Due amanti felici (XLVIII Sonetto) di Pablo Neruda è uno dei quadri più luminosi della poesia nerudiana e una delle celebrazioni più alte dell’amore compiuto. Il poeta cileno dona una visione in cui la relazione non è soltanto sentimento ma organismo vivente.
La sua storia con Matilde Urrutia diventa il prisma attraverso cui descrivere un legame che non distrugge l’individualità ma la espande fino a creare un’unità nuova, fluida, naturale, radicata nel mondo e insieme protesa verso il cielo.
L’amore viene osservato come fenomeno esistenziale. Non è un ideale astratto né un’esperienza privata. È una geografia condivisa che prende forma nei gesti, nella luce del giorno, nell’aria che accompagna i passi di due esseri che scelgono di vivere la felicità come un ambiente.
Due amanti felici è il trentottesimo sonetto della raccolta di poesie Cento sonetti d’amore di Pablo Neruda, pubblicata nel 1959.
La magia di un quadro felice del poeta-pittore emerge con evidenza in ogni verso int ogni strofa del poema. Una poesia in cui l’amore viene celebrato in ogni momento del giorno.
Leggiamo questa meravigliosa poesia di Pablo Neruda per viverne le emozione e scoprirne il significato.
Due amanti felici (XLVIII Sonetto) di Pablo Neruda
Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell’erba,
lascian camminando due ombre che s’uniscono,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s’uccisero con fili, ma con un aroma,
e non spezzarono la pace né le parole.
È la felicità una torre trasparente.L’aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.Due amanti felici non han fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l’eternità della natura.
Dos amantes, Pablo Neruda
Dichosos hacen un solo pan,
una sola gota de luna en la hierba,
dejan andando dos sombras que se reùnen,
dejan un solo sol vacìo en una cama.De todas las verdades escorgieron el dìa:
no se ataron con hilos
sino con un aroma,
y no despedazaron la paz ni las palabras.
La dicha es una torre transparente.El aire,el vino van con los amantes,
la noche les regala sus pétalos dichosos
tienen derecho a todos los claveles.Dos amantes dichosos no tienen fin ni muerte,
nacen y mueren muchas veces mientras viven,
tienen la eternidad de la naturaleza.
La bellezza dell’amore come fusione con la natura
In Due amanti felici, Pablo Neruda parla del suo amore per Matilde Urrutia, un amore che lo persuade fin nello spirito. È una relazione, la loro, che rappresenta l’unione con il resto del mondo, con la terra e le sue meraviglie.
Nella prospettiva di Neruda la coppia felice non esiste separata dal mondo. Respira con la terra, cammina con la notte, si rinnova come l’acqua e come le foglie.
L’amore per Matilde diventa una sorgente che permette al poeta di raggiungere un’essenza primordiale. La natura non fa da cornice, è parte viva del sentimento. E in questa interdipendenza si genera la possibilità di un amore che non teme il tempo.
La loro unione non è idealizzata. È fatta di quotidianità, di luce del mattino, di presenze che si sovrappongono e si completano. L’eternità non è promessa ultraterrena, è un modo di vivere il presente.
Il quadro dell’unione assoluta
Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell’erba,
lascian camminando due ombre che s’uniscono,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.
Il sonetto si apre con una fusione che non toglie ma amplifica. Due amanti diventano un unico spazio vitale. L’immagine del pane, simbolo di vita quotidiana, e quella della luna nell’erba, segno di spiritualità e sogno, suggeriscono la doppia natura dell’amore.
La coppia vive nella materia e nell’immaginazione, nel concreto e nel simbolico. Le ombre che si uniscono mentre camminano mostrano una complicità spontanea. L’io e il tu si avvicinano fino a generare un noi che non cancella nessuno, ma crea un’identità nuova.
La limpidezza dell’amore che non teme la luce
Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s’uccisero con fili, ma con un aroma,
e non spezzarono la pace né le parole.
È la felicità una torre trasparente.
L’amore vero, per Neruda, non è fatto di segreti ma di chiarezza. La giornata è scelta come luogo simbolico della verità, un ambiente in cui tutto può essere visto e vissuto senza paura.
La felicità diventa una torre trasparente. Non si nasconde, non costruisce muri, non teme il giudizio.
Questa strofa offre una lezione sulla maturità affettiva. La coppia felice non spezza la pace né le parole. Sa custodirle, sa usarle come strumenti di vita condivisa.
Il diritto di vivere tutto
L’aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.
I due amanti felici non sono chiusi nel loro mondo ma aperti a tutto ciò che la vita offre. Il vino, l’aria, la notte, i petali, i garofani diventano doni dell’esistenza che riconosce il valore del loro legame.
La loro felicità non sottrae nulla al mondo, anzi lo arricchisce. L’unione non chiude, espande. Non trattiene, feconda.
L’eternità come condizione vitale dell’amore
Due amanti felici non han fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l’eternità della natura.
Il tempo non è più una linea. Diventa un ciclo. Gli amanti vivono molte vite dentro la stessa vita, rinascono ogni volta che la loro unione trova nuovo senso. L’eternità non è l’infinito metafisico ma la capacità di rigenerarsi, di trasformare le crisi in nuovi inizi, di crescere insieme come fa la natura.
La forza delle immagini semplici
Pablo Neruda costruisce il sonetto con elementi umili e quotidiani. Il pane, la goccia di luna nell’erba, l’aroma capace di unire, il vino che accompagna i loro passi sono oggetti e sensazioni che appartengono alla vita di tutti.
Eppure diventano simboli. Il pane è condivisione, la luna nell’erba è la poesia del reale, l’aroma è il legame invisibile che tiene insieme senza imprigionare. Il vino è celebrazione e comunione.
La felicità della coppia non è un concetto astratto. È un’esperienza materiale che passa attraverso i sensi. Il poeta cileno dimostra che il quotidiano è il luogo più sacro dell’amore, perché contiene la verità concreta che permette alla relazione di durare.
Pablo Neruda rivoluziona il sonetto, la forma tradizionale della poesia d’amore. Diventa il contenitore di una grande emozione che racconta un un amore compiuto.
L’armonia interna della forma poetica rispecchia l’armonia dei due amanti. Anche quando la metrica si allontana dalle rigidità classiche, l’effetto resta quello di una costruzione luminosa. È come se la poesia stessa fosse la torre trasparente che la strofa evoca.
L’esule cileno riporta il sonetto alla sua funzione originaria. Non un lamento, ma un inno. Non la celebrazione dell’assenza, ma la testimonianza della presenza.
La magia di un quadro d’amore che diventa eternità
Due amanti felici intreccia quotidianità e sacralità, permette di vedere come un amore autentico riesca a trasformare ogni gesto in significato. Il letto lasciato da un sole vuoto diventa l’immagine di ogni mattina condivisa, mentre la luna nell’erba racconta la dimensione poetica che abita ogni relazione vera.
Neruda dipinge un quadro d’amore che non ha bisogno di artifici perché basta ciò che esiste, ciò che si tocca, ciò che si vive.
In questa semplicità si rivela la sua verità più profonda. La felicità non è un evento, è una pratica quotidiana. I “due amanti felici” incarnano ciò che accade quando l’amore viene vissuto come responsabilità reciproca e come scelta costante di luce invece che di ombra.
La loro eternità non è un dono misterioso. È costruita ogni giorno, fatta di fedeltà alla verità, cura delle parole, rinascite continue.
Pablo Neruda svela che quando due persone scelgono di camminare insieme nel giorno, di proteggere la pace, di rinnovarsi ogni volta che la vita chiede coraggio, la felicità smette di essere un’aspirazione e diventa un luogo abitato.
La “torre trasparente” è la metafora di questa possibilità, uno spazio in cui l’amore non conosce fine né morte ma solo nuove forme di nascita. Un’eternità che vive dentro il quotidiano e che Neruda riesce a mostrare con la semplicità luminosa dei gesti veri.
