“I dodici mesi” di Gianni Rodari, poesia sul valore di un mondo più equo e senza guerra

9 Gennaio 2025

Scopri il calendario rivoluzionario di Gianni Rodari, "I dodici mesi" in cui i bambini diventano la speranza di un futuro migliore.

"I dodici mesi" di Gianni Rodari, poesia sul valore di un mondo più equo e senza guerra

I dodici mesi di Gianni Rodari è una poesia perfetta per ogni inizio anno, perché tende a definire le caratteristiche di ogni mese che ci aspetta. Ogni mese diventa il simbolo identitario di un messaggio rivolto ai bambini e, sarebbe più giusto agli adulti, affinché possa esistere una società più giusta e senza la guerra.

Una poesia quanto mai attuale, perché rappresenta il modo giocoso per educare i bambini a ai valori della parità, dell’uguaglianza, dell’inclusione, dell’importante valore della diversità. I mesi scorrono, ma le diverse anime della terra si incontrano nel gioco magico dell’accettazione e della convivenza

I dodici mesi di Gianni Rodari fa parte della raccolta Filastrocche per tutto l’anno di Gianni Rodari con le magiche illustrazioni di Emanuele Luzzati.

Leggiamo questo calendario in poesia di Gianni Rodari per apprezzarne il grande valore pedagogico.

I dodici mesi di Gianni Rodari

Gennaio, gennaio,
il primo giorno è il più gaio,
è fatto solo di speranza:
chi ne ha tanta, vive abbastanza.

Febbraio viene a potare la vite
con le dita intirizzite:
è senza guanti ed ha i geloni
e un buco negli zoccoloni.

Marzo pazzo e cuorcontento
si sveglia un mattino pieno di vento:
la prima rondine arriva stasera
con l’espresso della primavera.

Aprile tosatore
porta la lana al vecchio pastore,
spoglia la pecora e l’agnello
per farti un berretto e un mantello.

Maggio viene ardito e bello
con un garofano all’occhiello,
con tante bandiere nel cielo d’oro
per la festa del lavoro.

Giugno, invece, è falciatore;
il fieno manda un dolce odore,
in alto in alto l’allodola vola,
il bidello chiude la scuola.

Luglio miete il grano biondo,
la mano è stanca, il cuore è giocondo.
Canta il cuculo tra le foglie:
c’è chi lavora e mai non raccoglie.

Agosto batte il grano nell’aia,
gonfia i sacchi, empie le staia:
c’è tanta farina al mondo… perché
un po’ di pane per tutti non c’è?

Settembre settembrino,
matura l’uva e si fa il vino,
matura l’uva moscatella:
scolaro, prepara la cartella!

Ottobre seminatore:
in terra il seme sogna il fiore,
sotterra il buio germoglio sa
che il sole domani lo scalderà.

Novembre legnaiolo
va nei boschi solo solo,
c’è l’ultima foglia a un albero in vetta
e cade al primo colpo d’accetta.

Vien dicembre lieve lieve,
si fa la battaglia a palle di neve:
il fantoccio crolla a terra
e cosi cade chi vuole la guerra!

Gianni Rodari e il suo calendario rivoluzionario.

I dodici medi è una poesia di Gianni Rodari che evidenzia le caratteristiche dei mesi attraverso un messaggio di grande impatto sociale. I bambini e soprattutto gli adulti dovrebbero far propri i messaggi che arrivano da questa simpatica poesia, per fare in modo che la società migliori.

Oggi i 12 mesi di Gianni Rodari potrebbero essere contestualizzati anche con il tema dei cambiamenti climatici, ma sicuramente il messaggio del Maestro di Omegna non aveva ancora in agenda questo tema.

Ogni mese della poesia, ed è questa la rivoluzione di Rodari, non è assimilato solo ad un riferimento meteorologico o climatico, ma trasferisce il desiderio che sta nel cuore degli esseri umani. Ci sono esigenze più profonde associate ad ogni mese.

Non a caso per Gianni Rodari il primo mese dell’anno, “Gennaio” è il mese della speranza. Rodari dice che solo il primo giorno è quello più felice perché coincide con i festeggiamenti del Capodanno, per il resto nel cuore di ogni essere umano esiste il desiderio che il nuovo anno sia migliore, positivo.

Febbraio” diventa per il Maestro l’immagine di un povero bracciante costretto a potare la vite senza guanti e con le scarpe rotte e quindi con i geloni ai piedi. Ricordiamo che febbraio è solitamente il mese più freddo dell’anno.

Marzo” ha come caratteristica il vento e l’instabilità delle sue giornate (pazzo). Ma, è “cuorcontento” con l’arrivo delle rondini che annunciano la primavera. “Aprile” è il mese dei pastori e della lana. Rodari caratterizza il mese (e chi lo sa più?) con il mese della tosatura degli ovini.

Maggio” è espressione invece del festa del lavoro e il “garofano all’occhiello” sa tanto di socialismo. Le stesse “bandiere nel cielo d’oro” sono proprio quelle dell’1 maggio. “Giugno” è il mese del fieno e della chiusura delle scuole. “Luglio” è invece il mese della raccolta del grano e della gioia di raccogliere i frutti del duro lavoro legato alla semina.

Agosto” è invece il mese in cui si inizia a depositare il grano per l’autunno e l’inverno. Si riempiono i magazzini e Rodari segnala che malgrado la possibilità di poter avere tanta farina, poi nel mondo c’è chi non ha il pane, chi è costretto a subire la fame.

Settembre” è il mese della vendemmia, del vino e riparte la scuola. “Ottobre” è evidenziato con la semina. “Novembre” è il mese del far legna e delle foglie ormai cadute.

Si chiude con “Dicembre” dove non si evidenzia il Natale come tutti potrebbero immaginare, ma diventa il periodo delle battaglie di neve che i bambini amano fare e del relativo pupazzo (simbolo dell’inverno) che colpito dai ragazzi cade giù, buttando giù simbolicamente i “fantocci” che creano la guerra.

Il manifesto per una società migliore

Da una poesia così lieve, una fine così decisa è sorprendente. Nella poesia sono evidenziati i poveri braccianti, la fame nel mondo, la festa dei lavoratori, l’utopia socialista e la rivoluzione che abbatti i fantocci della guerra, ovvero tiranni e dittatori.

Oggi anche i versi di Gianni Rodari entrerebbero in crisi per colpa dei cambiamenti climatici. Anche il grano che un tempo era garanzia di abbondanza per colpa delle guerre sta dando i suoi problemi. Di fatto, però il senso delle parole del Maestro d’Italia, colpiscono e fanno riflettere.

Dietro questa semplice filastrocca ci sono dei messaggi importanti e “personalizzando” i mesi dell’anno è come se il Maestro d’Italia volesse far diventare il calendario una sorta di manifesto per un mondo migliore. I mesi diventano simboli di buon auspicio, gli artefici di una società che dovrebbe cambiare per garantire un mondo migliore.

Gianni Rodari ci lascia soprattutto nell’ultima strofa, che equivale guarda caso all fine dell’anno, un meravigioso messaggio di pace e di amore. “Il fantoccio” cade per le innocue e innocenti palle di neve, lanciate dai bambini che rappresentano il futuro, nella speranza che grazie a loro non ci sia più violenza e guerra.

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