Catullo, Saffo e l’amore che annienta: il carme più potente della letteratura classica

11 Luglio 2025

Scopri il Carme 51 di Catullo, un'ode d'amore che celebra la bellezza e l'arte della letteratura classica.

Catullo, Saffo e l'amore che annienta: il carme più potente della letteratura classica

Il “Carme 51” inizia con una dichiarazione d’amore: “Mi sembra pari a un dio, anzi superiore agli dèi…” È un’ode alla bellezza che apre il componimento, un piccolo gioiello di poesia lirica che attraversa i secoli con la sua forza disarmante e cattura l’essenza dell’amore come fragilità, come incendio silenzioso.

Catullo e il desiderio che brucia: il Carme 51 tra Saffo, amore e vertigine

ll “ Carme 51” di Gaio Valerio Catullo è un testo breve ma potentissimo, in cui l’autore racconta cosa si prova quando l’amore è così forte da diventare paralisi, una poesia che ci ricorda quanto sia umano non saper parlare, quando il cuore batte troppo forte.

È noto anche perché è l’unico in cui Catullo traduce quasi fedelmente una poesia greca, il famoso “Frammento 31” di Saffo, poetessa dell’isola di Lesbo. Ma la sua voce, pur se ispirata, resta unica: dolente, palpitante, tragicamente viva.

 

Il “Carme 51” di Gaio Valerio Catullo

 

(Latino)

Ille mi par esse deo videtur,
ille, si fas est, superare divos,
qui sedens adversus identidem te
spectat et audit

dulce ridentem, misero quod omnis
eripit sensus mihi: nam simul te,
Lesbia, aspexi, nihil est super mi
vocis in ore;

lingua sed torpet, tenuis sub artus
flamma demanat, sonitu suopte
tintinant aures, gemina teguntur
lumina nocte.

 

(Italiano)

Mi sembra pari a un dio quell’uomo,
anzi, se lecito dirlo, superiore agli dèi,
colui che, seduto di fronte a te,
ti guarda e ti ascolta

mentre dolcemente ridi — e questo
rapisce ogni senso al mio povero cuore:
non appena ti vedo, Lesbia,
mi si spegne la voce in gola;

la lingua si fa inerte, un fuoco leggero
scorre sotto la pelle, le orecchie
risuonano di un suono proprio,
gli occhi si oscurano, presi da notte doppia.

 

Un rifacimento poetico del “Frammento 31” di Saffo

Il “Carme 51” non è solo una confessione di turbamento amoroso: è una traduzione poetica del “Frammento 31” di Saffo, in cui la poetessa osservava, con invidia e struggimento, un uomo seduto accanto alla donna che lei ama.

Anche lei, come Catullo, descrive il corpo che cede: la lingua paralizzata, gli occhi oscurati, le fiamme sotto la pelle.

Catullo fa sua questa immagine, ma la piega al suo sentire latino. Mentre Saffo resta in una dimensione sospesa tra desiderio e osservazione, Catullo soffre e implode: il suo io poetico non è neutro, ma consumato dalla gelosia, dalla frustrazione, dall’impotenza.

Chi è Lesbia, la donna del “Carme 51”?

Nel “Carme 51” compare esplicitamente il nome Lesbia, lo pseudonimo con cui Catullo chiama Clodia, la donna che ha amato e odiato con uguale intensità. Scelta non casuale: il nome rimanda proprio a Lesbo, terra di Saffo. Un omaggio alla poetessa greca, ma anche un gioco raffinato di allusioni: Lesbia è la nuova Saffo, ma Catullo è un uomo moderno, travolto dal desiderio e incapace di dominarlo.

Quando l’amore paralizza

Il cuore del “Carme 51” è tutto in una sensazione che ancora oggi conosciamo bene: l’amore che toglie il respiro, la parola, la lucidità. Catullo non esalta l’idillio, non canta la felicità del vedere l’amata. Il suo non è un amore da dolce stilnovo; al contrario, mostra la disfunzione, il corpo che crolla, il pensiero che si annebbia. Catullo è, come si suol dire, terra-terra.

Nel finale (che a volte viene prolungato con versi successivi apocrifi), non c’è redenzione, solo disperazione muta. L’amore per Lesbia, come in molti carmi successivi, è un fuoco che brucia e non illumina in questa poesia che ci ricorda quanto sia umano non saper parlare, quando il cuore batte troppo forte.

Due filosofie del desiderio: Saffo e Catullo a confronto

E se Saffo è viene considerata come la poetessa del sublime amoroso, dell’estasi che innalza l’anima e dissolve il corpo in una sospensione lirica, possiamo dire che Catullo sia il poeta del vissuto emotivo, dell’eros che brucia e strazia, della parola che non sublima, ma scava; il poeta dell’intimità disarmata, della contraddizione tra sentimento e carne.

Se Saffo ha innalzato l’amore come archetipo della bellezza assoluta, Catullo lo ha reso imperfetto, passionale, spesso volgare. Umano, e proprio per questo autentico.

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