Sarebbe bello poter vivere con la stessa tranquillità che abbiamo quando ci addormentiamo. Sarebbe bello. Sandro Penna, nel 1939, nella sua raccolta “Poesie”, scrive questo nel breve ma intenso componimento “Io vorrei vivere addormentato”. Una condizione esistenziale desiderata con profonda passione, quella di approcciare alla vita con pace.
Io vorrei vivere addormentato
Io vivere vorrei addormentato
entro il dolce rumore della vita.
Vivere abbracciato alla vita stessa
Partecipare alla vita senza subirne le crudeli conseguenze. Una speranza, quella di Sandro Penna, che in realtà ognuno di noi ha. Un mondo che ferisce, fa paura, ci fa vivere con gli aculei pronti a pungere. Sentirsi precari, vulnerabili, ci fa sentire frangibili. Ecco, questa è la base delle sofferenze, delle frustrazioni. Per questo vorremmo acquistare, per vivere, quella tranquillità e quella sensazione di pace tipica del sonno. Perché quando dormiamo ci sentiamo un po’ protetti da tutto, ci chiudiamo in una dimensione di protezione. Questo vorrebbe Sandro Penna: vivere addormentato e abbracciato, accoccolato agli ingranaggi della vita. Si, la vita: un rumore presente che non stordisce, bensì diventa dolce.
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La poesia di Sandro Penna
Illuminata, visionaria e sensuale ma non per questo non concettuale: è questa la poesia di Sandro Penna. Versi restii come ogni piacente, alle vivisezioni critiche, capaci, grazie ad una misteriosa angosciata limpidezza, che è madre della stessa poesia di Penna, di risollevare i sassi immaginari di un’anima crollata, provando il piacere in un fresco riemergere, come fanno quei fiori che spuntano attraversando l’asfalto.