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Il figlio di Maurizio De Giovanni “Napoli è casa nostra. Non ce ne andremo”

Il figlio di Maurizio de Giovanni ha denunciato su Facebook i numerosi furti subiti nell'ultimo anno a Napoli, la sua città natale

Giovanni De Giovanni, figlio dello scrittore di gialli Maurizio De Giovanni, ha scritto ieri un post di denuncia della criminalità diffusa nella sua città natale, Napoli. Da napoletano giustamente innamorato della sua città, Giovanni elenca con rammarico i numerosi furti subiti da lui e dai membri della sua famiglia nell’ultimo anno, e riflette sull’esigenza di un cambiamento, non solo nelle istituzioni ma anche nella mente e nel cuore dei cittadini.

«Mi chiedo se sia possibile invertire questo flusso, però. Mi chiedo se una qualche forma di buon senso, di appartenenza, di amor proprio e di unità possa esistere tra i cittadini», si chiede Giovanni de Giovanni. Napoli è una delle città più belle d’Italia, ricca di storia e di cultura, e non merita di essere famosa per la criminalità, per i furti, per la sporcizia. E per questo, c’è bisogno del contributo di tutti.

L’amore per Napoli del figlio di Maurizio de Giovanni

Ecco il post completo, comparso sull’account Facebook di Giovanni de Giovanni:

“Solo nell’ultimo anno:

• Tentato furto d’auto (via Petrarca) e tentata rapina mano armata del motociclo (Corso Europa) a mio fratello Roberto;

• Furto in casa a me (via Posillipo);

• Con oggi due furti di motociclo a mio padre Maurizio de Giovanni (entrambi al centro del Vomero), peraltro con una sorprendente determinazione dato che hanno dovuto addirittura distruggere una saracinesca per prenderlo da dentro il Garage.

Papà avrebbe potuto vivere ovunque, per lavoro sarebbe stato meglio scegliere Milano/Roma;
Roberto avrebbe potuto prendere una borsa di specializzazione in medicina in un’altra città o studiare all’estero, probabilmente con dei benefici sulla sua formazione;
Io stesso avrei con molta, estrema più semplicità potuto fare l’Ingegnere a Torino/Milano o all’estero.

Abbiamo scelto Napoli. Tutti e tre. Abbiamo scelto Napoli e chi ci conosce sa il nostro attaccamento a questo territorio, dove peraltro siamo tornati a vivere solo nel 2000.

Secondo le proprie platee e le proprie possibilità, ci facciamo promotori di una Napoli diversa, lontana dai preconcetti barbari e sommari di chi conosce di Napoli solo il sensazionalismo di testate online, incontrando lo stupore di ogni interlocutore forestiero.

Continueremo, senza ripensamenti, con la consapevolezza che in ogni grande città del mondo accadono queste cose.

Mi chiedo se sia possibile invertire questo flusso, però. Mi chiedo se una qualche forma di buon senso, di appartenenza, di amor proprio e di unità possa esistere tra i cittadini. Mi chiedo cosa dovrà succederci ancora per elevarci con una voce comune.
Mi chiedo cosa debba capitare prima che l’elevarsi a portavoce di Valori, dimostrando l’empatia necessaria a coglierli, di Tutti non sia motivo di scherno, illazioni ed “additamenti” degni di Masaniello da parte degli altri, ma diventi motivo di stima e sostegno.

Alla fine, si tratta un po’ di alzare la testa dal giorno per giorno, tutti noi e chiederci: dove stiamo andando? Mi va bene? Posso fare qualcosa per cambiare?

Mi auguro solo che tanta gente si ponga queste domande, dando risposte o riuscendo ad affidarsi a qualcuno che le abbia per lui, credendoci.

Napoli non è il Far West. Napoli è il nome di una città. Il nome di casa. E casa mia, io non la lascio.”

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