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“Di un Natale metropolitano”, una poesia di Eugenio Montale su un amore mancato

"Di un Natale metropolitano" sembra quasi un quadro, un affresco natalizio di Londra racchiuso ne "La bufera e altro", una delle raccolte poetiche più celebri di Eugenio Montale.

Eugenio Montale ha scritto diverse poesie sul Natale. Non si tratta quasi mai di componimenti strettamente correlati alla festività più attesa dell’anno. Le atmosfere, il più delle volte, sono tutt’altro che natalizie. È il caso del componimento che vi proponiamo oggi e che è contenuto nella raccolta “La bufera e altro“.

Di un Natale metropolitano di Eugenio Montale

Londra

Un vischio, fin dall’infanzia sospeso grappolo
di fede e di pruina sul tuo lavandino
e sullo specchio ovale ch’ora adombrano
i tuoi ricci bergère fra santini e ritratti
di ragazzi infilati un po’ alla svelta
nella cornice, una caraffa vuota,
bicchierini di cenere e di bucce,
le luci di Mayfair, poi a un crocicchio
le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi,
non più guerra né pace, il tardo frullo
di un piccione incapace di seguirti
sui gradini automatici che ti slittano in giù…

Natale in città

La poesia ha come punto di vista quello femminile, con la descrizione interna della casa ed esterna della città londinese. Montale “appare” nella figura del piccione “incapace di seguirti / sui gradini automatici che ti slittano in giù” segno che quello raccontato in questa lirica è un amore mancato, che non si è potuto realizzare.

Infatti il “non più guerra né pace” parafrasato si riferisce all’incontro  tra Montale e la donna che non si è tramutato in un rapporto d’amore.

“Di un Natale metropolitano” sembra quasi un affresco, una pellicola che vediamo scorrere sulla metropoli britannica che corre come di consueto, senza fermarsi mai, nonostante il vischio e le decorazioni luminose che ricordano l’arrivo del Natale.

Non è irrilevante notare che la poesia è contenuta all’interno de “La bufera e altro”, una raccolta che trae ispirazione dalla tragedia della guerra, in un mondo dove spesso non c’è spazio per la gioia o il calore, dove per sopravvivere non resta che affidarsi agli “amuleti”, aggrappandovisi con forza.

Eugenio Montale, la vita

Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia benestante. Il padre di Eugenio è infatti proprietario di una ditta che produce prodotti chimici. L’infanzia e l’adolescenza sono segnate dalla salute precaria, che non permette al giovane di condurre la vita gioiosa e spensierata che si addice ai ragazzi della sua età.

A causa delle continue polmoniti, Eugenio Montale viene indirizzato verso gli studi tecnici, più rapidi e meno impegnativi di quelli classici. Diplomatosi in ragioneria con ottimi voti nel 1915, coltiva tuttavia la passione per la cultura umanistica studiando da autodidatta e frequentando le lezioni di filosofia della sorella Marianna, iscritta alla facoltà di Lettere e Filosofia. Intanto, la Prima Guerra Mondiale esige nuove reclute.

È così che, nel 1917, Montale viene arruolato nella fanteria dopo aver svolto il servizio militare e combatte fino al 1920, quando viene congedato con il grado di tenente.

Negli anni ’20, il fascismo comincia a diffondersi in Italia. Eugenio Montale è uno dei tanti intellettuali che nel 1925 sottoscrive il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” concepito da Benedetto Croce. Questo è un anno fondamentale nella vita del poeta: al 1925 risale, infatti, la prima pubblicazione di “Ossi di seppia”, che segna un punto di svolta nella carriera letteraria di Montale.

Nel 1927 Montale si trasferisce a Firenze, dove collabora con importanti riviste e dirige il Gabinetto Vieusseux, incarico da cui viene allontanato nel 1938 a causa della sua riluttanza nei confronti del fascismo. Nonostante ciò, il soggiorno fiorentino è uno dei periodi più pieni e vivaci della vita di Montale, che qui compone le “Occasioni” e incontra per la prima volta Irma Brandeis e in seguito anche Drusilla Tanzi, che diventerà moglie del poeta.

Eugenio Montale si trasferisce a Milano nel 1948. Qui, comincia a collaborare con il Corriere della Sera, giornale per cui scrive critiche letterarie, reportage e articoli più generici. Montale continua a pubblicare opere in versi e in prosa, nel 1962 sposa finalmente Drusilla Tanzi, dopo 23 anni di fidanzamento.

Il matrimonio non è destinato a durare: Drusilla muore nell’ottobre del 1963, dopo un periodo di dolore e malattia. A lei è dedicata la raccolta “Xenia”. La poesia montaliana si fa più cupa, disillusa: i versi cantano il distacco dalla vita, i cambiamenti della modernità, le trasformazioni culturali. 

Nel 1975, il poeta viene insignito del Premio Nobel per la Letteratura “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”.

Muore il 12 settembre 1981 nella clinica San Pio X. Viene sepolto a Firenze, accanto alla moglie Drusilla.

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