Cuore (1913) di Tagore, geniale poesia sull’amore che non si può spiegare

3 Agosto 2025

Scopri come ancora oggi non può esistere la comprensione assoluta dell'amore grazie ai versi di Cuore (Il giardiniere, 28) di Rabindranath Tagore.

Cuore (1913) di Rabindranath Tagore, geniale poesia sull’amore che non si può spiegare

Cuore di Rabindranath Tagore è una poesia che affronta con delicatezza uno dei temi più universali e sfuggenti: l’impossibilità di comprendere fino in fondo l’amore. on un tono di dolce frustrazione, ma anche di resa consapevole, il poeta bengalese ci accompagna in un percorso emotivo dove il cuore si offre nudo, eppure resta in parte celato.

Amare, per Tagore, significa accettare il mistero dell’altro, vivere la vicinanza sapendo che l’essenza dell’amore resterà sempre, in parte, imprendibile.

Cuore è il poema 28 del libro The Gardener (Il Giadiniere) di Rabindranath Tagore, pubblicato in lingua inglese per la prima volta da MacMillan and Co. a Londra nel 1913. Nello stesso anno ottiene il Premio Nobel per la letteratura, diventando il primo Nobel letterario asiatico nella storia dell’importante riconoscimento.

La traduzione che vi proponiamo è tratta dal libro Parole d’amore dell’autore indiano, curato da Roberta Russo e pubblicato  da Fondazione Terra Santa a Milano nel 2021.

Leggiamo questa splendida poesia di Rabindranath Tagore per coglierne il profondo significato.

Cuore (Il giardiniere, 28) di Rabindranath Tagore

I tuoi occhi m’interrogano tristi.
Vorrebbero sondare tutti i miei pensieri
come la luna scandaglia il mare.

Ti ho svelato il mio cuore
mettendolo a nudo per te,
senza nulla nascondere o trattenere.
Per questo non mi conosci.

Se fosse una gemma,
la romperei in cento frammenti
e con essi farei una collana
per cingere il tuo collo.

Se fosse un fiore,
piccolo e profumato,
lo coglierei dallo stelo
per metterlo fra i tuoi capelli.

Ma è l’oceano del mio cuore, mia diletta,
dove sono le sue spiagge e i suoi fondali?
Di questo regno tu ignori i confini,
eppure sei la sua regina.

Se fosse un momento di gioia
fiorirebbe in un luminoso sorriso,
lo capiresti al volo
in un attimo fuggente.

Se fosse un dolore
si scioglierebbe in limpide lacrime,
rivelando il suo più intimo segreto
senza dire una sola parola.

Ma è il mio cuore, amore mio.
Le sue gioie e le sue angosce
sono immense,
e infiniti i suoi desideri e le sue ricchezze.

Questo cuore ti è vicino come la tua stessa vita,
ma non puoi conoscerlo del tutto.

L’amore è qualcosa che non si può comprendere e definire

Cuore è una poesia d’amore di Rabindranath Tagore che conduce al centro di un paradosso eterno, ovvero anche se l’amore si offre con sincerità, resta inafferrabile. Nonostante la totale apertura del poeta verso l’amata, l’essenza profonda del suo sentimento rimane in parte celata, come un oceano senza confini, impossibile da sondare fino in fondo.

Tagore invita a riflettere su una verità spesso ignorata. Amare non significa possedere, né comprendere tutto dell’altro, ma accettarne il mistero, il silenzio, l’ombra. È proprio questa distanza irrisolvibile, questa impossibilità di definizione assoluta, a rendere l’amore così autentico, vibrante, vivo.

Attraverso immagini delicate ma potenti, la poesia costruisce una riflessione che parla al cuore di chiunque abbia provato ad aprirsi davvero e si sia accorto che l’intimità più vera non cancella mai del tutto l’enigma dell’anima.

Quando l’amore resta un mistero

Rabindranath Tagore, con Il Giardiniere, 28, ci trascina dentro il cuore stesso dell’amore: un’esperienza totale, intensa e inevitabilmente misteriosa. Il poeta affida alla sua voce la consapevolezza che, anche rivelando ogni angolo dell’anima, l’essenza dell’amore resta indefinita. È un mondo interiore pieno di emozioni, desideri e ricchezze che non vuole essere spiegato, ma vissuto.

All’inizio della poesia, l’amata osserva con tristezza e curiosità è desiderosa di scoprire il pensiero del poeta. Ma il cuore non è una mappa da decifrare, è vasto, profondo, e la sua natura è tale che nemmeno chi lo ama può raggiungerne i fondali.

Nonostante il poeta si sveli completamente, l’essenza del suo essere resta invisibile. L’onesta emotiva senza confini non comporta la piena comprensione: talvolta, aprire ogni porta non significa farcene varcare una.

Tagore utilizza immagini concrete, “gemme spezzate”, “fiori raccolti”, “sorrisi e lacrime”, per mostrare che se l’amore fosse riducibile a una forma, sarebbe immediato da offrire e comprendere. Ma l’amore vero non si lascia ridurre, comprimere, definire. Luce e dolore non gli stringono i confini, perché è un regno senza limite.

Nonostante, la donna amata sia nominata “regina” del cuore del poeta, la mappa rimane inesistente. Nella sua regalità c’è una resa totale all’altro senza pretendere di sapere tutto. È una fiducia che riconcilia la presenza con il silenzio dell’incomprensione, accettandola come parte stessa dell’amore.

Il cuore è descritto come vicino quanto la vita stessa dell’amata, eppure immutabilmente inconoscibile nella sua completezza. Questa tensione dialettica—intimità e mistero, presenza e distanza—rappresenta il cuore più autentico dell’esperienza amorosa.

Amare davvero significa accettare che non capiremo mai tutto dell’altro

Viviamo in un’epoca in cui ci si aspetta trasparenza assoluta, nelle relazioni, sui social, nella comunicazione quotidiana. Siamo circondati da messaggi che ci dicono che “amare significa comprendere”, “conoscersi fino in fondo”, “dirsi tutto”. Eppure Rabindranath Tagore, più di un secolo fa, insegna una verità diversa. Forse più autentica.

La poesia ci dona un’enorme verità, ovvero che si può amare qualcuno con tutta l’anima e restare in parte sconosciuti. Non per mancanza, non per distanza, ma perché l’essere umano è un universo complesso, fatto di emozioni, memorie, desideri e ferite che nemmeno chi li prova riesce a spiegare fino in fondo.

Questa consapevolezza è potente, oggi più che mai. Perché ricorda che l’amore vero non è totale simmetria, né fusione perfetta. È presenza anche nel non detto. È rispetto del mistero altrui. È saper stare vicini senza forzare l’intimità come se fosse una confessione.

Cuore di Rabindranath Tagore non è soltanto una dichiarazione d’amore, ma un manifesto del mistero che è al cuore di ogni relazione autentica. L’amore non brama la definizione perfetta, non pretende una mappa completa dell’anima dell’altro: esso vive nella distanza, nei silenzi, nei passaggi inesplorati di un regno interiore che resta inesauribile.

Il vero amore non totalizza né sorveglia. Non è fusione, ma coabitazione del mistero: preziosa tensione tra vicinanza e lontananza, tra presenza e ignoto. Non ha bisogno di essere spiegato: deve essere custodito, rispettato, vissuto in ogni sua sfaccettatura.

Tagore ci insegna che la più alta forma di intimità consiste nel permettere all’altro di essere anche ciò che rimane inaccessibile. Accogliere l’assenza di comprensione totale come una condizione dell’amore significa rinunciare al possesso emotivo, adottare la cura del segreto e nutrire la reverenza per un cuore che sfugge all’appartenenza completa.

In un mondo che tende a comprendere e spiegare ogni cosa, questa poesia ricorda che restare inesplorati non è una ferita, ma un dono. L’illusione della piena conoscenza svanisce, e al suo posto emerge la sacralità di un cuore che continua a stupire, a interrogare, a rimanere inesauribile.

L’amore più vero, quello che resiste al tempo, è fatto di accettazione profonda: sei vicino come vita, ma mai completamente leggibile. Ed è proprio in questa tensione, struggente e luminosa insieme, che si cela la bellezza eterna dell’essere amati e di amare.

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