E quindi uscimmo a riveder le stelle
Tra i versi passati alla memoria collettiva, c’è l’ explicit dell’Inferno: «e quindi uscimmo a riveder le stelle» (è appena il caso di rammentare che una delle più importanti simmetrie testuali della Divina Commedia è la scelta di chiudere ognuna delle tre cantiche con il medesimo lemma, «stelle». Questo espediente strutturale serve – secondo Gianfranco Contini – a garantire la perifericità rispetto all’aiuola che si calpesta).
Dopo essersi inabissato nella fossa delle Marianne della nostra umanità ed aver raccontato le turpitudini più inumane, il poeta si lascia alle spalle la profonda notte infernale e si prepara a scalare la montagna della speranza e della redenzione.

Perché leggere Dante può aiutarci a comprendere il presente
Perché è importante continuare a studiare Dante? Ci risponde Rossana Guglielmetti, docente presso l’Università degli Studi di Milano
Il “riveder le stelle” nella letteratura
Quando era ragazzo, uno dei passatempi preferiti di Giacomo Leopardi era sedersi e alzare gli occhi al cielo: contare le stelle, numerarle ad una ad una. Nei suoi dialoghi monologanti con gli astri, il poeta rivolgeva ai suoi muti interlocutori tutti gli interrogativi intorno al senso del nascere e del morire. L’eco della nostra umanità finiva così per smarrirsi nella vastità infinita delle costellazioni, indifferenti, nel loro remoto baluginare, al doloroso gioco di esistere. Qualche tempo dopo, Giovanni Pascoli – in una delle sue poesie più famose – aprirà allo sguardo dei lettori un cielo che inonda di un pianto di stelle quest’atomo opaco del male che è il nostro mondo, già descritto dal poeta di Recanati come un oscuro granel di sabbia / il qual di terra ha nome.

Dante, il significato del verso “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”
In occasione del Dantedì, analizziamo con lo scrittore Dario Pisano l’origine e il significato dei versi della Divina Commedia.
L’emozione
Credo che sia Leopardi sia Pascoli avessero a lungo meditato su quell’endecasillabo della Commedia di Dante ( Paradiso, c. XXII, v. 151 ) che raccoglie l’emozione del turista dell’oltretomba nel momento in cui osserva la terra da una sconfinata lontananza ed essa gli appare come l’aiuola che ci fa tanto feroci.
Noi uomini siamo stipati in questa nave azzurra sospesa nello spazio, una favilla nell’immenso incendio galattico, e trascorriamo l’esistenza – sempre secondo Leopardi – a infelicitarci e distruggerci scambievolmente, ignari che il nostro transito esistenziale è un frego effimero sulla lavagna della storia dell’Universo: una traccia che la spugna del tempo cancella.

Perché Giovanni Boccaccio è stato il primo sostenitore di Dante
Lo scrittore Dario Pisano ci introduce a quello che sarà l’anno dantesco raccontandoci la stima e l’ammirazione che Giovanni Boccaccio aveva per Dante Alighieri
Nascita e morte
Nascita e morte: verità veloce. Come aveva scritto Elsa Morante, «tutte le vite hanno la medesima fine». La creaturalità dell’esistenza ci accomuna e ci affraterna a tutte le altre specie viventi. Il sole – diceva il poeta latino Catullo – muore e rinasce, ma per quanto riguarda gli uomini la prospettiva è un’altra: «cum semel occidit brevis lux / nox est perpetua una dormienda» ( quando il sole della vita è tramontato, dovremo dormire una notte lunghissima ). Le Confessioni di S. Agostino si aprono con una riflessione sull’uomo, che ovunque vada porta con se il peso della propria morte ( homo circumferens mortalitatem suam ) .

Dante Alighieri, aneddoti e curiosità che non tutti sanno sul Sommo Poeta
Chi era Dante? Qual era il suo profilo fisico e caratteriale? Esploriamo insieme allo scrittore e dantista Dario Pisano alcune curiosità legate alla vita del Sommo Poeta che non tutti forse conoscono.
Il dono dell’esistenza
Quel poeta agostiniano che è Giuseppe Ungaretti pone a sé stesso la seguente domanda: Volti al travaglio come una qualsiasi fibra creata / perché ci lamentiamo noi? L’esistenza è un dono doloroso e Il compito dell’arte è quello di medicare questa ferita creaturale. La Morte – scrive il poeta statunitense Wallace Stevens – è la madre della bellezza. È un verso che va interiorizzato: ci insegna che proprio dalla consapevolezza della nostra fragilità e precarietà noi uomini ereditiamo la spinta a vivere, ad amare e a raccogliere la bellezza intrisa di amarezza che circonda le cose. Possiamo pensare all’arte come a una contro – creazione finalizzata a riparare l’esistenza: una reparatio hominis ac mundi.
Rinnovare l’umanità dell’uomo
Il compito che Dante si propone nella Commedia è quello di rinnovare l’umanità dell’uomo. I cento canti del suo poema sacro sono tante stazioni testuali che scandiscono un viaggio di salvezza orientato a recuperare quel bene di esistere che il peccato assedia. Il suo – come ci ha suggerito Ezra Pound – è un viaggio negli stati della mente. Possiamo definire la Commedia uno specchio poetico del cosmo, un dono di parole a scartamento infinito destinato all’umanità intera. I versi «e quindi uscimmo a riveder le stelle» ne sono l’emblema.
Ma che cosa ha rappresentato il libro nella vita del poeta? Esiliato, povero, costretto a vivere ai margini della generosità altrui ( il suo primo biografo, Giovanni Boccaccio, ci racconta che egli con fatica disusata doveva il sostentamento di sé medesimo procacciare ) il suo capolavoro fu una sorta di anti-destino, nella misura in cui egli riuscì a rovesciare la sua sconfitta esistenziale nel più grande trionfo poetico della storia.

Aldo Cazzullo, “Dante è il poeta che inventò l’Italia”
Secondo il giornalista e Scrittore Aldo Cazzullo, la costruzione dell’identità italiana è cominciata grazie al Sommo Poeta Dante. Ecco il suo viaggio nella Divina Commedia
E quindi uscimmo a riveder le stelle
Il firmamento che Dante ritrova è quello che permette ai marinai di orientare la rotta della navigazione, impedendo loro di smarrirsi nel grande mare dell’essere. Il significato del verso «e quindi uscimmo a riveder le stelle» sta proprio qui. Nei momenti di sconforto, tutti accarezziamo questo verso come un talismano. Nella speranza di poter superare quegli ostacoli esistenziali che ci impediscono di proseguire il nostro itinerario nei giorni e negli anni. Lo stesso capitò a Dante personaggio quando – all’inizio dell’Inferno – tre fiere gli sbarrarono la strada facendolo arretrare. Sempre più lontano da quel colle luminoso e alto che rappresentava la liberazione dal male. Nel De vulgari eloquentia il poeta aveva scritto che proprio grazie alla dolcezza della poesia era riuscito a gettarsi alle spalle ( « postergamus » ) l’esilio.

Dantedì, un tour virtuale nei sotterranei degli Uffizi alla scoperta di Dante
Soltanto per oggi è possibile scendere negli Inferi degli Uffizi di Firenze, per un viaggio nel tempo e nello spazio, alla ricerca di Dante Alighieri
La Divina Commedia
Diceva Pessoa che «la letteratura, come tutta l’arte, è la prova che la vita non basta.» La Divina Commedia è una contro – creazione che vuole riparare gli uomini e ricucire quella ferita di esistere aperta dentro di loro. Nel firmamento della poesia universale, l’astro di Dante è il più luminoso, quello che più rifulge nella solitudine e nel buio che circonda la vita, quello che meglio potrebbe orientare la nostra navigazione nell’oceano dell’esistenza. Voglio chiudere con una breve lirica di Sandro Penna: ognuno è solo, ma con vario cuore / riguarda sempre le solite stelle.