Dicembre di Diego Valeri è una poesia di grande impatto emotivo, in cui l’ambiente naturale diventa espressione dello stato d’animo del poeta. Da un lato la notte tempestosa, dall’altro la quiete del risveglio mattutino sembrano offrire un messaggio di profondo significato. Qualsiasi tempesta possa colpire le vite degli umani, ci sarà sempre un risveglio di pace.
La natura diventa così ambasciatrice di speranza e di resistenza alle sofferenze quotidiane, ricordandoci che, anche dopo l’oscurità più cupa, arriverà sempre un momento di luce capace di restituire incanto alla realtà.
Dicembre è tratta dalla raccolta Poesie, 1910 – 1960 di Diego Valeri, pubblicata a Milano da Mondadori nel 1962.
Leggiamo questa originale e intensa poesia di Diego Valeri, per viverne la sensibilità e comprenderne il significato.
Dicembre di Diego Valeri
Tristi venti scacciati dal mare
agitavano la città notturna.
Da nere gole aperte tra le case
rompevano, invisibili
ombre, con schianti ed urla;
si gettavano per le vie deserte
ferme nel bianco gelo dei fanali,
urtavano alle porte
sbarrate, s’abbrancavano alle morte
rame d’alberi dolenti,
scivolavano lungo muri lisci,
dileguavano via, serpenti,
con fischi lunghi e lenti strisci…Ora mi sporgo all’attonita pace
della grigia mattina: tutto tace.
Teso il cielo di pallide bende.
Il gran cipresso, assorto, col suo verde
strano, nell’alta luce. Un coccio lustra
tra la terra bruna dell’orto.
Finestre senza tende, cupe,
guardano intorno. Non c’è voce umana,
grido d’uccello, rumore di vita,
nell’aria vasta e vana.
C’è solo una colomba,
tutta nitida e bionda,
che sale a passi piccoli la china
d’un tetto, su tappeti
fulvi di lana vellutata, e pare
una dolce regina
di Saba
che rimonti le silenziose scale
della sua fiaba.
La bellezza sopravvive a qualsiasi tempesta
Dicembre è una poesia di Diego Valeri che non si limita a descrivere un paesaggio invernale, ma dona una profonda riflessione sulla speranza. Nella poesia, la natura diventa lo specchio di un percorso interiore tipico dell’esistenza umana. La tempesta fa parte della vita dell’uomo e quando arriva fa sentire i suoi effetti nella mente e nell’anima.
Il messaggio che condivide il poeta veneto però è positivo e luminoso. Anche dopo la notte più buia e nel mezzo del vuoto più desolante, la vita trova il modo di manifestarsi. Basta un dettaglio, un piccolo movimento di grazia, come quello di una “colomba”, per trasformare una realtà grigia in una fiaba preziosa. La bellezza, insegna Valeri, è una forza resistente che attende solo di essere notata per riscattare il mondo dal suo grigiore.
La notte e la violenza del vento
La prima parte del componimento è dominata da un dinamismo oscuro e minaccioso. Il vento non viene descritto come un semplice fenomeno atmosferico, bensì subisce una personificazione che lo trasforma in un’entità ostile. I venti sono “tristi”, “scacciati” e agiscono come “invisibili ombre” urlanti.
Il lessico scelto da Valeri in questa strofa mira a colpire l’udito ancor prima della vista. L’uso frequente di suoni aspri e sibilanti (allitterazioni in s e r come in “schianti”, “sbarrate”, “strisci”) riproduce foneticamente il sibilo della tempesta.
La città notturna appare sotto assedio. Il vento “urta” e “s’abbranca” ai rami degli alberi, evocando un’immagine di violenza e disperazione che non trova tregua finché le raffiche non si dileguano come “serpenti con fischi lunghi e lenti strisci…”.
Il mattino e il vuoto dell’assenza
Con il sorgere del giorno, il ritmo della poesia subisce un brusco rallentamento. Al caos notturno succede una “attonita pace”, un silenzio che pare quasi irreale. Lo scenario urbano viene dipinto con toni freddi e malinconici. Il cielo è descritto attraverso una metafora sanitaria (“pallide bende”), suggerendo l’idea di una natura ferita o convalescente.
Ciò che colpisce maggiormente in questa sezione è la descrizione per via negationis (attraverso ciò che manca). Le finestre sono “senza tende”, non vi è “voce umana”, né “grido d’uccello”. L’aria stessa viene definita “vasta e vana”, aggettivi che sottolineano non solo la dimensione fisica dello spazio, ma un vuoto esistenziale che sembra permeare la realtà mattutina, ridotta a pura materia inanimata (muri lisci, terra bruna, cocci).
Ma la bellezza rivive sempre
È nella chiusa che il testo rivela il suo significato più profondo, attraverso un improvviso cambio di registro cromatico e simbolico. In un mondo dominato dal grigio e dal silenzio, l’apparizione di una colomba “nitida e bionda” introduce un elemento di luce e vitalità.
Attraverso lo sguardo del poeta, la realtà subisce una trasfigurazione fiabesca: le tegole del tetto diventano “tappeti fulvi di lana vellutata” e il semplice uccello viene elevato alla dignità regale della “Regina di Saba”.
Questa metafora finale sancisce la vittoria della bellezza sulla desolazione: anche nel contesto più povero e solitario, è possibile scorgere una dimensione magica (“la fiaba”) capace di riscattare la sofferenza della notte precedente.
Guardare la vita dalla giusta prospettiva
Dicembre suggerisce che la differenza tra disperazione e speranza non risiede negli eventi, ma nello sguardo con cui li si attraversa. La notte è la stessa per tutti, così come la tempesta. Ciò che cambia è la capacità di restare in ascolto del mondo anche quando sembra muto. Valeri mostra che la prospettiva giusta non è quella che cancella la sofferenza, ma quella che la accoglie come parte del paesaggio interiore, lasciando però uno spiraglio aperto alla luce. Questa tornerà sempre.
Guardare la vita dalla giusta prospettiva significa riconoscere che esistono momenti in cui tutto appare ostile, frammentato, disordinato. Eppure, proprio allora, la realtà prepara la sua rinascita. Il silenzio del mattino non è il vuoto del nulla, ma la pausa necessaria perché la bellezza possa tornare a manifestarsi. È uno spazio fragile in cui il mondo sembra trattenere il fiato, in attesa di essere ricomposto.
La poesia diventa quindi una guida invisibile, insegna a cogliere i dettagli minimi, quelli che spesso sfuggono agli occhi affaticati dalla paura o dalla stanchezza. Una colomba che sale lentamente un tetto diventa un invito a non lasciarsi ingannare dalle apparenze, a riconoscere la grazia proprio là dove sembrava impossibile trovarla.
Diego Valeri offre insegna che avere un giusto approccio alla vita significa scegliere la fiducia. Non una fede ingenua, ma quella adulta, che ha conosciuto la tempesta e tuttavia continua a credere nella quiete del mattino. Perché la bellezza, anche quando tace, non smette mai di esserci.
