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“Canzone” (1931) di Cesare Pavese, un inno alla bellezza incondizionata della vita

Con “Canzone”, Cesare Pavese compone una poesia carica di immagini naturali e di emozioni, per ricordarci quanto sia importante godere della vita.

Gioire della vita; accoglierla in ogni suo istante, nonostante esistano il dolore e la morte. Sembra volerci invitare a questo Cesare Pavese con la poesia “Canzone”.

“Canzone” di Cesare Pavese

Le nuvole sono legate alla terra ed al vento.
Fin che ci saran nuvole sopra Torino
sarà bella la vita. Sollevo la testa
e un gran gioco si svolge lassù sotto il sole.

Masse bianche durissime e il vento vi circola
tutto azzurro – talvolta le disfa
e ne fa grandi veli impregnati di luce.
Sopra i tetti a migliaia le nuvole bianche
copron tutto, la folle, le pietre e il frastuono.

Molte volte levandomi ho visto le nuvole
trasparire nell’acqua limpida di un catino.
Anche gli alberi uniscono il cielo alla terra.
Le città sterminate somiglian foreste
dove il cielo compare su su, tra le vie.

Come gli alberi vivi sul Po, nei torrenti
così vivono i mucchi di case nel sole.
Anche gli alberi soffrono e muoiono sotto le nubi
l’uomo sanguina e muore, – ma canta la gioia
tra la terra ed il cielo, la gran meraviglia
di città e di foreste. Avrò tempo domani
a rinchiudermi e stringere i denti. Ora tutta la vita
son le nubi le piante e le vie, perdute nel cielo.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Canzone”

“Canzone” di Cesare Pavese è una poesia che appartiene a “Estravaganti e rifiutate“, un insieme di testi composti tra il 1929 e il 1933 e poi esclusi dalle principali raccolte pubblicate in vita dall’autore.

Questa poesia, scritta tra il 12 e il 20 dicembre 1931, è oggi leggibile nel volume “Cesare Pavese. Poesie“, edito da Bur, che riunisce l’intera produzione lirica del grande scrittore piemontese.

In questi versi, Pavese contempla il mondo con uno sguardo che oscilla tra la meraviglia e la consapevolezza della precarietà.

Lo stile della poesia

Le nuvole, legate alla terra e al vento, diventano simbolo di un legame costante eppure mutevole, una presenza che accompagna l’uomo e lo sovrasta. Esse si trasformano in masse bianche e dure, attraversate dal vento, oppure in veli impregnati di luce, in un gioco incessante di forme e colori. L’immagine delle nuvole non è soltanto un elemento naturale, ma una metafora della vita stessa, con le sue trasformazioni continue e inarrestabili.

La poesia si snoda come una contemplazione che abbraccia il cielo, la terra e le città, e ogni elemento sembra partecipare a una sorta di danza cosmica.

Gli alberi, paragonati ai grattacieli, uniscono il cielo alla terra, mentre le città, come foreste di cemento, pulsano di vita. Questa visione armoniosa è attraversata da una sottile consapevolezza della sofferenza: anche gli alberi soffrono e muoiono sotto le nubi, l’uomo sanguina e muore.

Ma, nonostante questa ombra di dolore, resta la gioia, una gioia che vibra tra la terra e il cielo, una meraviglia che non si lascia piegare dalla paura della fine.

Vivere con pienezza il presente

Ma cosa vuole raccontare “Canzone”? Qual è il significato che si cela dietro questi versi così pregni di immagini e di emozioni? Nella poesia si percepisce una sorta di invito alla vita, un’esortazione a vivere pienamente il presente.

Cesare Pavese ci mostra come anche ciò che è destinato a finire – come le nuvole che si dissolvono, come gli alberi che muoiono – possa essere fonte di bellezza e di stupore. La vita non è una linea retta, ma un intreccio di forme, luci e ombre, di gioia e dolore, e forse è proprio questa complessità a renderla degna di essere vissuta.

C’è un senso di urgenza nella chiusura dei versi: “Avrò tempo domani a rinchiudermi e stringere i denti. Ora tutta la vita sono le nubi, le piante e le vie, perdute nel cielo.” Un invito a non rimandare la gioia, a non chiudersi nel timore, ma a lasciarsi travolgere dalla bellezza del mondo, anche se fugace.

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