L’amore per la vita. L’amore in tutte le sue forme. La poesia “Ho vissuto alla velocità dei sogni”, scritta da Nazim Hikmet a Mosca il 2 maggio del 1963, è una testimonianza di quanto la parola possa racchiudere, come uno scrigno prezioso, il senso ultimo della nostra esistenza, e di come la poesia possa salvarci, insieme all’amore. Scopriamola insieme.
“Ho vissuto alla velocità dei sogni” di Nazim Hikmet
Ho vissuto alla velocità dei sogni
Tra sfavillanti scintille
Ho piantato un albero di susine
Ne hanno assaggiato i fruttiMeno male che ho amato la tristezza
Soprattutto la tristezza che c’è nell’occhio delle pietre
Del mare dell’essere umano
E ho amato la gioia improvvisaMeno male che ho amato la pioggia
Meno male che sono stato in carcere
Ho amato l’irraggiungibile
In tutte le mie nostalgieMeno male che ho amato il ritorno.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Ho vissuto alla velocità dei sogni”
Nazim Hikmet arriva in Italia grazie all’intuizione della casa editrice Mondadori, allora guidata da Vittorio Sereni, subito dopo la morte del poeta, avvenuta nel 1963.
Poco tempo prima della scomparsa di Hikmet, infatti, la scrittrice Joyce Lussu si era recata a Stoccolma per partecipare a una conferenza ed era rimasta impressionata dai versi dell’autore turco, che circolavano in un’edizione tradotta in lingua francese.
Lussu fu talmente tanto stupita dalla bellezza dei componimenti dinanzi cui si trovò per caso da decidere di organizzare un incontro con il poeta. Fu lui stesso, Nazim Hikmet in persona, a proporle di curare la traduzione delle sue poesie dal francese, con la sua supervisione.
Ancora oggi, i versi di Hikmet che possiamo leggere in lingua italiana sono frutto della traduzione di Joyce Lussu che, per volontà dell’autore, decise di tradurre per preservare con tutta la sua potenza il messaggio delle opere di Hikmet, più che la forma.
“Ho vissuto alla velocità dei sogni”, così come tutte le altre poesie dell’autore turco che circolano in traduzione italiana, sono raccolte nel volume Poesie d’amore.
Una poesia di chiusura
“Ho vissuto alla velocità dei sogni” è uno degli ultimi componimenti scritti da Hikmet. Viene a mancare, infatti, esattamente un mese dopo la composizione di questa preziosa poesia.
È una poesia di chiusura, di commiato. Lo si percepisce non soltanto dall’uso del tempo passato per raccontare ciò che è stato, ma anche dal tono dolcemente malinconico di cui sono permeati i versi.
L’amore che travolge
La passione travolgente, come in molte altre poesie di Nazim Hikmet, è tangibile: abbraccia tutta la vita. Un’esistenza vissuta appieno, tra amore e felicità, ma anche tra difficoltà e privazioni.
Eppure, anche i momenti complicati, di buio imperante, sembrano qui essere illuminati dalle scintille dell’amore. Non è un caso che l’edizione italiana della produzione del poeta abbia il titolo di “Poesie d’amore”: Hikmet ha scritto per sprigionare dal suo cuore il grande desiderio, l’innata passione di un uomo pronto a vivere con tutto se stesso tutte le esperienze che la vita aveva da offrirgli.
Non è soltanto l’amore per le donne che hanno accompagnato la sua esistenza: è il sentimento fortissimo sperimentato nei confronti della sua terra, del mondo dilaniato dalle guerre e dalla violenza dei regimi, della libertà.
Nazim Hikmet
Nato a Salonicco nel 1901 e morto a Mosca il 3 giugno 1963, Nazim Hikmet è una delle più importanti figure della letteratura turca del Novecento.
La sua poesia è indissolubilmente legata alla sua travagliata esperienza di vita: antifranchista e antinazista, l’intellettuale subisce molteplici arresti, finché non è costretto a lasciare la sua terra d’origine per riparare in Unione Sovietica.
Contraddistinti dalla libertà nell’uso della versificazione, i componimenti di Hikmet parlano di un mondo in rapido cambiamento, di un impellente bisogno di libertà, di una passione smisurata nei confronti della vita, del luogo di origine e dell’amore stesso, rappresentato da tre donne diverse, che spesso nei versi sembrano costituire un armonico e metaforico continuum.