Il 4 novembre in 15 poesie del grandioso Giuseppe Ungaretti

3 Novembre 2024

Scopri Il viaggio poetico di Giuseppe Ungaretti e la sua testimonianza poetica della Prima Guerra Mondiale per celebrare il 4 Novembre e i caduti di tutte le guerre.

Il 4 novembre in 15 poesie del grandioso Giuseppe Ungaretti

Per celebrare il 4 novembreGiorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate abbiamo scelto alcune poesie di Giuseppe Ungaretti, scritte in occasione della Prima Guerra Mondiale.

Le poesie che vi proponiamo fanno parte della raccolta L’allegria pubblicata nel 1919 con il titolo Allegria di naufragi e in seguito, con il suo titolo finale, nel 1931. L’edizione definitiva, dopo ulteriori rimaneggiamenti, è del 1942.

La maggior parte dei testi poetici, scritti tra il 1914 e il 1919, esprime soprattutto i sentimenti nati dall’esperienza della prima guerra mondiale, come dolore ma anche come scoperta dei valori più autentici di fratellanza ed umanità.

L’Allegria di Giuseppe Ungaretti porta all’idea di un’esultanza che si presenta nei momenti più terribili del conflitto contro la morte ma che incitano il poeta a continuare il viaggio con maggiore ottimismo.

Il 4 novembre finiva la Prima Guerra Mondiale 

Il 4 novembre l’Italia ricorda l’Armistizio di Villa Giusti – entrato in vigore il 4 novembre 1918 – che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste, e portare a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale.

Il 4 novembre terminava la Prima Guerra Mondiale. Per onorare i sacrifici dei soldati caduti a difesa della Patria il 4 novembre 1921 ebbe luogo la tumulazione del “Milite Ignoto“, nel Sacello dell’Altare della Patria a Roma. Con il Regio decreto n.1354 del 23 ottobre 1922, il 4 Novembre fu dichiarato Festa nazionale.

Le Poesie di Ungaretti per il 4 Novembre

Le poesie che abbiamo scelto sembrano un reportage di guerra in cui le notizie e le immagini passano attraverso l’esistenza poetica di un giovane Ungaretti. In ogni testo si respira l’emozione della guerra e allo stesso tempo la voglia di vivere.

Giuseppe Ungaretti ci fa vivere la sofferenza di coloro che sono costretti a vivere la barbarie della guerra. La voglia continua di voler sopravvivere a qualcosa di incontrollabile. Queste poesie vogliamo dedicarle ai caduti di tutte le guerre, convinti che solo l’amore e la pace possono donare l’allegria.

Veglia 

Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

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A Riposo 

Versa il 27 aprile 1916

Chi mi accompagnerà pei campi

Il sole si semina in diamanti
di gocciole d’acqua
sull’erba flessuosa

Resto docile
all’inclinazione
dell’universo sereno

Si dilatano le montagne
in sorsi d’ombra lilla
e vogano col cielo

Su alla volta lieve
l’incanto s’è troncato

E piombo in me

E m’oscuro in un mio nido

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In dormiveglia 

Valloncello di Cima Quattro il 6 agosto 1916

Assisto la notte violentata

L’aria è crivellata
come una trina
dalle schioppettate
degli uomini
ritratti
nelle trincee
come le lumache
nel loro guscio

Mi pare
che un affannato
nugolo di scalpellini
batta il lastricato
di pietra di lava
delle mie strade
ed io l’ascolti
non vedendo
in dormiveglia

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Italia 

Locvizza, il 1° Ottobre 1916

Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogni

Sono un frutto
d’innumerevoli contrasti d’innesti
maturato in una serra

Ma il tuo popolo è portato
dalla stessa terra
che mi porta
Italia

E in questa uniforme
di tuo soldato
mi riposo
come fosse la culla
di mio padre

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Fratelli 

Mariano, 15 luglio 1916

Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli.

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Sono una Creatura 

Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916

Come questa pietra
Del S. Michele
Così fredda
Così dura
Così prosciugata
Così refrattaria
Così totalmente
Disanimata

Come questa pietra
È il mio pianto
Che non si vede

La morte
Si sconta
Vivendo

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In Dormiveglia 

Valloncello di Cima Quattro, 6 agosto 1916
Assisto la notte violentata
L’aria è crivellata
come una trina
dalle schioppettate
degli uomini
ritratti
nelle trincee
come le lumache
nel loro guscio
Mi pare
che un affannato
nugolo di scalpellini
batta il lastricato
di pietra di lava
delle mie strade
ed io l’ascolti
non vedendo
in dormiveglia
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Pellegrinaggio
 

Valloncello dell’Albero isolato, il 16 agosto 1916

In agguato
in queste budella
di macerie
ore e ore
ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
come una suola
o come un seme
di spinalbaUngaretti
uomo di pena
ti basta un’illusione
per farti coraggioUn riflettore
di là mette un mare nella nebbia
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La notte bella

Devetachi, il 24 agosto 1916

Quale canto s’è levato stanotte
che intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle

Quale festa sorgiva
di cuore a nozze

Sono stato
uno stagno di buio

Ora mordo
come un bambino la mammella
lo spazio

Ora sono ubriaco
d’universo

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San Martino del Carso 

Valloncello dell’albero isolato il 27 agosto 1916

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non m’è rimasto
neppure tanto

Ma nel mio cuore
nessuna croce manca

E’ il mio cuore
il paese più straziato.

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Solitudine 

Santa Maria La Longa, 26 gennaio 1917

Ma le mie urla
feriscono
come fulmini
la campana fioca
del cielo

Sprofondano
Impaurite

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Sempre notte

Vallone il 18 aprile 1917

La mia squallida
vita si estende
più spaventata di sé

In un
infinito
che mi calca e mi
preme col suo
fievole tatto

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Vanità 

Vallone il 19 agosto 1917
D’improvviso
è alto
sulle macerie
il limpido
stupore
dell’immensità

E l’uomo
curvato
sull’acqua
sorpresa
dal sole
si rinviene
un’ombra

Cullata e
piano
franta

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Girovago

Campo di Mailly maggio 1918

In nessuna
Parte
Di terra
Mi posso
Accasare

A ogni
Nuovo
Clima
Che incontro
Mi trovo
Languente
Che
Una volta
Già gli ero stato
Assuefatto

E me ne stacco sempre
Straniero

Nascendo
Tornato da epoche troppo
Vissute

Godere un solo
Minuto di vita
Iniziale
Cerco un paese
Innocente.

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Soldati 

Bosco di Courton luglio 1918

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

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