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“D’agosto” (1925) la poesia di Giuseppe Ungaretti sul mal d’estate

Il caldo opprimente, l'affollamento vacanziero e la noia estiva diventano poesia grazie a "D'agosto" la poesia di Giuseppe Ungaretti.

D’agosto di Giuseppe Ungaretti è una poesia che svela un’estate diversa rispetto a come l’immaginiamo. Ungaretti odia l’estate e lo dimostra attraverso i vbersi di questa poesia che sembra fare la foto di una spiaggia il giorno di ferragosto.

D’agosto fu scritta nel 1925 e fa parte della sezione La fine di Crono di Sentimento del tempo, la seconda importante raccolta di poesie di Giuseppe Ungaretti, che pubblicata per la prima volta nel 1933 e poi con varianti e correzioni nel 1936 e nel 1943.

Leggiamo la poesia di Giuseppe Ungaretti per comprenderne il significato

D’agosto di Giuseppe Ungaretti

Avido lutto ronzante nei vivi,

Monotono altomare,
Ma senza solitudine,

Repressi squilli da prostrate messi,

Estate,

Sino ad orbite ombrate spolpi selci,

Risvegli ceneri nei colossei…

Quale Erebo t’urlò?

La spiegazione della poesia D’Agosto

D’agosto è una poesia di Giuseppe Ungaretti che rivela il mal d’estate e nella fattispecie del mese di agosto dell’autore. 

L’anno in cui scrisse la poesia, dopo la parentesi parigina, il poeta viveva in Italia, si era trasferito a Marino in provincia di Roma nel 1921.

Evidentemente, l’agosto italiano con le sue ferie, il caldo, le spiagge affollate e la vita che nelle città si spegneva, creavano un senso di malessere nell’autore. 

Giuseppe Ungaretti già nel primo verso della poesia paragona quel mese d’agosto estivo alla morte che si personifica toccando le persone. 

Il mare e le sue spiagge sono ultra affollati, e il mare stagnante offre alla visione del poeta un senso di monotonia che l’opprime. 

Non c’è spazio per riflettere di fronte ad una visione simile. 

Nelle città si sentono le campane di chiese svuotate dalle persone, fuggite dalla città in vacanza. Quei rintocchi sono percepiti come ovattati, d’altronde il silenzio soprattutto di giorno regna sovrano, le persone rimaste sono rinchiuse in casa per il caldo tremendo.

L’estate è sinonimo del caldo opprimente nell’immagine che offre Giuseppe Ungaretti attraverso la poesia. 

Non a caso, fino a quando il sole non cala e le ombre della sera iniziano a prendere il sopravvento, il caldo sembra logorare anche le pietre, perfino la polvere delle varie arene (colossei) che all’epoca si prestavano per gli spettacoli serali, molti erano cinema. 

Giuseppe Ungaretti chiude la poesia imprecando contro la divinità che ha reso possibile tutto questo. 

Ricordiamo che in quel periodo Ungaretti non era un praticante modello della religione. Solo tre anni più tardi, nel 1928 si converte al cattolicesimo, come testimonia la stessa raccolta Sentimento del Tempo.

D’agosto prende vita in un momento di cambiamento della poetica di Ungaretti

Bisogna saper contestualizzare il significato di D’agosto anche con l’approccio poetico delle poesie che l’auotre scrisse in quel periodo e che possiamo trovarne evidenza propio nel libro Sentimento del Tempo.

Il tema principale della raccolta che contiene D’agosto è la percezione dello scorrere del tempo. Giuseppe Ungaretti cerca di offrire esistenza al tempo cercando di cogliere il senso del passato e del presente, nonché del rapporto tra la l’incompiuto umano e il senso dell’assoluto, su cui s’innesta la riflessione sulla condizione degli esseri umani e la malinconia per la perdita degli affetti. 

D’agosto sembra offrire attraverso lo scorrere di una giornata d’agosto, che poi è sinonimo dell’estate e del caldo che opprime, l’inutile vita umana che nulla può fare per reagire a quell’imposizione “divina”.

La noia e la monotonia destati dal caldo estivo trovano dominio sugli esseri umani costretti a subire tale martirio, neppure la pietra riesce ad opporsi a tale forza oppressiva. 

L’agosto della poesia sembra assomigliare al nostro

Leggere D’agosto è come fare uno studio antropologico culturale nella società dell’epoca, in quel lontano 1925. Siamo già entrati nel ventennio fascista ed è assodato che Giuseppe Ungaretti sia già un intellettuale.

L’approccio all’estate popolare, a quell’agosto in cui tutto sembrava morire sono ben raccontati dal poeta.

Sembra non essere cambiato nulla rispetto alla nostra epoca, dove l’agosto, seppur con alcuni cambiamenti importati dall’estero, sembra coincidere ancora oggi con quell’immagine offerta da Ungaretti.

Il caldo è sempre quello, le spiagge affollate uguale e persino l’anticiclone Caronte sta offrendo un “Monotono altomare”. Sono passati quasi 100 anni e tutto sembra ancora coincidere. 

Leggere le poesie serve anche a questo a comprendere le culture da un punto di vista storico. Ogni poesia va sempre interpretata guardando al contesto in cui fu scritta. 

Non dimentichiamo che Giuseppe Ungaretti negli anni venti dello scorso secolo aderì al fascismo e nel 1925, l’anno in cui scrisse D’agosto,  fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile, in cui si esaltava il fascismo come un movimento rivoluzionario e proiettato al progresso.

Evidentemente, l’impressione di una società che si spegneva, la massificazione vacanziera e tutto ciò che non gli permetteva di vivere una vita proiettata libera da quella oppressione imposta dalla natura e quindi dalla stessa esistenza umana, gli procurava dolore.

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