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“Ai campioni del Torino”, la poesia di Mario Luzi sulla tragedia di Superga

Questa poesia di Mario Luzi  è del 1949, anno in cui avvenne la terribile tragedia aerea di Superga che annientò la gloriosa squadra del Torino

Questa poesia di Mario Luzi  è del 1949, anno in cui avvenne la terribile tragedia aerea che annientò la gloriosa squadra del Torino. Il 4 maggio, dopo una partita giocata a Lisbona, l’aereo che riportava a casa i calciatori si abbatté contro la basilica di Superga, sull’omonima collina nei pressi di Torino. Nell’incidente morirono, oltre all’intera squadra, tre dirigenti, due allenatori e il massaggiatore, tre giornalisti sportivi e l’intero equipaggio.

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Mario Luzi sulla tragedia di Superga

La forma interrogativa usata dal poeta, a tratti stupefatta e angosciata, allude a una non accettazione della tragedia, che tuttavia si rivela nella sua cruda realtà. Una squadra che è “ancora squadra” anche di fronte alla morte, di fronte a un nulla a cui il poeta non sa opporre nulla, se non l’enumerazione dei nomi dei calciatori del grande Torino.

Ai campioni del Torino

Qui, a questa rupe nera, qui piegava
la manovra leggera delle ali,
i triangoli in fuga coniugati,
il guizzo breve, il fulmine leggiadro?

Mai la morte fu veramente morte
così, mai corse rapida all’essenza
come questa che vi abolisce, squadra
anche contro la morte, ancora squadra.

Niente c’è più, né grazia trascorrente
né scienza fine e rapida sull’erba,
niente che vi protegga e vi distingua
dal tutto grigio e vile in cui rientraste?

Niente, né ritmo celere né piano
che vi separi più dal moto oscuro,
tempo rubato al tempo non c’è più
che vi salvi dal tempo che v’invade?

Niente c’è più, niente c’è più, o un barbaglio?
niente, niente, non c’è più niente, piove
qui dove noi diciamo Rigamonti,
Castigliano, Maroso, Ballarin.

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