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“I primi di Luglio”, la poesia di Montale sulla lentezza e la calura tipica dell’estate

Contenuta in "Diario del '71 e del '72, "I primi di Luglio" è una poesia che descrive la vita lenta e morbida tipica dell'estate.

Il mese di luglio è alle porte, e con esso entriamo nel vivo della stagione estiva. Per l’occasione, scopriamo insieme “I primi di luglio”, una poesia di Eugenio Montale contenuta nella raccolta “Diari del ’71 e del ’72”, che racconta la lentezza e la calura estiva.

I primi di luglio, di Eugenio Montale

Siamo ai primi di luglio e già il pensiero
è entrato in moratoria.
Drammi non se ne vedono,
se mai disfunzioni.
Che il ritmo della mente si dislenti,
questo inspiegabilmente crea serie preoccupazioni.
Meglio si affronta il tempo quando è folto,
mezza giornata basta a sbaraccarlo.
Ma ora ai primi di luglio ogni secondo sgoccia
e l’idraulico è in ferie.

Analisi della poesia

A luglio il pensiero “entra in moratoria”, complici gli impegni che diminuiscono con l’arrivo o l’avvicinarsi delle ferie. Le disfunzioni prendono il posto dei drammi, quasi ad anticipare la problematica “idraulica” a cui si fa riferimento in chiusura della breve poesia.

In questi brevi ma intensi versi, Montale segnala come, per assurdo, l’ozio tipico del mese di luglio insieme al ritmo di vita rallentato dovuto ai minori pensieri che si hanno nella testa crei preoccupazioni, quasi come se l’uomo non fosse abituato, o meglio dire pronto, a vedere le proprie giornate scorrere più leggere, e quasi sospetti di questa calma apparente.

E allora, la conclusione del poeta è che, forse, si affronta meglio la giornata quando è carica di impegni e cose da fare, anziché fare tutto in mezza giornata. Ma al lento passare del tempo a luglio non c’è rimedio: mancano le cose da fare per impiegarlo, “l’idraulico è in ferie” e quindi non c’è rimedio a tale “siccità di impegni”, ovvero a questo stato di immobilità tipica dell’estate. 

L’estate secondo Eugenio Montale

Se potessimo associare ogni poeta ad una stagione, legheremmo Eugenio Montale all’estate, senza ombra di dubbio; perché sin dalla celebre “Meriggiare pallido e assorto” contenuta in “Ossi di seppia”, e fino a “Primi di luglio”, racchiusa in una delle ultime raccolte, l’autore ha saputo raccontare l’estate e le sue peculiarità più forti attraverso rime, suoni, assonanze e metafore indimenticabili.

Sarà che in alcuni luoghi l’estate si sente più che in altri, o che in alcuni cuori l’arsura e la sete bruciante risuonano di più, chissà. L’estate montaliana è quella del caldo cocente, della terra arida, del rivolo che piano piano si prosciuga, dei rovi incandescenti… Immagini della stagione estiva ligure che restano impresse e rendono l’idea del peso fisico e metafisico con cui essa ci riveste.

In “Primi di luglio”, Montale ci porta alla scoperta dell’estate guardandola da una prospettiva diversa: stavolta non è la natura a parlare del caldo, della sete e della lentezza, bensì la mente, con i suoi ritmi che si “dislentano” e il tempo che, metaforicamente, “sgoccia”.

 

Eugenio Montale 

Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia benestante. Il padre di Eugenio è infatti proprietario di una ditta che produce prodotti chimici. L’infanzia e l’adolescenza sono segnate dalla salute precaria, che non permette al giovane di condurre la vita gioiosa e spensierata che si addice ai ragazzi della sua età.

A causa delle continue polmoniti, Eugenio Montale viene indirizzato verso gli studi tecnici, più rapidi e meno impegnativi di quelli classici. Diplomatosi in ragioneria con ottimi voti nel 1915, coltiva tuttavia la passione per la cultura umanistica studiando da autodidatta e frequentando le lezioni di filosofia della sorella Marianna, iscritta alla facoltà di Lettere e Filosofia. Intanto, la Prima Guerra Mondiale esige nuove reclute. È così che, nel 1917, Montale viene arruolato nella fanteria dopo aver svolto il servizio militare e combatte fino al 1920, quando viene congedato con il grado di tenente.

Negli anni ’20, il fascismo comincia a diffondersi in Italia. Eugenio Montale è uno dei tanti intellettuali che nel 1925 sottoscrive il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” concepito da Benedetto Croce. Questo è un anno fondamentale nella vita del poeta: al 1925 risale, infatti, la prima pubblicazione di “Ossi di seppia”, che segna un punto di svolta nella carriera letteraria di Montale.

Nel 1927, Eugenio Montale si trasferisce a Firenze, dove collabora con importanti riviste e dirige il Gabinetto Vieusseux, incarico da cui viene allontanato nel 1938 a causa della sua riluttanza nei confronti del fascismo. Nonostante ciò, il soggiorno fiorentino è uno dei periodi più pieni e vivaci della vita di Montale, che qui compone le “Occasioni” e incontra per la prima volta Irma Brandeis e in seguito anche Drusilla Tanzi, che diventerà moglie del poeta.

Eugenio Montale si trasferisce a Milano nel 1948. Qui, comincia a collaborare con il Corriere della Sera, giornale per cui scrive critiche letterarie, reportage e articoli più generici. Montale continua a pubblicare opere in versi e in prosa, nel 1962 sposa finalmente Drusilla Tanzi, dopo 23 anni di fidanzamento.

Il matrimonio non è destinato a durare: Drusilla muore nell’ottobre del 1963, dopo un periodo di dolore e malattia. A lei è dedicata la raccolta “Xenia”. La poesia montaliana si fa più cupa, disillusa: i versi cantano il distacco dalla vita, i cambiamenti della modernità, le trasformazioni culturali. Nel 1975, il poeta viene insignito del Premio Nobel per la Letteratura “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”.

Muore il 12 settembre 1981 nella clinica San Pio X. Viene sepolto a Firenze, accanto alla moglie Drusilla.

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