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“Felicità” (1934)di Umberto Saba, poesia sul valore della maturità

Quando si raggiunge la vera gioia e la serenità? Scoprilo grazie ai versi di "Felicità", poesia di Umberto Saba sulle fasi della vita umana.

Felicità di Umberto Saba è una poesia che ci dona una profonda riflessione sul naturale fluire della ricerca della gioia in base all’età della vita. Il poeta triestino esprime la convinzione che il benessere esistenziale si raggiunge solo con l’età matura.

La poesia è, quindi,  una sorta di viaggio alla ricerca della felicità a seconda delle fasi della vita. Ogni età ha la concezione di felicità. Saba, poeta che dell’introspezione e dei sentimenti profondi, ci offre una rappresentazione piena di significato sul raggiungimento della gioia.

La poesia di Umberto Saba è contenuta nella sezione Parole (1933-1934) del Terzo Volume della raccolta di poesie Il Canzoniere, un’ampia raccolta di poesie dello scrittore triestino pubblicata per la prima volta nel 1921 e ampliata nel corso degli anni fino all’edizione definitiva postuma di Einaudi del 1965.

Leggiamo la poesia di Umberto Saba per poterne approfondire il contenuto.

Felicità di Umberto Saba

La giovinezza cupida di pesi
porge spontanea al carico le spalle.
Non regge. Piange di malinconia.

Vagabondaggio, evasione, poesia,
cari prodigi sul tardi! Sul tardi
l’aria si affina ed i passi si fanno
leggeri.
Oggi è il meglio di ieri,
se non è ancora la felicità.

Assumeremo un giorno la bontà
del suo volto, vedremo alcuno sciogliere
come un fumo il suo inutile dolore.

Le età umane e la ricerca della felicità

Felicità è una poesia di Umberto Saba dal testo breve ma dal grande significato. L’autore triestino riflette con grande profondità sul tema del vivere e del maturare. Ci offre una concreta visione che la felicità, la gioia sono il frutto di un percorso esperienziale che si evolve man mano che la vita procede verso la maturità.

Il poeta affronta le fasi della vita umana cogliendone con assoluta concretezza gli elementi che le contraddistinguono.

Giovinezza come illusione e fragilità

Il poeta inizia la poesia guardando alla più giovane età e sovvertendo l’immagine che molte volte si ha di quell’età.

Leggendo la poesia possiamo cogliere la ricerca del poeta di ciò che significa felicità e come si cerca di ottenere a seconda delle fasi della vita.

Durante l’età della giovinezza, un’età frenetica e pretenziosa quasi, si ha la smania di fare e ottenere ciò che si desidera. C’è una forte volontà di dimostrarsi responsabili e adulti, capaci di farsi carico di doveri che ci rendono in questo modo emancipati agli occhi di chi ci circonda.

Saba però, afferma che il fallimento, secondo questo modo di comportarsi e di agire, è praticamente assicurato. Nessun giovane può reggere il peso del dovere di cui si è fatto carico.

Il poeta triestino descrive la giovinezza come desiderosa di esperienze (“cupida di pesi”) ma incapace di sostenerne davvero il peso. C’è un’illusione di onnipotenza giovanile che si infrange nella realtà dell’esistenza.

Il pianto di malinconia è un sentimento precoce. Il dolore non viene dopo, ma è già dentro la giovinezza.

Maturità come leggerezza e consapevolezza

Nella seconda strofa della poesia Il poeta celebra una bellezza che non appartiene alla giovinezza, ma alla maturità. È solo “sul tardi” che si fanno esperienze autenticamente liberatorie.

Col tempo, si apre uno spiraglio, la poesia, l’evasione, la leggerezza dei passi. Anche se non è ancora la felicità, “oggi è il meglio di ieri”. È una speranza sobria, ma luminosa. La felicità non è ancora presente, ma si avvicina, forse.

È evidente che con l’avanzare dell’età le cose cambiano. Quando si è adulti si vive di essenzialità, ci si libera di tutti i pesi e i carichi non necessari in modo da poter vivere il più possibile sereni. Solo così si raggiungerà la felicità.

Emerge però con forza la sensazione che la natura dell’uomo sia triste e complicata. C’è una continua volontà a sobbarcarsi l’inutile e il controverso, per poi lamentarsi. Non c’è la consapevolezza che la mancanza di felicità di penso solo da noi stessi.

Felicità come possibilità futura, bontà, liberazione dal dolore

La felicità non è un evento spettacolare o euforico, ma qualcosa di mite, umano, buono. Il volto della felicità è quello della bontà, una forma di pace interiore, di riconciliazione.

Assumeremo un giorno la bontà
del suo volto, vedremo alcuno sciogliere
come un fumo il suo inutile dolore.

Bellissima l’immagine del dolore che si scioglie come fumo: evanescente, non più necessario. È un’immagine salvifica, che richiama quasi una trascendenza laica che richiede solo di tempo, poesia, bontà.

Il tempo come processo di crescita esistenziale

I versi di Saba sono un percorso di trasformazione. Un viaggio dalla giovinezza impetuosa alla maturità consapevole. Il percorso della vita umana che passa dalla malinconia alla possibilità di felicità. Il cammino che via via fluisce dal peso alla leggerezza.

Il tempo della vita umana per l’autore non avanza verso l’oblio, ma si affina, si rivela, si libera.

La poetica di Umberto Saba

Resta il fatto che la visione del poeta è fortemente condizionata dal suo modo di vedere via vita.

Per comprendere ila sua poesia ci rifacciamo a Quello che resta da fare ai poeti,  un testo scritto dallo stesso Saba nel 1912 .

Il poeta di Trieste dichiarava qual era la sua idea di poesia. Questa doveva esprimere con sincerità e senza esagerazioni la condizione esistenziale dell’uomo, al fine di rappresentare la realtà quotidiana e non la realtà straordinaria.

Il poeta ha l’obbligo al rispetto della propria anima. Quindi la poesia di Saba un viaggio alla vita interiore dell’uomo. L’introspezione diventa l’analisi che il poeta deve assicurarsi.

Il rapporto tra Saba e la psicoanalisi è intenso. La poesia dovrebbe comprendere i traumi interiori, i dissidi che lacerano la personalità umana, e le origini delle proprie nevrosi.

La rappresentazione della realtà nella sue essenza, senza fronzoli, lo sua città Trieste e i personaggi che incontra nel cammino quotidiano della vita diventano il suo racconto poetico. Ciò non significa oggettivizzare la realtà, anche perché la poesia di Saba contiene le inquietudini umane dell’autore.

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