Spesso viviamo proiettati nel futuro o bloccati nel passato. Lo facciamo quotidianamente, e applichiamo lo stesso sistema anche alle relazioni che intessiamo con gli altri. Nella sua toccante poesia “Il nostro autunno”, Fernando Pessoa – che pubblicò usando l’eteronimo di Ricardo Reis – ci invita a guardare il mondo con occhi diversi, per godere anche dell’amore con occhi diversi. Scopriamola insieme.
“Il nostro autunno” di Fernando Pessoa
Quando, Lidia, verrà il nostro autunno
con l’inverno che ha in sé, riserviamo
un pensiero, non alla futura
primavera, che è di altri,
né all’estate, di cui siamo morti,
ma a quel che resta di ciò che passa –
il giallo presente che le foglie vivono
e le rende differenti.
“Nosso outono”, Fernando Pessoa
Quando, Lídia, vier o nosso outono
Com o inverno que há nele, reservemos
Um pensamento, não para a futura
Primavera, que é de outrem,
Nem para o estio, de quem somos mortos,
Senão para o que fica do que passa
O amarelo atual que as folhas vivem
E as torna diferentes.
Il tempo e l’amore
Fernando Pessoa scrive “Il nostro autunno” servendosi dell’eteronimo di Ricardo Reis, che nella poliedrica produzione dell’autore portoghese ha rappresentato la sfaccettatura più romantica e sentimentale.
Il breve componimento, che abbiamo letto in una traduzione curata da Simonetta Masin all’interno della raccolta “Mare del Portogallo”, è datato 13 giugno 1930, ed è indirizzato a Lidia, riferimento che compare proprio nell’incipit della poesia.
Scritta in prima persona plurale, racconta, attraverso un augurio formulato servendosi della metafora delle stagioni, il fluire del tempo, il mutare delle cose e dei legami. Ma il momento più toccante del componimento è probabilmente la chiusa, in cui l’io lirico invita l’amata a godere di “quel che resta di ciò che passa”, che poi è anche ciò che rende le nostre vite uniche, e speciali.
Fernando Pessoa
Fernando António Nogueira Pessoa, nato a Lisbona il 13 giugno 1888 e morto a soli 47 anni, a causa di problemi epatici, sempre a Lisbona il 30 novembre del 1935, è stato un importante poeta, scrittore e aforista portoghese. Pessoa è considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese. Basti pensare che per il suo valore è comparato a Camões, il padre della letteratura portoghese.
Il critico letterario Harold Bloom lo ha definito, accanto a Pablo Neruda, il poeta più rappresentativo del XX secolo. Fernando Pessoa ha vissuto in Sudafrica per molti anni, perciò è comprensibile che l’inglese abbia giocato un ruolo fondamentale nella sua vita. Traduceva, lavorava, scriveva, studiava e perfino pensava in inglese.
Pessoa ha vissuto una vita fatta di discrezione e semplicità, trovando espressione nel giornalismo, nella pubblicità, nel commercio e, principalmente, nella letteratura. A questo proposito, è interessante notare come Pessoa abbia deciso di scomporre la sua identità poetica in diverse altre personalità, definite eteronimi.
Gli eteronimi di Fernando Pessoa
Fernando Pessoa ha sempre fatto uso nel corso della sua vita degli “eteronimi”, delle autentiche personalità poetiche, con cui il poeta portoghese ha sperimentato per tutta la sua vita. Gli eteronimi più presenti nell’attività letteraria di Pessoa sono 3, Alvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, con l’aggiunta di un ortonimo, quello di Fernando Pessoa, anch’esso rintracciabile come una personalità distinta da quella dell’individuo Pessoa, l’ennesima persona poetica, insomma. A proposito di questa innovazione poetica, l’autore scriveva in una lettera ad Adolfo Casais Monteiro del 13 gennaio del 1935:
“Fin da bambino ho avuto la tendenza a creare intorno a me un mondo fittizio, a circondarmi di amici e conoscenti che non erano mai esistiti.”
E ancora, sull’origine degli eteronimi:
“Ricordo quello che mi sembra sia stato il mio primo eteronimo o, meglio, il primo conoscente inesistente: un certo Chevalier de Pas di quando avevo 6 anni, attraverso il quale scrivevo lettere a me stesso, e la cui figura, non del tutto vaga, ancora colpisce quella parte del mio affetto che confina con la nostalgia”.
L’autore di “Ho pena delle stelle” è sempre stato molto interessato al rapporto che intercorre fra l’identità, la personalità e il sé, e praticamente tutta la sua produzione letteraria è incentrata su queste tematiche, oltre che sul dubbio esistenziale e sulla fugacità del presente.