Andrea Zanzotto è uno dei poeti più importanti del Novecento italiano. Per scoprirlo vi proponiamo la lettura di “Idea“, un componimento che testimonia la sensibilità di Zanzotto per le “cose della natura” e la vena linguistica, psicologica ed esistenziale della sua produzione.
Idea di Andrea Zanzotto
E tutte le cose a me intorno
colgo precorse nell’esistere.
Tiepido verde il nitore dei giorni
occulta, molle li irrora,
d’insetti e uccelli s’agita e scintilla.Tutto è pieno e sconvolto,
tutto, oscuro, trionfa e si prostra.
Anche per te, mio linguaggio, favilla
e traversia, per sconsolato sonno
per errori e deliqui
per pigrizie profonde inaccessibili,
che ti formasti corrotto e assoluto.Anche tu mio brevissimo nitore
di cellule mentali, tronco alone
di gridi e di pensieri
imprevisti ed eterni.Ed esanime il palpito dei frutti
e delle selve e della seta e dei
rivelati capelli di Diana,
del suo felice dolcissimo sesso,
e, agra e vivida, l’arsura
che all’unghie s’intromette ed alle biade
pronte a ferire,
e il mai tacente il mai convinto cuore,
tutto è ricco e perduto
morto e insorgente
tuttavia nella luce
nella mia vana chiarità d’idea.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Idea”
“Idea”, articolato in versi liberi in cui l’armonia musicale è resa dai copiosi enjambements e dalle pause, è un componimento che fa parte della raccolta “Vocativo” (uno dei primi lavori dell’autore veneto), che mostra il legame viscerale di Zanzotto con la natura, con i paesaggi a lui cari e che rende visibile l’anelito di speranza profuso dai suoi versi.
La raccolta poetica è stata pubblicata per la prima volta nel 1957 e ristampata nel 1981.
Natura e parola
La sensorialità, così come l’energia dei contrasti, sono protagoniste assolute in una poesia con cui Andrea Zanzotto coniuga natura e scrittura, per riflettere sull’esistenza e sul suo valore.
L’essere umano, instabile e in continuo cambiamento, è descritto dai termini ossimorici presenti in tutta la poesia. È creatura al contempo fragile e forte, effimera e assoluta. E per quanto l’arte della parola cerchi di mettere ordine al caos primordiale, resta precaria e imperfetta proprio come chi le ha dato vita.
“Idea” è una celebrazione della potenza della natura, ma anche della nostra razionalità che, seppur imperfetta, ci permette di esistere con cognizione di causa, provando a incapsulare, anche con la nostra instabile, precaria natura, l’ineffabile ed eterna forza del mondo che abitiamo.
Andrea Zanzotto
Nato per scrivere
Andrea Zanzotto, figlio del pittore e decoratore Giovanni Zanzotto, nasce il 10 ottobre del 1921 a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso. L’anno successivo, la famiglia si trasferisce nella contrada di Cal Santa per via del lavoro del padre. I luoghi descritti nelle poesie di Andrea Zanzotto sono proprio questi.
Nonostante i problemi dovuti alle idee politiche del padre, notoriamente antifascista, il giovane Andrea trascorre un’infanzia serena, in cui le parole, sin dal primo incontro, acquistano un ruolo fondamentale. In “Autoritratto”, è Zanzotto stesso a raccontare come già dalle scuole elementarI il suo legame con la scrittura fosse radicato in lui:
“Provavo qualcosa di infinitamente dolce ascoltando cantilene, filastrocche, strofette (anche quelle del “Corriere dei Piccoli“) non in quanto cantate, ma in quanto pronunciate o anche semplicemente dette, in relazione a un’armonia legata proprio al funzionamento stesso del linguaggio, al suo canto interno”.
Ed infatti, comincia a scrivere molto presto, già nel 1936, quando frequenta l’istituto magistrale e si invaghisce di una ragazza. L’adolescenza del giovane è segnata dall’amore per le lettere e da un forte sentimento di esclusione dovuto ai continui attacchi di allergie ed asma, che gli precludono le attività proprie dei suoi coetanei. Conseguita la maturità classica, Andrea Zanzotto si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Padova.
In questo periodo, scopre i poeti francesi, fra cui Rimbaud e Baudelaire, e legge gli autori tedeschi del Romanticismo. Nel frattempo, Zanzotto collabora con alcune riviste venete e ottiene le prime supplenze, che gli permettono di aiutare la famiglia in un momento critico come quello della Seconda Guerra Mondiale. Le precarie condizioni di salute non gli permettono di partecipare agli eventi bellici. Escluso dal reclutamento la prima volta, viene poi chiamato alle armi ad Ascoli, ma viene ben presto condotto in un ospedale militare.
La poetica
Nei periodi di pausa dagli impegni militari, Zanzotto scrive. Compone versi che lo riportano a casa, che sono nutriti di speranza, di amore per le radici, per la terra, le montagne e ogni cosa che esiste e ci pre-esiste. Tuttavia, le prime raccolte poetiche dell’autore risalgono a qualche anno dopo.
Fra le più significative, troviamo: “Dietro il paesaggio” (1951), “Vocativo” (1957), “La beltà” (1968), il poemetto “Filò” (1970), “Il galateo in bosco” (1978) e molte altre raccolte, che oggi sono racchiuse in un’opera omnia che ripercorre tutta la vita e la produzione di un grande poeta del Novecento.
Andrea Zanzotto ha saputo raccontare lo spaccato di un’epoca non troppo lontana dalla nostra, ponendo al centro dei suoi versi la natura in tutto il suo splendore, in tutta la sua ineffabile aura di mistero, una natura che è segno di speranza, di un bene che, nonostante le sofferenze pubbliche – quelle storiche della guerra, della lotta partigiana, delle crisi economiche – e private – il lutto, la malattia, la depressione -, non sembra poter concedere spazio alle tenebre.
Muore il 18 ottobre del 2011, nella terra che lo ha cullato sin dal primo giorno della sua vita.