La letteratura giapponese ha donato una forma poetica meravigliosa: l’haiku. Non bisogna aspettare San Valentino, per dire “ti amo” o far sentire la tua presenza alle persone che vuoi bene. L’amore vive tutto l’anno, ogni giorno è una ricorrenza, e poche righe, brevissimi versi possono essere il dono più grande per chi sta accanto, per chi ti è sempre vicino.
Per questo abbiamo raccolto venti haiku d’amore dei grandi maestri del Sol Levante, per celebrare il sentimento più universale con la grazia dell’essenzialità.
Ma che cos’è un haiku?
“In tre versetti / tutto un poema e, forse, / tutta una vita”, scrisse Mario Chini (1876-1959), in un suo haiku dedicato proprio agli haiku.
In questi tre versi di soli 17 suoni, si racchiude un mondo intero. La potenza dell’haiku sta nella sua semplicità, nella capacità di catturare l’attimo e renderlo eterno. Ogni immagine è un soffio che unisce natura ed emozione, ogni silenzio tra le parole è parte del significato stesso.
Gli haiku non sono solo poesie: sono respiri dell’anima. Raccontano l’impermanenza, la bellezza del momento, la malinconia della separazione. E sanno parlare d’amore con una delicatezza che nessun’altra forma poetica possiede.
Gli haiku sull’amore da donare a chi si ama
1.
Verrà quest’anno la neve
che insieme a te
contemplai?
– Matsuo Basho (1644–1694)
2.
Prendiamo
il sentiero paludoso
per arrivare alle nuvole.
– Kobayashi Issa (1763–1827)
3.
Vieni, andiamo,
guardiamo la neve
fino a restarne sepolti.
– Matsuo Basho (1644–1694)
4.
L’allodola
canta per tutto il giorno,
ed il giorno non è lungo abbastanza.
– Matsuo Basho (1644–1694)
5.
Non scordare:
noi camminiamo sopra l’inferno,
guardando i fiori.
– Kobayashi Issa (1763–1828)
6.
Tra la barca e la riva
a separarci si alza
un salice.
– Masaoka Shiki (1867–1902)
7.
Non un grano di polvere
a turbare il chiarore
del crisantemo bianco.
– Matsuo Basho (1644–1694)
8.
Non piangete, insetti —
gli amanti, persino le stelle,
devono separarsi.
– Kobayashi Issa (1763–1827)
9.
Si sveglia
e sbadiglia, il gatto;
poi, l’amore.
– Kobayashi Issa (1763–1827)
10.
Quale dita toccheranno
in futuro
quei fiori rossi?
– Matsuo Basho (1644–1694)
11.
Si avvicinano
e ora si separano
luci di lucciole.
– Sono Uchida (1924–2009)
12.
Amanti che si separano —
voltandosi verso casa sua
finché non resta solo nebbia.
– Kobayashi Issa (1763–1827)
13.
L’arcobaleno si erge
come se tu fossi qui
in un momento.
– Takahama Kyoshi (1874–1959)
14.
Dovresti dondolare un’altalena
mentre dovresti sottrarre l’amore
ad altri.
– Mitsuhashi Takajo (1899–1972)
15.
“Vogliamo morire?”
mi hai sussurrato
nella notte delle lucciole.
– Suzuki Masajo (1906–2003)
16.
Ti sei sposato.
È come una lettera di morte
da molto lontano.
– Takayanagi Shigenobu (1923–1983)
17.
Voglio vederti
e incontrarti
saltando sul ghiaccio sottile.
– Mayuzumi Madoka (1962)
18.
Un incontro è
uno dei passi falsi.
Il sole all’inizio dell’estate.
– Otaka Sho (1977)
19.
Sta nevicando violentemente,
sono stato abbracciato
e soffocato.
– Hashimoto Takako (1899–1963)
20.
Stai ancora aspettando?
Ancora una volta esplosioni penetranti
si trasformano in pioggia fredda.
– Masaoka Shiki (1867–1902)
L’amore, nell’haiku, è un istante eterno
Nell’haiku l’amore non ha bisogno di spiegarsi. Non ha trama, non ha sviluppo, non ha dichiarazioni solenni. Vive in un lampo. È un sentimento che non si misura in durata ma in intensità, e la sua verità emerge proprio nell’attimo in cui accade.
I maestri giapponesi sapevano che nessuna emozione umana è più legata al tempo dell’amore. L’incontro, la distanza, la neve che cade tra due figure, una luce di lucciola che unisce e separa: tutto esiste per un istante soltanto, ed è in quell’istante che l’amore rivela la sua essenza più profonda. L’haiku cattura quel momento fragile prima che svanisca, come si cattura un respiro o un battito di ciglia.
In questo senso l’haiku non racconta l’amore, lo custodisce.
Ne registra le tracce minime: un fiore che sboccia troppo presto, un gatto che si sveglia, un sentiero paludoso che due amanti scelgono di attraversare insieme. Non c’è dramma, non c’è enfasi. C’è l’arte di riconoscere che la magia di un sentimento vive spesso nei suoi margini più piccoli, là dove la vita non fa rumore.
Per questo, oggi, questa forma poetica parla ancora. In un mondo che misura tutto in durata, in intensità dichiarata, in promesse da mantenere, l’haiku ricorda che l’amore è fatto di apparizioni e di assenze, di avvicinamenti e di distacchi, di neve che scende e poi si scioglie.
È un sentimento che non chiede di essere posseduto, ma di essere colto. E quando è colto, anche solo per un battito, diventa eterno.
