Fiaba di Dora Lessing la poesia che dà voce a chi rifiuta gli schemi imposti

4 Novembre 2025

Scopri il significato di Fiaba di Doris Lessing, poesia che racconta la fragile resistenza di chi crea un mondo a parte per sopravvivere alla durezza della realtà.

Fiaba di Dora Lessing la poesia che dà voce a chi rifiuta gli schemi imposti

Fiaba di Dora Lessing è una poesia fulminante del premio Nobel Doris Lessing, il ritratto crudo e malinconico di chiunque abbia provato a creare un “mondo a parte” per proteggersi dalla durezza di quello reale.

La poetessa dà voce a tutti coloro che si oppongono e fanno la loro rivoluzione, costruendo il loro rifugio per non farsi risucchiare dalle contraddizioni della società e del mondo che circonda.

Doris Lessing ha scritto in tutto ventuno poemi. 14 furono pubblicati  nella raccolta Fourteen poems editi da Scorpion Press nel 1959 in un’edizione limitata di 500 esemplari.

Altre sette poesie sono contenute in un’antologia INPOPA Anthology 2002: Poems by Doris Lessing, Robert Twigger and TH Benson- pubblicata nel 2002 da Institute of Poetic Patience Carzdotti Dot Ltd e edita da MP Gould.

Fiaba di Doris Lessing

Quando mi guardo indietro mi sembra di ricordare il canto.
Eppure c’era sempre silenzio in quella lunga stanza calda.

Impenetrabili, quelle mura, pensavamo,
buie con scudi antichi. La luce
brillava sulla testa di una ragazza o su giovani membra
si diffondeva con noncuranza. E le voci basse
si levavano nel silenzio e si perdevano come in acqua.

Eppure, per tutti c’era quiete e calore come di una mano,
se uno di noi tirava le tende
una pioggia filettata soffiava incautamente all’esterno.
A volte un vento si insinuava, agitando le fiamme,
e piazzava ombre a rannicchiarsi sulle pareti,
o fuori un lupo ululava nella vasta notte,
e sentendo la nostra carne gelata disegnavamo insieme.

Ma per un po’ la danza continuò –
Ecco come mi sembra ora:
lente forme si muovevano calme attraverso
pozze di luce come oro intrappolato sul pavimento.
Sarebbe potuto continuare, come un sogno, per sempre.

Ma tra un anno e quello successivo – soffiava un vento nuovo?
La pioggia finalmente ha reso marce le pareti?
I musi dei lupi sono venuti ad agitare le travi cadute?

È stato tanto tempo fa.
Ma a volte mi ricordo la stanza con le tende
e sento le giovani voci cantare in lontananza.

 

Fable by Doris Lessing

When I look back I seem to remember singing.
Yet it was always silent in that long warm room.

Impenetrable, those walls, we thought,
Dark with ancient shields. The light
Shone on the head of a girl or young limbs
Spread carelessly. And the low voices
Rose in the silence and were lost as in water.

Yet, for all it was quiet and warm as a hand,
If one of us drew the curtains
A threaded rain blew carelessly outside.
Sometimes a wind crept, swaying the flames,
And set shadows crouching on the walls,
Or a wolf howled in the wide night outside,
And feeling our flesh chilled we drew together.

But for a while the dance went on –
That is how it seems to me now:
Slow forms moving calm through
Pools of light like gold net on the floor.
It might have gone on, dream-like, for ever.

But between one year and the next – a new wind blew ?
The rain rotted the walls at last ?
Wolves’ snouts came thrusting at the fallen beams ?

It is so long ago.
But sometimes I remember the curtained room
And hear the far-off youthful voices singing.

La rivoluzione silenziosa di una donna contro il rumore del mondo 

In Fiaba, Dora Lessing ricorda un tempo sospeso, un luogo che non esiste più, ma che continua a vivere nella memoria.
La “lunga stanza calda” è lo spazio dell’anima, dove le mura impenetrabili rappresentano la difesa dal mondo esterno, dalle sue violenze e contraddizioni. È un luogo costruito con la speranza e con l’illusione che qualcosa possa durare per sempre.

Le immagini di luce e ombra, le voci che “si perdono come in acqua”, i lupi che ululano fuori nella notte, diventano metafore di un’armonia fragile, di una felicità collettiva minacciata dal tempo.

Quel rifugio che sembrava eterno comincia a sgretolarsi: “La pioggia finalmente ha reso marce le pareti?” si chiede la voce poetica. È la consapevolezza che nessuna protezione è assoluta, che anche i sogni più belli devono fare i conti con l’infiltrazione del reale.

Una poesia sulla fine dell’innocenza

Dietro il tono delicato e malinconico si nasconde un messaggio profondo: Fiaba non parla solo di una stanza o di un gruppo di giovani, ma della fine dell’innocenza collettiva. È la rappresentazione simbolica di ogni epoca che ha creduto nella possibilità di un mondo alternativo, più giusto, più umano – e che poi ha dovuto arrendersi al disincanto.

Dora Lessing, che visse in prima persona la stagione delle utopie politiche e sociali del Novecento, scrive una poesia che sembra rivolgersi anche a noi, abitanti di un’epoca disillusa. Ci ricorda che la danza può continuare, ma solo “per un po’”. Che ogni generazione costruisce il proprio rifugio e, inevitabilmente, lo perde.

Una memoria che salva

Eppure, nell’ultima strofa, resta una piccola forma di grazia: la memoria.

“Ma a volte mi ricordo la stanza con le tende
e sento le giovani voci cantare in lontananza.”

È la nostalgia che tiene vivo ciò che è stato, la forza del ricordo che trasforma la perdita in canto. In questo, la poesia di Lessing diventa universale: ci insegna che anche se il rifugio crolla, la bellezza di averlo abitato resta.

Fiaba non è dunque una fuga, ma una presa di coscienza poetica. È la testimonianza di chi ha amato il proprio sogno abbastanza da lasciarlo andare.

Il silenzio come ultima forma di libertà nell’epoca del rumore

La poesia di Doris Lessing diventa oggi una riflessione sul destino dell’essere umano immerso in una società che ha smarrito la capacità di ascoltare. Viviamo in un tempo in cui il rumore è diventato linguaggio, dove l’identità si misura in visibilità e la parola ha perso il suo potere trasformativo.

In questo scenario, la “stanza calda” della Lessing non è solo un ricordo, ma un simbolo necessario: rappresenta lo spazio interiore da cui ripartire, il luogo mentale dove il pensiero e la sensibilità possono ancora sopravvivere al caos.

La sua Fiaba ci insegna che il silenzio non è fuga, ma resistenza. È la rivoluzione più radicale che si possa compiere in un mondo che impone di parlare sempre, di apparire sempre, di rispondere sempre.
Ritrovare il silenzio significa tornare a pensare, tornare a scegliere, tornare a sentire. È l’unico modo per difendere ciò che resta di autentico nella nostra umanità: la capacità di creare mondi interiori, di credere nella bellezza anche quando tutto intorno sembra crollare.

Perché la vera rivoluzione, oggi come ieri, non avviene nel rumore delle piazze digitali, ma nel coraggio di chi decide di restare fedele alla propria voce interiore.

Un Nobel per l’emancipazione delle donne

Simbolo dell’emancipazione femminile, Doris Lessing vinse il premio Nobel per la Letteratura nel 2007 con la seguente motivazione:

Narratrice epica dell’esperienza femminile, che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa.

Il lavoro di Doris Lessing sulla vita interiore delle donne l’ha aiutata a sfondare come scrittrice. Credeva che le donne non dovessero seguire la norma e non dedicare la propria vita a donne e bambini.

Il suo libro Il taccuino d’oro, pubblicato nel 1962, lo dimostra mentre descrive la vita di una donna che vive liberamente. Nel suo primo lavoro come scrittrice, Lessing scrisse della sua infanzia in Rhodesia e dello scontro tra la cultura bianca e quella africana.

Doris Lessing si oppose alla crudeltà razziale e fu fortemente critica nei confronti della cultura bianca su come trattavano i cittadini nativi. Doris Lessing non aveva paura di ciò che la gente pensava delle sue opinioni, difenderà ciò in cui crede e dirà la verità sulla società.

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