Beirut, la Signora del Mondo di Nizar Qabbani è una poesia che condividiamo per rendere omaggio alla martoriata capitale del Libano. Un omaggio potente e sentito di un poeta che ha lottato per i diritti civili della sua terra e che ha conosciuto anche la via dell’esilio per la sua lotta democratica.
La poesia esprime il profondo amore e l’ammirazione dell’autore per Beirut, ma anche il suo rammarico per le sofferenze che la città ha subito e che continua a subire. Quando, la follia collettiva e la violenza prendono il sopravvento ciò che rimane è solo morte e distruzione.
Di certo, quando si è in guerra tutti sembrano aver ragione, ma c’è un principio assoluto che bisogna sempre considerare, ovvero dove non c’è libertà, uguaglianza, democrazia, rispetto per i diritti fondamentali non potrà mai esserci pace e armonia.
Beirut, la Signora del Mondo fu scritta dal siriano Nizar Qabbani nel 1978 durante la guerra civile libanese e poco prima della rivoluzione iraniana, ma può aiutare a interpretare ciò che sta accadendo attualmente in Libano.
Leggiamo questa meravigliosa poesia di Nizar Qabbani per vivere la tragedia che colpisce una popolazione che merita solo di essere lasciata in pace.
Beirut, la Signora del Mondo di Nizar Qabbani
Beirut, la Signora del Mondo
Noi confessiamo davanti all’Unico Dio
Che eravamo invidiosi di te
Che la tua bellezza ci ha ferito
Noi confessiamo ora
Che ti abbiamo maltrattato e frainteso
E che non abbiamo avuto pietà e non ti abbiamo scusato
E ti abbiamo offerto un pugnale al posto dei fiori!
Noi confessiamo davanti al buon Dio
Che ti abbiamo ferito, ahimè; che ti abbiamo stancato
Che ti abbiamo irritato e fatto piangere
E ti abbiamo appesantito con le nostre insurrezioni.O Beirut
Il mondo senza di te non ci basterà
Noi adesso ci rendiamo conto che le tue radici sono in profondità dentro di noi,
Noi adesso ci rendiamo conto dell’offesa che abbiamo commesso.
Alzati da sotto le macerie
Come un fiore di Mandorlo in aprile
Supera il tuo dolore
Poiché la rivoluzione cresce nelle ferite del dolore
Alzati in onore delle foreste,
Alzati in onore dei fiumi
Alzati in onore dell’umanità
Alzati, o Beirut!Beirut, The Mistress Of The World, Nizar Qabbani
Beirut, the Mistress of the World
We confess before the One God
That we were envious of you
That your beauty hurt us
We confess now
That we’ve maltreated and misunderstood you
And we had no mercy and didn’t excuse you
And we offered you a dagger in place of flowers!
We confess before the fair God
That we injured you, alas; we tired you
That we vexed you and made you cry
And we burdened you with our insurrectionsO Beirut
The world without you won’t suffice us
We now realize your roots are deep inside us,
We now realize what offence we’ve perpetrated
Rise from under the rubble
Like a flower of Almond in April
Get over your sorrow
Since revolution grows in the wounds of grief
Rise in honor of the forests,
Rise in honor of the rivers
Rise in honor of humankind
Rise, O Beirut!
Beirut, la Signora del Mondo, per dire basta alla guerra e alle violenze in Libano, e non solo
Beirut, la Signora del Mondo è una poesia di Nizar Qabbani commovente e di grande riflessione morale. Una città che aveva conosciuto splendore e civiltà negli anni ’70, in nome dei fondamentalismi e degli egoismi è stata divisa, martoriata, distrutta, ferita.
La sua popolazione è stata costretta a convivere con la guerra e la continua violenza, molti dei suoi abitanti hanno lasciato la propria città, la propria terra per evitare la morte e la prevaricazione.
È giusto ricordare che Nizar Qabbani ha vissuto la grande bellezza della vita di Beirut in virtù dell’incarico di console del governo siriano. Ma, allo stesso tempo il poeta nel 1981 perse la moglie Balqees, per un attentato durante la guerra civile libanese. Qabbani punto l’indice contro tutti i regimi arabi e utilizzò la morte della sua amata Balqees per simboleggiare la morte del popolo arabo per mano dei loro governi.
Nizar Qabbani abbandonò il Libano e la Siria. Damasco, la capitale siriana, è stata una delle sue muse preferite. Visse lontano dalla sua terra e non a caso decise di finire la sua vita a Londra.
Una confessione ad una Signora davvero speciale, bella e carismatica
La poesia, che parla delle conseguenze della guerra civile che colpì il Libano, inizia con una confessione, come fosse una preghiera per una città che non poteva in nessun modo meritare die essere trattata in quel modo dai suoi abitanti e non solo. Qabbani personifica Beirut come fosse una bellissima “Signora” con una fortissima personalità, “Mistress” assume anche il significato di padrona, dominatrice.
L’invidia di fronte a così tanta bellezza è stato il motivo di così tanto martoriamento. “Ti abbiamo maltrattato e frainteso” afferma Nizar Qabbani, “ti abbiamo offerto un pugnale al posto dei fiori!”, continua il poeta siriano.
Il poeta continua la sua “confessione” affermando di “aver ferito” e “fatto piangere” la città a causa di una guerra civile folle ed egoista.
Il poeta si confessa a Dio, che per certi versi, nel suo nome, si è creata solo morte e distruzione. Nessun Dio o entità suprema e creatrice può diventare emblema di morte. Sono coloro che sono stati creati che si impossessano della verità assoluta e in suo nome generano barbarie e violenza.
L’appello a reagire e a far vincere la bellezza sulla barbarie
Nella seconda strofa il poeta esprime la sua voglia che la città libanese possa risorge e diventare bella come prima. C’è fiducia che tutto il male che la città ha subito possa finire.
In nome della barbarie del genere umano il poeta cerca di scusarsi e di faresi perdonare da Beirut. Allo stesso tempo si fa motivatore e dice alla città di “Alzarsi” di risorgere dalle macerie e di ridiventare bella come prima, “Come un fiore di Mandorlo in aprile”.
Crede che la città possa risorgere dalle macerie e ricostruirsi. Esorta Beirut a superare il dolore, perché in nome di quel dolore la violenza non cesserà mai. In nome del dolore resta viva la sete di vendetta.
La poesia si conclude con un potente appello affinché Beirut si risollevi. L’autore crede che la città possa superare le sue sfide e diventare un simbolo di speranza e di futuro.
Alzati in onore delle foreste,
Alzati in onore dei fiumi
Alzati in onore dell’umanità
Alzati, o Beirut!
“Beirut, la Signora del Mondo” di Nizar Qabbani offre voce alle complesse emozioni di moltissime persone che sono nate o hanno vissuto a Beirut. La poesia esprime l’amore dell’autore per la città, il suo rammarico per le sofferenze subite e la sua speranza per il futuro.
Purtroppo, però le parole di Nizar Qabbani non sembrano aver avuto la giusta forza. Beirut in questa poesia è l’ambasciatrice di tutte quelle terre, città, stati i cui abitanti sono costretti a vivere guerra e violenza.
È vero una poesia, la poesia non possono bloccare quanto sta accadendo di brutto e distruttivo. Ma, può, anzi deve diventare lo strumento di denuncia e sensibilizzazione perché tutto questo si fermi e non accada mai più.