“Il pianeta degli alberi di Natale” (1960) di Gianni Rodari, la rivoluzione della felicità

20 Dicembre 2025

Scopri la rivoluzionaria magia de "Il pianeta degli alberi di Natale", poesia di Gianni Rodari in cui i valori natalizi dovrebbero vivere sempre e per tutti.

"Il pianeta degli alberi di Natale" (1960) di Gianni Rodari, la rivoluzione della felicità

Il pianeta degli alberi di Natale di Gianni Rodari è un inno alla felicità, all’immaginazione, alla bellezza. È il sogno di una società migliore, dove non esistono disuguaglianze e i bambini possono vivere nella magia dell’atmosfera del Natale 365 giorni l’anno.

Attraverso una filastrocca per l’infanzia, Gianni Rodari ci dona l’essenza dell’Utopia: il ritratto di un mondo in cui non esistono povertà, guerra e fame, in cui non esistono il denaro e la proprietà privata, e in cui l’intera collettività è invitata a godere della ricchezza senza alcuna esclusione.

Il pianeta degli alberi di Natale fa parte della sezione La luna al guinzaglio dell’omonimo libro per ragazzi scritto da Gianni Rodari, con le illustrazioni di Bruno Munari, pubblicato da Einaudi per la prima volta nel 1960.

Leggiamo questa geniale poesia di Gianni Rodari per coglierne il significato più profondo.

Il pianeta degli alberi di Natale di Gianni Rodari 

Dove sono i bambini che non hanno
l’albero di Natale
con la neve d’argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
Presto, presto adunata, si va
sul Pianeta degli alberi di natale,
io so dove sta.
Che strano, beato Pianeta…

Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.
Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.

In piazza c’e’ il mercato dei balocchi.
Un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
Ti fa l’inchino e dice:”Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore…”
Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è.
Un bel Pianeta davvero
Anche se qualcuno insiste
A dire che non esiste…
Ebbene, se non esiste, esisterà:
che differenza fa?

La magia del Natale come immagine di una società migliore

Il pianeta degli alberi di Natale è una poesia di Gianni Rodari che fa “vivere” il sogno di una società più giusta, inclusiva e sana, in cui ogni forma di gioia può essere condivisa senza dover fare i conti con il denaro e con le disuguaglianze che il mondo reale continua a produrre.

Se si considera il periodo storico in cui la poesia viene scritta, l’Italia degli anni Cinquanta, il testo assume con chiarezza il valore di un’opera di denuncia sociale. Il genio di Rodari emerge con evidenza: attraverso una poesia di Natale racconta un mondo che chiede di essere cambiato, migliorato, ripensato a partire dall’infanzia.

La poesia incarna perfettamente la fantasia come strumento di riflessione sociale, tratto distintivo dell’autore. Il Pianeta degli Alberi di Natale diventa così un luogo simbolico, perfetto e inclusivo, dove non esistono barriere economiche né iniquità, e tutto è accessibile a tutti.

Un pianeta magico e solidale

Nei versi iniziali Rodari chiama a raccolta i bambini meno fortunati, quelli che non possono godere dell’atmosfera luminosa e golosa del Natale. È un invito esplicito al viaggio verso un luogo in cui bisogni e desideri trovano accoglienza senza condizioni.

Quel pianeta non è soltanto un rifugio fantastico, ma una potente metafora di un mondo fondato sulla solidarietà e sull’uguaglianza. Ogni bambino, indipendentemente dalla propria condizione, può vivere la gioia e l’incanto del Natale.

Il verso “Qui è Natale ogni giorno” sintetizza l’intero messaggio della poesia. Nel mondo immaginato da Rodari, la felicità non è legata al calendario, ma diventa uno stato permanente, una forma di armonia continua in cui tutto è fonte di meraviglia.

Natura e società alleate per un futuro migliore

Nel sogno di Rodari anche la natura si trasforma. Tutto si veste di Natale e scompaiono confini e ostacoli: “perfino l’ortica, non punge mica”. È un’immagine chiara, quasi politica. In questo mondo ideale non esistono recinti, filo spinato, cancelli appuntiti.

Rodari disegna così l’Utopia: una realtà in cui natura e società collaborano per garantire felicità e condivisione. Il Pianeta degli Alberi di Natale diventa la metafora di un mondo fondato su bontà, apertura, inclusività, tolleranza e condivisione.

Per certi versi, il poeta anticipa un paradigma positivo della globalizzazione, liberato dai vizi della difesa ossessiva della proprietà, dei confini e delle appartenenze sociali.

Un pianeta senza denaro, dove tutto si condivide

Nella parte finale della poesia compare il “mercato dei balocchi”, un luogo che ribalta radicalmente le logiche del mondo reale. Non si paga nulla. Tutto è gratuito. Il denaro perde significato e ogni desiderio può essere soddisfatto senza scambio economico.

È evidente la portata rivoluzionaria del pensiero di Rodari. Per le sue idee fu osteggiato e persino scomunicato dalla Chiesa cattolica, così come è nota la sua appartenenza al PCI. Eppure il suo sguardo va oltre ogni ideologia: il suo sogno è una società profondamente democratica e inclusiva.

Nel suo “manifesto natalizio” convivono il messaggio evangelico, il pensiero di Francesco d’Assisi e l’eredità di tutti coloro che hanno fatto della spiritualità un linguaggio di amore e uguaglianza.

Il padrone che ringrazia il cliente rappresenta un capovolgimento ironico delle dinamiche di potere economico. Le “vetrine senza vetri” diventano il simbolo di un mondo senza barriere, in cui nulla separa il desiderio dalla sua realizzazione: “non si passa mica alla cassa, perché la cassa non c’è”.

Il valore dell’Utopia: la fantasia come strumento di libertà

Gianni Rodari chiude la poesia rispondendo allo scetticismo di chi sostiene che quel mondo non esista. La sua replica è semplice e disarmante: “Ebbene, se non esiste, esisterà: che differenza fa?”

Qui si rivela il valore più profondo della fantasia. Per Rodari, come insegnerà anche nella Grammatica della fantasia, immaginare non significa fuggire dalla realtà, ma renderla trasformabile. L’immaginazione diventa il primo atto politico, il primo passo concreto verso un futuro migliore.

Ed è forse questo l’aspetto più sorprendente: una poesia, una filastrocca per bambini, riesce a offrire una visione del Natale radicale, geniale e ancora attualissima.
Per questo, Il pianeta degli alberi di Natale può e deve esistere.

Il Pianeta degli alberi di Natale come misura del presente

Il pianeta degli alberi di Natale si configura come un gesto di responsabilità culturale prima ancora che come una filastrocca per l’infanzia. Gianni Rodari affida ai bambini ciò che spesso il mondo adulto smarrisce: la capacità di immaginare alternative senza cinismo, senza paura, senza rassegnazione mascherata da realismo.

In questa poesia il Natale smette di essere una parentesi emotiva e diventa una misura etica del vivere insieme. Il centro non è il possesso, ma la condivisione; non il prezzo delle cose, ma il loro valore umano. Il pianeta immaginato da Rodari funziona perché scardina l’idea che la felicità debba essere riservata a pochi e negata a molti.

La forza del testo risiede proprio in questo: l’utopia viene proposta come esercizio di lucidità. Serve a mettere in crisi ciò che viene spesso considerato inevitabile – disuguaglianze, competizione, esclusione – e a restituire alla fantasia il suo ruolo più alto, quello di strumento critico. Se un mondo senza casse, senza vetri e senza barriere può essere pensato, allora diventa anche uno specchio attraverso cui giudicare il presente.

Gianni Rodari non invita a credere ingenuamente a quel pianeta, ma a riconoscerlo come direzione possibile. Ogni società migliore prende forma a partire da un atto immaginativo. In questo senso, Il pianeta degli alberi di Natale continua a parlare al presente: ricorda che immaginare non è un lusso, ma un gesto necessario per rendere il futuro abitabile.

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