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“Febbraio”, la poesia di Cardarelli dedicata al mese che sancisce la fine dell’inverno

Diamo il benvenuto al nuovo mese leggendo "Febbraio", una poesia di Vincenzo Cardarelli che sottolinea con toni scherzosi e curiose metafore il carattere "sbarazzino" del mese più breve dell'anno

Con febbraio l’inverno giunge al termine. Il mese più breve dell’anno costituisce di solito l’ultimo periodo di freddo intenso, e soprattutto verso la fine, mostra già sprazzi di luce che invogliano ad accogliere la vicina primavera. Per dare il benvenuto al nuovo mese ormai in arrivo, vogliamo condividere con voi una breve poesia di Vincenzo Cardarelli che si intitola, appunto, “Febbraio”, e descrive con modalità scherzose un mese che rappresenta tradizionalmente l’anticamera della bella stagione.

La danza delle stagioni

Vincenzo Cardarelli descrive il mese di febbraio in modo davvero originale. Lo fa utilizzando una metafora calzante come quella del “ragazzo fastidioso, irritante”, che è per sua natura disordinato e non cessa di portare la baraonda nei posti che frequenta; e lo fa anche servendosi di aggettivi e sostantivi che ben si sposano al campo semantico dell’infanzia e ci collocano in un ambiente leggero, quasi informale:

“[Febbraio] ha le punzecchiature,
i dispetti
di primavera che nasce”.

Ed è proprio la primavera a costituire uno dei punti focali del breve componimento: febbraio è mutevole, irrequieto ed a tratti irritante perché rappresenta il preludio della bella stagione e anticipa l’arrivo di marzo. Passa rapido come una folata di vento, febbraio, ma si fa sentire coi suoi stravolgimenti repentini che lo rendono unico nel suo genere:

“Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa, rimuove il sangue, annuncia il folle
marzo
periglioso e mutante”.

Febbraio di Vincenzo Cardarelli

Febbraio è sbarazzino.
Non ha i riposi del grande inverno,
ha le punzecchiature,
i dispetti
di primavera che nasce.
Dalla bora di febbraio
requie non aspettare.
Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa, rimuove il sangue, annuncia il folle
marzo
periglioso e mutante.

Vincenzo Cardarelli

Vincenzo Cardarelli, il cui vero nome è Nazareno Cardarelli, nasce a Corneto Tarquinia, un borgo della maremma laziale, nel 1887. Consegue solo la licenza elementare ma poi continua gli studi come autodidatta. Si trasferisce non ancora ventenne a Roma dove per mantenersi intraprende vari mestieri per dedicarsi infine al giornalismo professionale. Collabora con varie testate, tra cui l’Avvenire, la Voce, la Ronda, di cui fu il fondatore insieme a Cecchi e Bacchelli. Ha un’esistenza inquieta, bohemienne e solitaria. Vive per tutta la vita in condizioni economiche precarie, in camere d’affitto. Muore nel 1959.

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