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“Ho sognato” (1918) di Rabindranath Tagore, sublime poesia sul desiderio di chi si ama

Vivi la magia delle emozioni più profonde grazie a "Ho sognato", la poesia di Rabindranath Tagore sul desiderio di aver vicino la persona amata

Ho sognato di Rabindranath Tagore è una poesia che mette in scena la mancanza e il desiderio di avere accanto la persona amata. Una poesia che ci offre un viaggio al’interno della parte più intima dell’autore.

Ho sognato è il 28 dono contenuto nella raccolta Lover’s gift and Crossing (Dono d’amore) pubblicato per la prima volta a New York, da Macmillan Company nel 1918.

Ma, leggiamo questa breve ma intensa poesia d’amore di Rabindranath Tagore per viverne le profonde emozioni.

Ho sognato di Rabindranath Tagore

Ho sognato che lei si sedeva accanto al mio capo, arruffando teneramente i miei capelli con
le sue dita, suonando la melodia del suo tocco. Ho guardato il suo viso
e lottavo con le mie lacrime, finché l’agonia delle parole non dette ha fatto scoppiare
il mio sonno come una bolla di sapone.
Mi alzai e vidi il bagliore della Via Lattea sopra la mia finestra,
come un mondo di silenzio in fiamme, e mi sono chiesto se in quel momento
lei avesse un sogno che faceva rima con il mio.

 

Lover’s Gifts XXVIII: I Dreamt, Rabindranath Tagore

I dreamt that she sat by my head, tenderly ruffling my hair with
her fingers, playing the melody of her touch. I looked at her face
and struggled with my tears, till the agony of unspoken words burst
my sleep like a bubble.
I sat up and saw the glow of the Milky Way above my window,
like a world of silence on fire, and I wondered if at this moment
she had a dream that rhymed with mine.

Il profondo desiderio di avere accanto la persona amata

Ho sognato è una poesia di Rabindranath Tagore riflette l’enfasi del movimento romantico sulle emozioni e sull’esperienza soggettiva dell’individuo.

Ho sognato come poesia si allinea ai temi prevalenti dell’amore e della perdita che caratterizzavano la poesia del primo Novecento. Ma, forse porta in sé il dolore di aver perso le persone a lui più care, ovvero  la moglie morta nel 1902,  la figlia estinta nel 1904 e nel 1907 anche il figlio più giovane.

Un dolore così intenso immaginiamo non si sia mai estinto. Lo testimoniano gran parte delle sue opere più gradi, tra queste le 157 poesie composte tra il 1907  e il 1910 pubblicate nella raccolta intitolata Gītāñjali.

Non dimentichiamo che Rabindranath Tagore  è stato il primo scrittore non occidentale ad aggiudicarsi il Premio Nobel per la letteratura nel 1913, proprio “per la profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei versi con i quali, con consumata capacità, ha reso il proprio pensiero poetico, parte della letteratura occidentale.”

Diciamo che il XXVIII poema di Dono d’amore sia riuscito a far comprendere Loa grandezza di questo enorme uomo di cultura.

La voglia di condividere un sogno d’amore

Ho sognato descrive il sogno vivido del tocco gentile di un amante, evocando un profondo senso di desiderio e di emozioni non espresse.

Non è una donna qualsiasi. È il desiderio di una persona per cui il poeta vive il più grande dei desideri. Di certo, è una persona lontana, forse non c’è più. Ma, il desiderio di lei non sim riesce mai a frenare.

Incombe nel momento in cui la sera, la notte spinge inevitabilmente a prendere coscienza che esiste la vera solitudine. La lotta del poeta bengalese per contenere le lacrime simboleggia l’intensità dei suoi sentimenti, che alla fine infrangono il suo sonno.

Ma che sonno può esserci di fronte al prendere coscienza che si ama non esiste più? E come assoluta raffinatezza Tagore ricama i suoi versi facendoci visitare la parte più profonda, più intima della sua anima.

La poesia trasferisce anche tutta la sua rabbia.L’immagine della Via Lattea come “un mondo di silenzio in fiamme” crea un forte contrasto tra la serena bellezza del cielo notturno e il tumulto emotivo del poeta bengalese..

Questa giustapposizione evidenzia la tensione tra il mondo interiore del poeta e l’ambiente esterno, che appare vuoto e privo di significato, senza la persona che può dare senso al proprio vivere.

Si avverte nella poesia il tono intimo e personale del suo autore, il quale si concentra sulle complessità dell’amore e del desiderio. Cattura la natura effimera dei sogni e il potere che hanno di evocare emozioni intense.

Ma, ciò che lascia decisamente senza fiato è la voglia di lei dell’autore, che è decisamente troppo lontana. In lui c’è rabbia e allo stesso tempo desiderio di poter stare di nuovo insieme alla sua dolce amata.

Rabindranath Tagore cerca con lo sguardo il cielo, affacciato dalla sua finestra, al fine di poter vedere l’amata tra le stelle. Immagina che sia una delle numerosi piccoli luci della via Lattea in grado di potergli far capire che lei esiste ancora, che tornerà da lui.

E la bellezza assoluta della poesia è che Tagore si chiede “se in quel momento lei avesse un sogno che faceva rima con il mio.”

Cosa si chiede di più ad una poesia d’amore. Noi pensiamo nulla

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