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“La danzatrice stanca” di Montale dedicata a Carla Fracci

Il 20 agosto del 1936 nasceva un mito della danza: Carla Fracci. La vogliamo ricordare attraverso le parole di Montale, in una poesia del '69.

Il 20 agosto del 1936 nasceva un mito della danza: Carla Fracci, una grandissima donna che ha portato alto il nome del nostro paese in tutto il mondo. Vogliamo ricordarla attraverso le parole di Eugenio Montale, il quale aveva con Carla Fracci un forte legame, tanto da dedicarle una poesia, composta nel 1969.

Carla Fracci nelle parole di Montale

“La danzatrice stanca” è una poesia di Eugenio Montale, composta nel 1969, in onore di Carla Fracci. In quegli anni, infatti, Montale scriveva per il Corriere della sera e si occupava di critica musicale. Per questo motivo iniziò a frequentare la scala di Milano dove Carla Fracci era la ballerina più nota della storia.

I due legarono moltissimo, dando avvio ad una forte amicizia. Eugenio Montale, già noto per la sua meravigliosa raccolta “Ossi di Seppia”, descrive Carla Fracci come una figura leggerissima, eterea, che torna come una piuma a ballare sul palco dopo la gravidanza (poi potrai rimettere le ali“).

Dopo la convalescenza e dopo essere tornata in forma, Carla Franci fu in grado di tornare sul palcoscenico più bella e forte di prima. Perché la sua forza era incredibile (a te bastano i piedi sulla bilancia per misurare i pochi milligrammi che i già defunti turni stagionali non seppero sottrarti).

Montale la vede come un vero e proprio angelo in grado di donare vita a qualsiasi rappresentazione e spettacolo, che, senza di lei sembravano essere solo “sfilate di persone inanimate” (nivei dèfilès di morte).

In poche parole, uno dei poeti contemporanei più importanti della nostra storia, ci regala un quadro inedito di Carla Fracci, facendoci cogliere tutta la sua classe ed eleganza. Attraverso le sue parole, traspare il ritratto di una donna in grado di “volare” su due scarpette da danza, ma anche in grado di stare con i piedi a terra, con coraggio, determinazione, ambizione.

La personalità di Carla Fracci traspare in maniera tanto chiara da farci commuovere di fronte al pensiero che, entrambi, ora, si siano ricongiunti in uno spazio ultraterreno.

“La danzatrice stanca”, la poesia di Montale per Carla Fracci

Torna a fiorir la rosa che pur dianzi languia…
dianzi? Vuol dire dapprima, poco fa.
e quando mai può dirsi per stagioni
che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?

Ma si parla della rifioritura
d’una convalescente, di una guancia
meno pallente ove non sia muffito
l’aggettivo, del più vivido accendersi
dell’occhio, anzi del guardo.
È questo il solo fiore che rimane
con qualche merto d’un tuo dulcamara.

A te bastano i piedi sulla bilancia
per misurare i pochi milligrammi
che i già defunti turni stagionali
non seppero sottrarti. Poi potrai

rimettere le ali non più nubecola
celeste ma terrestre e non è detto
che il cielo se ne accorga. Basta che uno
stupisca che il tuo fiore si rincarna
si meraviglia. Non è di tutti i giorni
in questi nivei défilés di morte.

Eugenio Montale

Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia benestante. Il padre di Eugenio è infatti proprietario di una ditta che produce prodotti chimici. L’infanzia e l’adolescenza di Eugenio Montale sono segnate dalla salute precaria, che non permette al giovane di condurre la vita gioiosa e spensierata che si addice ai ragazzi della sua età.

A causa delle continue polmoniti, Montale viene indirizzato verso gli studi tecnici, più rapidi e meno impegnativi di quelli classici. Diplomatosi in ragioneria con ottimi voti nel 1915, Eugenio coltiva tuttavia la passione per la cultura umanistica studiando da autodidatta e frequentando le lezioni di filosofia della sorella Marianna, iscritta alla facoltà di Lettere e Filosofia. Intanto, la Prima Guerra Mondiale esige nuove reclute. È così che, nel 1917, Montale viene arruolato nella fanteria dopo aver svolto il servizio militare e combatte fino al 1920, quando viene congedato con il grado di tenente.

Negli anni ’20, il fascismo comincia a diffondersi in Italia. Eugenio Montale è uno dei tanti intellettuali che nel 1925 sottoscrive il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” concepito da Benedetto Croce. Questo è un anno fondamentale nella vita del poeta: al 1925 risale, infatti, la prima pubblicazione di “Ossi di seppia”, che segna un punto di svolta nella carriera letteraria di Montale.

Nel 1927, Eugenio Montale si trasferisce a Firenze, dove collabora con importanti riviste e dirige il Gabinetto Vieusseux, incarico da cui viene allontanato nel 1938 a causa della sua riluttanza nei confronti del fascismo. Nonostante ciò, il soggiorno fiorentino è uno dei periodi più pieni e vivaci della vita di Montale, che qui compone le “Occasioni” e incontra per la prima volta Irma Brandeis e in seguito anche Drusilla Tanzi, che diventerà moglie del poeta.

Eugenio Montale si trasferisce a Milano nel 1948. Qui, comincia a collaborare con il Corriere della Sera, giornale per cui scrive critiche letterarie, reportage e articoli più generici. Montale continua a pubblicare opere in versi e in prosa, nel 1962 sposa finalmente Drusilla Tanzi, dopo 23 anni di fidanzamento.

Il matrimonio non è destinato a durare: Drusilla muore nell’ottobre del 1963, dopo un periodo di dolore e malattia. A lei è dedicata la raccolta “Xenia”. La poesia montaliana si fa più cupa, disillusa: i versi cantano il distacco dalla vita, i cambiamenti della modernità, le trasformazioni culturali. Nel 1975, il poeta viene insignito del Premio Nobel per la Letteratura “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”.

Muore il 12 settembre 1981 nella clinica San Pio X. Viene sepolto a Firenze, accanto alla moglie Drusilla.

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