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“Amor mio non dire niente”, una poesia di Louis Aragon che racconta l’amore e la fugacità della vita

In occasione dell'anniversario della nascita del poeta e scrittore francese Louis Aragon, condividiamo con voi una delle sue poesie più belle, "Amor mio non dire niente".

Il 3 ottobre del 1897 nasceva a Parigi Louis Aragon, poeta e scrittore francese, membro dell’Académie Goncourt nonché fra i fondatori del Movimento Surrealista. Ricordiamo Aragon attraverso uno dei suoi componimenti più belli e toccanti, contenuto nella raccolta “La Diane Française“: “Amor mio non dire niente“, che racconta l’amore ma anche la transitorietà della condizione umana.

Non si vive senza amore

“Amor mio non dire niente” di Louis Aragon unisce due delle tematiche esistenziali più importanti per l’essere umano: l’amore e il tempo.

Tutti ci interroghiamo sul tempo che scorre e sulla nostra fragilità. Il nostro essere transitori ci spaventa, ci ferisce, ci plasma. Non ci pensiamo sempre, magari distratti dalle faccende quotidiane e dai mille impegni che occupano le nostre giornate. Ma se ci pensiamo, quanta paura e quanta consapevolezza ci invadono il cuore…

Ci sono momenti in cui la fugacità della vita appare più chiara, resa evidente da eventi personali o da tragedie collettive come le guerre. Louis Aragon compone molte delle sue poesie durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Proprio questo momento storico tanto delicato spinge artisti e intellettuali a interrogarsi sulla caducità del reale e dell’uomo.

Esiste qualcosa in grado di mitigare una sensazione tanto forte e spaesante? La risposta di Louis Aragon è racchiusa in “Amor mio non dire niente”: l’amore e la scrittura confortano, rendendo meno duro il contrasto con la tragedia.

“Amor mio non dire niente” di Louis Aragon

Amor mio non dire niente lascia cadere queste due parole nel silenzio
Come una pietra a lungo lisciata fra i palmi delle mie mani
Una pietra veloce e pesante una pietra
Che cada nel profondo della nostra vita

Questo lungo percorso che ha fatto per trovare soltanto l’abisso
Questo interminabile tragitto senza altro rumore che la durata
E dal non sentire nessun’acqua lontana nasce una sorta di spavento

Nessuna superficie colpita nessun rimbalzo di pareti
Niente l’universo altro non è che attesa e ho preso la tua mano
Nessuna eco essa cade e per quanto tenda l’orecchio
Niente nemmeno un sospiro una parvenza di suono
Più cade e più attraversa le tenebre
Più la vertigine cresce più ratta è la sua notte

Nient’altro che il peso precipite l’impercettibile
Canto perduto
La meraviglia fuggita via strappata e osteggiata
Forse già o no Non ancora amore
Soltanto l’intollerabile ritardo smisurato
Dal sicuro annientamento atrocemente rinviato

Una pietra o un cuore una cosa perfetta
Una cosa finita eppure viva ancora
Che più s’allontana e meno è pietra
Oh pozzo rovesciato dove la preda dall’ombra sull’uccello s’avventa
Una pietra che pure è uguale a ogni altra
In fin dei conti che si stanca di tutto e finisce con l’essere soltanto una tomba

Ascolta ascolta Sembra che alla vera del pozzo
Risalga non il grido il cozzo o la rottura
Ma vago e vorticoso incerto spaurito
Un lucore di fondale pallido e puro

Simile ai fantasmi delle folle
Un sembiante di noi stessi forse per l’ultima volta
Ed è come se d’un tratto tutto ciò che fu e ancora può essere

Avesse appena trovato spiegazione perché qualcuno
Che non s’era visto entrare ha sollevato la tenda alla finestra

E la pietra laggiù continua a profondità di stella

Adesso so perché sono venuto al mondo
Racconteranno un giorno la mia storia e le sue mille peripezie
Ma tutto è soltanto un vano agitarsi inganno ghirlande
di una sera in una casa di poveri
Adesso so per che cosa sono nato

E la pietra scende fra le nebulose
Dov’è l’alto dove il basso in questo cielo inferiore

Ciò che ho detto che ho fatto che sono sembrato
Fogliame fogliame che muore e lascia all’albero
soltanto il gesto nudo delle braccia

Ecco davanti a me la grande verità dell’inverno
Ogni uomo ha il destino della favilla Altro l’uomo non è

Che un’efemera e cosa sono io più di ogni altro uomo
Il mio orgoglio è avere amato

Nient’altro

E la pietra all’infinito precipita nella polvere dei pianeti

lo sono soltanto un po’ di vino rovesciato ma il vino
Testimonia l’ebbrezza nell’aria livida

Nient’altro

Ero nato per le parole che ho detto

Amor mio

La versione originale di “Amor mio non dire niente”

Mon amour ne dis rien laisse tomber ces deux mots-là dans le silence
Comme une pierre longtemps polie entre les paumes de mes mains
Une pierre prompte et pesante une pierre
Profonde par sa chute à travers notre vie

Ce long cheminement qu’elle fait à ne rien rencontrer que l’abîme
Cet interminable chemin sans bruit que la durée
Et de n’entendre aucune eau lointaine il naît une espèce d’effroi

Aucune surface frappée aucun rebondissement de parois
Rien l’univers n’est plus qu’attendre et j’ai pris ta main
Nul écho cela tombe et j’ai beau tendre l’oreille

Rien pas même un soupir une pâme de son
Plus elle tombe et plus elle traverse les ténèbres
Plus le vertige croît plus rapide est sa nuit

Rien que le poids précipité l’imperceptible
Chant perdu
La merveille échappée emportée et heurtée
Déjà peut-être Ou non Non pas encore amour
Rien que l’insupportable délai sans mesure
À l’écrasement sûr atrocement remis

Une pierre ou un cœur une chose parfaite
Une chose achevée et vivante pourtant
Et plus cela s’éloigne et moins c’est une pierre
Ô puits inverse où la proie après l’ombre pique vers l’oiseau
Une pierre pourtant comme toutes les pierres
Au bout du compte qui se lasse de tout et finit par n’être qu’un tombeau

Écoute écoute Il semble à la margelle
Remonter non le cri le heurt ou la brisure
Mais vague et tournoyante incertaine apeurée
Une lueur des fonds pâle et pure
Pareille aux apparitions dans les récits d’enfance
Une couleur de nous-mêmes peut-être pour la dernière fois

Et c’est comme si tout ce qui fut soudain tout ce qui peut encore être
Venait de trouver explication parce que quelqu’un
Qu’on n’avait pas vu entrer a relevé le rideau de la fenêtre

Et la pierre là-bas continue à profondeur d’étoile

Je sais maintenant pourquoi je suis né au monde
On racontera mon histoire un jour et ses mille péripéties
Mais tout cela n’est qu’agitation trompe-l’œil guirlandes pour un soir dans une maison de pauvres
Je sais maintenant pourquoi je suis né

Et la pierre descend parmi les nébuleuses
Où est le haut où est le bas dans ce ciel inférieur

Tout ce que j’ai dit tout ce que j’ai fait ce que j’ai paru être
Feuillage feuillage qui meurt et ne laisse à l’arbre que le geste nu de ses bras
Voilà devant moi la grande vérité de l’hiver
Tout homme a le destin de l’étincelle Tout homme n’est
Qu’une éphémère et que suis-je de plus que tout homme
Mon orgueil est d’avoir aimé

Rien d’autre

Et la pierre s’enfonce sans fin dans la poussière des planètes
Je ne suis qu’un peu de vin renversé mais le vin
Témoigne de l’ivresse au petit matin blême

Rien d’autre

J’étais né pour ces mots que j’ai dits

Mon amour

Louis Aragon

Nato a Neuilly-sur-Seine nel 1897, Louis Aragon è stato romanziere, poeta, giornalista e saggista. Ha vissuto a Parigi, dove ha incontrato André Breton e Philippe Soupault. Con loro, Aragon si è riconosciuto nel movimento Dada a partire dal 1919.

La produzione letteraria dell’autore di Aragon si contraddistingue per la sperimentazione nei contenuti e nelle forme, tanto nella prosa quanto nella poesia. I suoi romanzi sono un crogiolo di innovazioni e spunti provenienti dal realismo, dal surrealismo e dalla corrente del Nouveau Roman.

I temi ricorrenti nelle opere di Aragon sono la guerra, il ricordo, l’amore per la cara moglie Elsa Triolet, e il rapporto burrascoso con il padre, che non lo ha mai riconosciuto perché figlio illegittimo.

Giornalista e militante politico legato al Partito Comunista, Aragon ha scritto innumerevoli interventi in riviste del calibro di “Humanité”, “Commune” e “Les Lettres Françaises”. Louis Aragon è morto a Parigi nel 1982.

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