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Italiani smettiamola con il razzismo, non ci appartiene

Come si fa a parlare, o peggio incitare al razzismo? E’ impossibile credere che un uomo sia superiore a qualcun altro. Qualsiasi sia il colore della pelle o la provenienza geografica, tutti gli esseri umani sono uguali. Esistono solo culture diverse, che attraverso la mediazione e l’integrazione possono creare confronto e ricchezza

Il tema delle razze è un tema ampiamente superato: scientificamente e culturalmente. Tutti i grandi pensatori, anche quelli assimilati alla destra storica, ritengono che non possa esistere una diseguaglianza di razza tra gli umani basata sul colore della pelle o sulla provenienza geografica. Esistono solo diversità culturali. Poi vivono in ogni cultura, in ogni luogo persone buone e altre cattive. Sono quest’ultime il vero problema, in quanto la cattiveria prefigura il danno o la sopraffazione sull’altro.

Rincresce constatare che il tema del razzismo stia diventando sempre più rilevante. Molti italiani nutrono forti sentimenti negativi nei riguardi degli immigrati e più in generale nei confronti di coloro che hanno posizioni culturali lontane e diverse. Basta seguire i media, i social o le illuminanti “chiacchiere da bar” per cogliere che l’astio, la rabbia, l’odio nei confronti di chi “sbarca” in Italia sono diventati sempre più forti.

In Italia c’è un profondo malessere, non si vive bene. Sembra assurdo affermare questo, ma è molto evidente che sia così. C’è sempre meno ricchezza, si vive con maggiori difficoltà, molte famiglie non arrivano a fine mese. Il futuro appare sempre meno definito, soprattutto per i giovani. Non si vive con tranquillità. La violenza generalizzata e la violazione della proprietà privata e della propria sfera personale creano paura, timore, incertezza. Ma, di chi è la colpa? Bisogna a tutti i costi identificare dei responsabili.
Il “diverso da noi” storicamente diventa la vittima sacrificale, è il “mostro” da combattere, è il male assoluto di tutti i problemi. Ciò che è diverso va allontanato, espulso, punito, eliminato, in quanto rappresenta la causa di tutti i nostri problemi. Seguendo la Teoria dell’identità sociale, nata dal lavoro scientifico di Henry Tajfel, psicologo britannico, nato in Polonia, di origine ebraica, che ha vissuto le atrocità della Seconda Guerra Mondiale, l’identità sociale nasce all’interno del gruppo. Nell’uomo è istintiva la tendenza a costituire gruppi, a sentirsene parte ed a distinguere il proprio gruppo di appartenenza (ingroup) da quelli di non appartenenza (outgroup), con uno spontaneo generalizzato favoritismo per il proprio gruppo di appartenenza contro gli altri gruppi.
Per preservare la propria identità, l’invasione dell’altro, l’affermazione del diverso possono generare pregiudizio, fino ad arrivare al razzismo. Quindi, la causa di ogni problema è chi arriva dall’esterno, chi non riconosciamo come uguale, simile a noi. Le cose diventano più estreme se chi si inserisce o invade il territorio del nostro gruppo di appartenenza ha la presunzione di toglierci spazio, lavoro, tranquillità, ricchezza, opportunità. Tutto ciò diventa pericoloso per il futuro della nostra società, dei nostri figli.

Gli italiani sono, sono stati e saranno sempre brave persone. Non hanno mai odiato nessuno. L’accoglienza e la solidarietà sono sempre stati il tratto distintivo delle italiche genti. La cultura italiana attinge dal Cristianesimo ed è stata formata dall’incontro di culture che nel nostro Paese hanno trovato dimora per secoli. Basta guardare alla nostra Storia per comprendere che molte popolazioni europee e mediterranee hanno “invaso” la nostra penisola, lasciando tracce indelebili nei diversi usi e costumi territoriali. (Pensiamo ai dialetti).

Gli italiani sono stati emigranti. In ogni parte del Mondo trovi italiani che hanno trovato benessere e opportunità grazie al duro lavoro personale. Sì, il lavoro è l’anima del benessere, perché permette di guadagnare i soldi necessari per condurre una vita tranquilla o addirittura diventare ricchi.
Molti nostri emigrati hanno subito il razzismo. Il loro arrivo in massa creava disturbo alla stabilità di popolazioni la cui cultura era basata su leggi, usi e costumi lontani dai nostri connazionali che arrivavano dalla povertà assoluta delle nostre zone più disagiate.

Ecco perché non si può accettare di sentir parlare di razzismo in Italia. Significa dimenticare il nostro passato, significa offendere la memoria dei nostri amati che per poter vivere e trovare un’opportunità sono stati costretti a subire qualsiasi disagio e alcune volte anche violenza.

Certo, tra le persone che arrivano in Italia ci sono dei delinquenti. In ogni società ci sono le persone buone e quelle cattive. Queste meritano di subire lo stesso trattamento riservato a qualsiasi soggetto reo di commettere crimine o di creare danni al prossimo. Anche tra gli italiani ci sono i cattivi, i delinquenti, così come in qualsiasi società e paese del Mondo.

I nostri problemi sono legati proprio ai cattivi italiani che storicamente hanno contribuito solo a creare danni al nostro Paese. Mafia, corruzione, eccessiva burocratizzazione, delocalizzazione economica, mancata tutela e valorizzazione di territorio, patrimonio artistico-culturale, ambiente. Si potrebbe continuare all’infinito. Il germe dei nostri mali non nasce dagli ultimi sbarchi. Bisogna avere il coraggio di saper accettare che le cose stanno così e porre le condizioni per poter cambiare.

Non bisogna dimenticare che la stragrande maggioranza degli immigrati per arrivare in Italia ha affrontato o affronta l’agonia di un viaggio che non garantisce di arrivare vivi. Molti di loro hanno subito violenza e vessazioni. Hanno subito tutto ciò non per mero masochismo, ma per sfuggire alla guerra, alla fame, alla persecuzione, per poter vivere un futuro migliore.

Essere razzisti e inneggiare al razzismo non serve a niente. Non può aiutare a risolvere i nostri problemi. Così come pensare che la semplice accoglienza o l’assistenza agli immigrati possano aiutare chi riesce a integrarsi. Il principio della carità nel medio e lungo periodo non è in nessun modo costruttivo per nessuno. Tra l’altro bisogna evitare in tutti i modi di ghettizzare chi “sbarca”. Proprio per ciò che dicevamo sul tema dell’identità sociale questo rischia di creare maggiori problemi.

Bisogna invece investire e far confluire le risorse europee su opere di pubblica utilità efficaci a generare lavoro immediato per chi arriva. Questo eviterà alle persone che giungono in Italia di far niente tutto il giorno andando per le strade nell’ossessiva richiesta di carità o di lasciarli allo sfruttamento dei caporali della delinquenza organizzata. Questo impedirà anche di offrire alle mafie e alle organizzazioni criminali di fare nuovi proseliti.

Ogni donna e uomo che arriva in Italia non deve essere un problema, ma una risorsa utile al benessere generale della società. Solo attraverso un lavoro stabile e la produzione di ricchezza generalizzata si può eliminare il pericolo del razzismo. Ma, non dimentichiamo che, per chi arriva in Italia e in Europa, il rispetto delle regole è fondamentale per non creare scontri. Ciò non implica il non rispetto verso gli usi e costumi dei paesi di origine, più semplicemente ci sono delle leggi, scritte e non scritte, che vanno rispettate da tutti: italiani e non.

Saro Trovato

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