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Haiku, i 4 grandi maestri della poesia giapponese

Scopri lo stile dei 4 grandi maestri dell'Haiku giapponese

Gli haiku sono una delle forme poetiche più di tendenza degli ultimi anni. Si caratterizzano perché sono composti da tre versi e da 17 more, secondo lo schema 5/7/5. Gli haiku furono per secoli una forma di poesia popolare diffusa tra tutte le classi sociali in contrasto alle costruzioni retoriche dei waka e solamente nel XVII secolo vennero riconosciuti una forma d’arte grazie ad alcune opere di coloro che poi diventarono i grandi maestri del genere. 

Gli haiku nascono dalla natura e dalle stagioni

Gli haiku sono poesie dai toni semplici, senza alcun titolo e privi di fronzoli lessicali e retorici. Traggono la loro forza direttamente dalla natura e dalle stagioni. Le composizioni richiedono una grande sintesi di pensiero e d’immagine.

Il soggetto dell’haiku è spesso una scena rapida ed intensa che descrive la natura e ne cristallizza i particolari nell’attimo presente. L’estrema concisione dei versi lascia spazio ad un vuoto ricco di suggestioni, come una traccia che sta al lettore completare. Gli haiku, in poche parole, sembrano immortalare l’istante. 

I 4 grandi maestri degli Haiku

Matsuo Bashõ, il monaco zen che descriveva l’esperienza del viaggio

Matsuo Bashõ, pseudonimo di Matsuo Munefusa (1644-94), è il poeta più importante di haiku giapponesi negli anni in cui nasceva questo genere di poesia. Nato in una famiglia di samurai,  Bashõ rifiutò quel mondo e divenne un vagabondo. 

Da secoli Bashõ è uno dei poeti più amati in Giappone. La struttura dei suoi haiku riflette la semplicità della sua vita meditativa. Quando Matsuo sentì il bisogno di stare in solitudine, si ritirò nel suo basho-an, una capanna di foglie di piantaggine (basho), da cui assunse il suo pseudonimo.

Bashõ infuse una qualità mistica in molti dei suoi versi e tentò di esprimere i temi universali attraverso semplici naturali immagini. Influenzato dal suo vivere secondo lo Zen, portò negli haiku lo “Stile Elegante” e si avvicinò alla poesia stessa come ad uno stile di vita.

La sua attenzione al mondo naturale trasformò la forma di questi versi da un passatempo frivolo in un genere importante della poesia giapponese.

Negli ultimi dieci anni di vita Bashõ fece molti viaggi, ricavando da essi molte immagini che inspirarono la sua poesia contemplativa. Collaborò anche con poeti locali sulla forma di collegamento fra i versi conosciuta come renga.

Oltre ad essere il maggior poeta di haiku e renga, Bashõ scrisse haibun, breve prosa e travelogues della prosa-e-poesia come Oku-no-hosomichi (L’ultimo viaggio verso i distretti del nord) del 1689; che sono rimaste opere uniche nella letteratura mondiale.

Taniguchi Buson il maestro della poesia visuale

Taniguchi Buson (bu-sahn) (1716-1784), chiamato più tardi Yosa Buson, è poeta ed anche affermato pittore. E’ riconosciuto secondo solo al grande maestro Matsuo Bashõ, fra i poeti dell’Edo o del periodo Tokugawa (1600-1868).

Buson nacque in un sobborgo di Osaka; rimasto orfano in giovane età, si trasferì a Edo (l’attuale Tokio) nel 1737 per studiare pittura e la poesia haiku nella tradizione di Basho.

Buson guidò un movimento che voleva favorire il ritorno alla purezza dello stile di Bashõ eliminando dagli haiku l’intelligenza superficiale.

Nel 1771 con il suo contemporaneo Ike no Taiga dipinse una famosa serie di dieci scene, dimostrando così di essere uno dei maggiori pittori della sua epoca. Il maggior contributo che Buson diede agli haiku è la sua complessità ed il suo spirito di osservazione da pittore. L’abilità tecnica di Buson come artista è visibile nel dettaglio visuale della sua poesia.

I suoi haiku mostrano un stile maggiormente obiettivo ed illustrato di quelli più compassionevoli di Bashõ. Fu un poeta evocativo e con una particolare sensibilità.

Nel 1776 il suo gruppo costruì un Bashoan (casa Basho per raduni) e sua figlia si sposò, anche se questo infelice matrimonio addolorò profondamente il poeta. Oltre agli haiku egli scrisse lunghi versi influenzato dalla poesia classica cinese e giapponese.

Buson comunque fu ricordato principalmente come pittore fino a quando le sue composizioni non furono valorizzate da scrittori moderni come Masaoka Shiki e Hagiwara Sakutaro.

Kobayashi Issa il maestro Haiku del quotidiano

Kobayashi Nobuyuki (1763-1827), poeta di haiku giapponese del periodo Edo (1600-1868). Noto anche come Kobayashi Cataro, ma sicuramente più famoso come Issa.

Rispetto alla serenità di Basho ed alla compostezza di Buson, la poesia di Issa è più tipica di un linguaggio disadorno, utilizzando spesso dialetti locali e parole della comune conversazione quotidiana, ma fermamente radicata nella filosofia buddista. A volte umoristico o sarcastico, spesso di qualità disuguale, i suoi poemi sono apprezzati per il loro acume compassionevole ed il penetrante intuito.

Masaoka Shiki il maestro della realtà

Masaoka Shiki (1867 -1902) , il cui vero nome era Tsunenori, si dedicò a tempo pieno alla letteratura ed iniziò a comporre Tanka e Haiku. Nel 1892 iniziò a collaborare con il giornale “Nihon”, sul quale scrisse la sua opinione estremamente negativa sullo stato in cui versava la poesia giapponese ed in particolare l’Haiku.

In quel periodo la forma del verso di diciassette sillabe tradizionale fu considerata incapace di esprimere le complessità della vita moderna, avviò così la riforma della forma poetica degli Haiku. L’Haiku, dopo aver raggiunto la massima forma espressiva con Kobayashi Issa, stava lentamente decadendo ed i suoi contenuti si erano sempre più distaccati dalla vita reale.

Da molti veniva quasi considerato un gioco di parole anziché una rappresentazione della realtà. Egli sosteneva l’importanza dell’osservazione realistica basata sulla tecnica di “disegnare” (lo shasei) nella presentazione delle immagini. Masaoka stesso adottò la pratica di recarsi nei luoghi di ispirazione e fare schizzi, abbandonando la tradizione di immaginare. Il suo consiglio per un aspirante poeta era: “Usa entrambi i ritratti, immaginari e reali, ma preferisci questi ultimi”.

Con i suoi seguaci contribuì anche a modernizzare il Tanka. 

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