrutta da Jack.
Questo è il luogo dove una moneta sgualcita
si conficca, e dove Hans viene ucciso.
Questo è il muro costruito da Ivan.
Questo è il muro costruito da Ivan.
Eppure, cercando di placare il suo senso di colpa,
l’ha costruito con uno scialbo cemento grigio chiaro
e gli esplosivi agiscono con discrezione.
Sotto quel muro che a) annoia, b) spaventa
grovigli di filo spinato si accumulano come matasse
usate dalla nonna (la sua sedia ancora dondola!)
ma la tensione è troppo alta per rammendare calze.
Oltre quel muro sventola una bandiera gergale
su quel giallo, rosso e nero
il Compasso e il Martello proclamano che
l’autentico sogno massonico è giunto.
Dal loro nido pazientemente i poliziotti
scandiscono con i loro binocoli Occidente
e Oriente; amano entrambi gli orizzonti
apparentemente vuoti di ebrei.
Chi è stato visto, considerato, ascoltato, qui,
fu separato dal desiderio dei Soldi
o da una possente urgenza marxista.
Il muro non permetterà loro di unirsi.
Vieni su questo muro se disprezzi i tuoi luoghi
e ammira un esemplare spazio cosmico
dove nessuna forma di vita può esistere
e solo gli oggetti cadono.
Vieni verso questo disprezzo della pace e della guerra
versione pietrificata di una o dell’altra,
serpeggia tra queste paludi desolate che agiscono
come uno specchio frantumato.
Il giorno è triste, qui. Di notte
i riflettori illuminano quella piaga
certificando che se qualcuno urla
non è per un brutto sogno.
A proposito, i sogni non sono male: solo che
sono intrisi del sangue di uno dei tuoi che ha lasciato
il suo ruolo per caracollare fin qui; sulla sua testa
i sogni si sono tramutati in piombo.
Detto questo, soltanto il Tempo
ha abbastanza fegato per commettere un crimine
e passare avanti indietro, in questo posto, a piedi:
ai pendoli non sparano.
Ecco perché questo luogo vedrà molte lune
mentre le coppie stanno nei letti come cucchiai,
mentre i ricchi si domandano sulla profondità
dei propri desideri e le ragazze sole mangiano pesce.
Vieni a questo muro che batte tutti gli altri:
Romano, Cinese, i cui corrotti, falsi
molari invidiano le zanne d’acciaio che
lampeggiano sulla carne dei vicini.
Un uccello può squillare una canzone migliore.
Considera quanto è errato un aborto
(le chiacchiere dei ciarlatani chiedono commissioni
francamente alte) vieni sopra questo muro, guarda.
Il significato della poesia
Questa poesia di Iosif Brodskij ben interpreta lo spirito dell’epoca che ha portato alla creazione del Muro di Berlino: attraverso una serie di contrasti (noia vs. gioia; paura vs. impresa; cemento vs. acciaio; morte vs. vita; massoneria vs. religione) i versi di Brodskij raccontano il confronto violento tra opposte visioni del mondo.
La poesia voleva essere anche un invito di ribellione contro quei principi che hanno portato alla divisione. “Vieni su questo muro se disprezzi i tuoi luoghi […] Vieni verso questo disprezzo della pace e della guerra” è infatti un richiamo a tutti coloro che sono stati costretti a rinunciare alla propria libertà in nome di una visione del mondo distorta, di una contrapposizione che ha portato desolazione e tristezza “mentre i ricchi si domandano sulla profondità / dei propri desideri e le ragazze sole mangiano pesce.”
Il Muro di Berlino, il simbolo delle opposte visioni del mondo
Costruito il 13 agosto 1961 per fermare l’esodo della popolazione dalla Repubblica Democratica Tedesca (Ddr, o Germania Est), comunista, verso la Repubblica Federale di Germania (Germania Ovest), più ricca, per 28 anni, il Muro di Berlino impedì agli abitanti di Berlino Est di fuggire dal dominio sovietico passando dall’altro lato della città.
Il 9 novembre 1989 il Muro fu abbattuto, e fu permessa ai cittadini la libera circolazione in territorio germanico. Si stima che durante i 28 anni circa 130 persone sono state fucilate dalla polizia mentre tentavano di scavalcare il muro.
Il 9 novembre del 1989 i berlinesi accorsero armati di piccone per demolire una volta per tutte l’odiato muro, il cui crollo fu universalmente interpretato come un segno del fatto che la divisione in due blocchi dell’Europa stava definitivamente finendo.
Photocredits: Superchilum