E’ morto Totò Riina. Come prima o poi succede a chiunque. In cella, dov’era stato condannato a stare, per sempre, da numerosi regolarissimi processi. Alla presenza dei suoi familiari, come senso d’umanità e diritto prevedono (e come ha correttamente interpretato il ministro della Giustizia Orlando).
Tutto qui. Da non dimenticare, mai, che parecchi dei “mille morti di Palermo” e d’altre città italiane sono state vittime di Riina e degli altri boss mafiosi. Da non dimenticare , insomma, Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Mattarella, La Torre, Cassarà, Costa, Chinnici e tanti e tanti altri ancora, che hanno difeso lo Stato, la democrazia e la civiltà dagli incivili di Cosa Nostra.
Da non dimenticare l’inquinamento criminale di politica ed economia, per colpa di Riina e degli altri mafiosi, che non hanno mai avuto un codice d’onore ma un primato del disonore (c’è ampia letteratura che lo dimostra). Da non dimenticare che troppi altri mafiosi sono ancora in circolazione e purtroppo non in galera, come Matteo Messina Denaro e continuano a prosperare grazie a violenza e attività illegali. Da non dimenticare tutti i loro amici e complici.
Da non dimenticare, insomma, Riina, e Provenzano e Greco e Di Maggio e Marchese e Ciancimino e i loro amici, alleati e complici: affollano le pagine peggiori della storia contemporanea italiana.
Serve memoria civile, contro la mafia. E impegno costante a non darle spazio, in tutte le sue forme
Antonio Calabrò