L’amore fa rinascere, ma può anche toglierti tutto. Questo, insieme alla consapevolezza di una vita che ha inizio ma anche fine, è il tema di “Canzone del mese di maggio” di Jacques Prévert, un componimento potente, che con lo strumento delle immagini e dell’ironia ci racconta la visione di un poeta che ha saputo raccontare come pochi altri la forza inalienabile dei sentimenti umani.
“Canzone del mese di maggio” di Jacques Prévert
L’asino il re ed io
saremo morti domani
l’asino di fame
il re di noia
e io d’amoreUn dito di gesso
sulla lavagna dei giorni
traccia i nostri nomi
ed il vento fra i pioppi
chiama Asino Uomo ReSole di Feltro nero
già i nostri nomi sono cancellati
acqua fresca nei pascoli
sabbia delle Clessidre
rosa del rosso Rosaio
strada dello scolaro che s’attardaL’asino il re ed io
Saremo morti domani
l’asino di fame
il re di noia
e io d’amore
nel mese di maggioLa vita è una ciliegia
La morte è il suo nocciolo
e l’amore un ciliegio.Il significato di questa poesia
Dove leggere “Canzone del mese di maggio”
Nel 1946, Jacques Prévert pubblica Histoires, una raccolta poetica che, insieme a Paroles, segna un punto di svolta nella poesia francese del dopoguerra.
In queste pagine, Prévert intreccia la quotidianità con la fantasia, l’umorismo con la protesta, dando vita a una poetica unica e riconoscibile.
Tra le poesie più emblematiche di Histoires troviamo “Canzone del mese di maggio”, un componimento che incanta per la sua semplicità apparente e la profondità dei suoi significati.
Per i lettori italiani, questa poesia è disponibile nella raccolta Storie e altre storie, curata e tradotta da Ivos Margoni, pubblicata da Guanda nel 1996.
Margoni, noto per le sue traduzioni di poeti francesi come Rimbaud e Michaux, riesce a mantenere intatta la musicalità e l’ironia del testo originale, offrendo una versione che rispetta lo spirito dell’autore.
Lo stile di Jacques Prévert
La poesia di Jacques Prévert si distingue per uno stile che mescola la lingua parlata con immagini poetiche sorprendenti.
In “Canzone del mese di maggio”, l’autore utilizza una struttura paratattica, accostando frasi brevi e semplici senza congiunzioni, creando un ritmo incalzante e musicale.
Questa tecnica, tipica della sua scrittura, permette di dare voce a una realtà frammentata, dove ogni elemento conserva la propria autonomia e significato.
Le immagini evocate sono potenti e suggestive: l’asino, il re e l’uomo rappresentano tre figure simboliche che condividono un destino comune.
L’asino muore di fame, il re di noia e l’uomo d’amore, in un mese di maggio che diventa metafora della vita stessa. La poesia si chiude con una triade che sintetizza l’esistenza: “La vita è una ciliegia / La morte è il suo nocciolo / e l’amore un ciliegio.”
Una conclusione che, con la sua apparente leggerezza, racchiude una riflessione profonda sulla condizione umana.
Il memento mori di Jacques Prévert
Al centro di “Canzone del mese di maggio” c’è una meditazione sull’amore e sulla precarietà della vita.
L’amore, forza vitale e distruttiva, è ciò che dà senso all’esistenza dell’uomo, ma è anche la causa della sua fine.
Prévert ci mostra come ogni essere vivente sia destinato alla morte, ma lo fa con una leggerezza che non è superficialità, bensì una forma di accettazione serena del ciclo della vita.
La poesia invita a vivere pienamente, ad abbracciare l’amore nonostante la sua fragilità, a trovare bellezza anche nella consapevolezza della fine.
In questo senso, “Canzone del mese di maggio” è un inno alla vita, un’esortazione a cogliere l’attimo e a riconoscere la poesia che si nasconde nelle piccole cose quotidiane.
In conclusione, “Canzone del mese di maggio” è una poesia che, con la sua semplicità e profondità, continua a parlare al cuore dei lettori, offrendo una visione del mondo che è al tempo stesso dolce e consapevole, ironica e commovente.