Sei qui: Home » Poesie » “Ah l’avessi saputo” (2020), la poesia di Patrizia Cavalli che celebra il potere dell’amore

“Ah l’avessi saputo” (2020), la poesia di Patrizia Cavalli che celebra il potere dell’amore

Un bacio può aprire le vie dell'universo. Lo racconta Patrizia Cavalli nella sua meravigliosa poesia, "Ah l'avessi saputo".

Il potere di un bacio. Il potere dell’amore. Con la sua “Ah l’avessi saputo“, Patrizia Cavalli ci racconta la forza di un sentimento universale e singolare allo stesso tempo.

“Ah l’avessi saputo” di Patrizia Cavalli

“Ah l’avessi saputo
che bastava un bacio per aprirmi le vie dell’universo:
stelle e pianeti che si incrociano
parlando, costellazioni intere
che si intessono.
E io in mezzo a loro che le guardo
tessile ordito ardente
che reggo, e non domando”.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Ah, l’avessi saputo”

Sono otto versi densi di immagini e significati, quelli che compongono “Ah l’avessi saputo”.

La poesia di Patrizia Cavalli è uno dei componimenti che hanno dato origine a Vita meravigliosa, ultima raccolta dell’autrice di Todi nonché forse la sua più amata.

In una mescolanza di stili e registri diversi, Cavalli affronta diversi temi fra cui spicca, appunto, quello dell’amore.

Come molte delle composizioni contenute nel volume, anche questi versi si muovono tra semplicità e incanto, tra intuizione e rivelazione, confermando la capacità dell’autrice di racchiudere dentro pochi tratti l’infinito e l’intimo.

Vita meravigliosa è una raccolta che sfiora la meraviglia della quotidianità, lo stupore del vivere, ma anche la fragilità dei sentimenti e l’inafferrabilità del desiderio. In questa poesia, Cavalli condensa un’intera cosmologia dell’amore in una manciata di parole, proseguendo quel suo viaggio lirico fatto di epifanie leggere e di improvvisi abissi interiori, con uno sguardo che non rinuncia mai alla grazia, nemmeno nella malinconia.

Lo stile della poesia

Il tratto stilistico che colpisce subito in Ah, l’avessi saputo è la sua apparente semplicità: versi brevi, musicali, che scorrono con la naturalezza di un pensiero appena emerso, eppure già pieno di visione.

Patrizia Cavalli adotta un linguaggio immediato ma ricco di immagini dense: il bacio che spalanca l’universo, le stelle che si incrociano “parlando”, le costellazioni che si “intessono”. L’universo non è uno sfondo remoto, ma un corpo vivo, dialogante, dove ogni astro prende parte a una danza misteriosa e intima. In questa tessitura cosmica, la voce poetica si pone non come soggetto dominante, ma come “tessile ordito ardente”, una fibra viva del tutto, partecipe e vibrante.

Non c’è egocentrismo nella visione di Cavalli, ma una fusione totale con l’altro e con l’oltre. Lo stile è terso, essenziale, ma non privo di ardore; ogni parola pesa, ogni immagine spalanca una dimensione.

Un amore che supera i confini fisici

“Ah, l’avessi saputo” è il rimpianto dolce e acuminato di chi scopre troppo tardi che bastava un solo gesto, un bacio, per entrare in una dimensione più ampia, più vera. Quel “bastava un bacio” è semplice eppure folgorante: contiene un’intera rivoluzione dell’essere, una via d’accesso a qualcosa di più grande.

L’amore, in questi versi, è chiave e rivelazione, ma è anche ciò che è mancato, o arrivato tardi. È un attimo che poteva cambiare tutto. Il rimpianto non è disperato, ma colmo di stupore: l’amore viene visto come forza cosmica che intreccia stelle e pianeti, una rete viva e vibrante che si costruisce silenziosamente tra i corpi. E la voce poetica, al centro di questo universo, non chiede, non pretende: “e non domando”. L’amore, per Cavalli, è dono e visione, non possesso.

In questo breve componimento si riflette una visione dell’amore come epifania che trascende la dimensione umana. Non è solo relazione tra due individui, ma accesso a un piano simbolico, mistico, quasi religioso. Eppure, è un amore che parte dal corpo, dal bacio, dall’intimità concreta.

Patrizia Cavalli ha sempre avuto il dono di parlare del desiderio con delicatezza e passione, senza mai cedere alla retorica. Qui l’amore è potenza trasformatrice: muta la percezione, apre l’universo, fa vibrare le costellazioni. La poetessa si lascia attraversare da questa scoperta con gratitudine, ma anche con la tenerezza di chi si rende conto del tempo perduto.

Il verso finale “che reggo, e non domando” racchiude un’etica dell’amore basata sull’accoglienza e sulla meraviglia, piuttosto che sull’ansia del controllo. L’amore, suggerisce Cavalli, non va interrogato, ma vissuto. Non si tratta di dominare il sentimento, ma di lasciarsi trasportare dalla sua forza generativa.

Così, in otto versi appena, Patrizia Cavalli ci consegna una delle sue più alte meditazioni sull’amore: un microcosmo poetico in cui le fibre dell’universo si annodano a quelle dell’anima. E ci ricorda, con grazia e lucidità, che anche un solo gesto può contenere il tutto.

Patrizia Cavalli

L’autrice di “Ah l’avessi saputo” è nata a Todi il 17 aprile 1947 e scomparsa a Roma il 21 giugno 2022. La sua avventura nel mondo della poesia è cominciata con il trasferimento nella capitale, avvenuto nel 1968.

Nella capitale, infatti, l’autrice ha scritto le sue prime poesie e ha conosciuto Elsa Morante. Le due, divenute amiche, si sono frequentate parecchio e, come ha raccontato diverse volte Patrizia Cavalli, un giorno l’autrice de “La storia” e de “L’isola di Arturo” le ha chiesto: “Ma tu, insomma, che fai? ”.

Da quel momento, per Patrizia Cavalli è cominciato un incubo: la poetessa era terrorizzata all’idea che Morante potesse leggere, e soprattutto giudicare, le sue poesie. Lei stessa ha raccontato in un’intervista al Foglio di qualche anno fa di aver addirittura composto versi nuovi da sottoporre all’amica scrittrice:

“Per me è stato l’inferno. Ho cominciato a svicolare. Non andavo più a pranzo. Non mi facevo trovare, prendevo mille scuse, poi andavo a pranzo e lei subito: ma queste poesie?

E io: le sto ricopiando. Ogni volta: e queste poesie? E io sempre: le sto ricopiando. E lei: e che ricopierai mai! Ma io non le stavo ricopiando, le stavo scrivendo! Perché non ero stupida e avevo capito che quello che avevo scritto era orribile, era quanto di meno potesse piacere a Elsa”.

© Riproduzione Riservata