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“I colori dei mestieri” di Gianni Rodari, una poesia sul valore di tutti i lavoratori

In occasione del Primo maggio leggiamo "I colori dei mestieri", una filastrocca di Gianni Rodari che racconta il valore del lavoro.

Ogni mestiere ha un colore, un carattere a sé stante che lo qualifica e lo rende unico nel suo genere. Lo racconta Gianni Rodari nella sua bella poesia “I colori dei mestieri“, che vi proponiamo in occasione del Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori.

Con “I colori dei mestieri”, Gianni Rodari sottolinea il valore del lavoro e, soprattutto, il suo importante ruolo nel rendere l’essere umano realizzato. Perché, come diceva Charles Darwin, “il lavoro nobilita l’uomo”.

E noi aggiungiamo che, se la professione che esercitiamo è gratificante, rispecchia i nostri desideri e ci fa star bene nello spirito oltre che aiutarci a sbarcare il lunario, siamo davvero fortunati.

I colori dei mestieri, di Gianni Rodari

Io so i colori dei mestieri:
sono bianchi i panettieri,
s’alzano prima degli uccelli
e han farina nei capelli;
sono neri gli spazzacamini,
di sette colori son gli imbianchini;
gli operai dell’officina
hanno una bella tuta azzurrina,
hanno le mani sporche di grasso:
i fannulloni vanno a spasso,
non si sporcano un dito
ma il loro mestiere non è pulito.

Analisi della poesia

In questa filastrocca, Gianni Rodari rende omaggio a tutti quei lavori definiti umili, che comportano sacrificio e dedizione, ma che hanno la stessa dignità e importanza rispetto a tanti altri impieghi considerati dalla società più nobili e gratificanti. Attraverso un linguaggio leggero e un ritmo incalzante, Rodari restituisce la giusta visibilità a tutti questi lavori, dando loro colore nel verso senso della parola: così i panettieri sono bianchi, gli spazzacamini sono neri, gli imbianchini hanno sette colori, gli operai in officina sono azzurri grazie alla loro tuta.

Sul finale della poesia, spazio anche a coloro che non lavorano, ovvero i fannulloni: essi rispetto agli operai hanno le mani pulite, ma solo quelle: ed è qui che emerge la critica sociale contenuta nella poesia di Rodari: i fannulloni sono coloro che attraverso sotterfugi e trucchetti, non compiono bene il loro lavoro, o il loro è un mestiere “non pulito” per utilizzare le parole di Rodari. Quindi gloria a tutti i lavoratori che portano avanti il proprio mestiere con sacrificio e dedizione, e abbasso tutti coloro che non si impegnano in ciò che fanno o guadagnano attraverso mestieri poco raccomandabili.

Una poesia per celebrare il Primo Maggio

“I colori dei mestieri” racconta il lavoro e lo nobilita in tutte le sue forme. Non poteva esistere poesia più adatta alla ricorrenza del Primo maggio.

La storia del Primo Maggio affonda le sue radici nel movimento di lotta internazionale di tutti i lavoratori che, senza barriere geografiche né tanto meno sociali, hanno deciso di protestare per ottenere il miglioramento della loro condizione.

I primi moti di protesta giungono dagli Stati Uniti nell’epoca dell’industrializzazione, guidati dall’Associazione dell’Ordine dei Cavalieri del Lavoro americani, i Knights of Labor.

A partire da questo momento, si propaga un movimento per affermare i diritti dei lavoratori, per raggiungere obiettivi, per migliorare la loro condizione.

“Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” è la parola d’ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento.

Si apre così la strada a rivendicazioni generali. Si va alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori possano incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza.

Oggi, la data del Primo maggio è sentita come una festa, un momento in cui staccare, seppur per poche ore, dalla vita professionale e godersi il riposo. Va detto, tuttavia, che occorre ancora oggi riflettere sul mondo dei mestieri, sullo sfruttamento e su tutto ciò che sta dietro alla nostra carriera professionale.

Festeggiare sì, ma ricordare sempre le origini di questa ricorrenza è altresì un obbligo.

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