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La vera storia di Babbo Natale, ecco l’origine della leggenda

Ecco le origini di una delle storie che più ha fatto e farà sognare milioni di bambini in ogni angolo del mondo: quella di Babbo Natale

Quando raccontiamo ai nuovi nascituri la storia di Babbo Natale stiamo facendo loro un regalo incredibile. Grazie a questa storia vivono i primi anni della loro vita nella convinzione che la magia esista, che i propri desideri si possano realizzare, che sia importante comportarsi bene, che con determinazione il mondo possa migliorare. Ma qual è la vera storia di Babbo Natale? A chi si ispira questo personaggio?

San Nicola

Tutto ha inizio con San Nicola, un vescovo greco nato intorno al 280 d.C. Esercitava a Mira, cittadina romana dell’Asia Minore, situata in quella che è oggi la Turchia. Strenuo difensore della fede cristiana in anni in cui i credenti erano spesso perseguitati, ha passato molti anni in prigione. Ed è proprio a lui che dobbiamo larga parte dell’immagine del nostro Babbo Natale.

Anche se l’iconografia ci mostra un San Nicola molto diverso nelle sembianze, grazie agli studi portatati avanti dall’antropologa forense Catherine Wilkinson sui resti umani conservati nella cripta della Basilica di san Nicola di Bari, siamo riusciti a risalire al suo vero aspetto.

Un uomo anziano, dalla pelle olivastra, il naso rotto forse nel corso delle persecuzioni, e barba e capelli grigi, secondo quanto è stato illustrato nel documentario della BBC “The Real Face of Santa“.

Dopo la sua morte, in ogni caso, l’immagine di san Nicola è diventata estremamente popolare in tutta la cristianità. Grazie anche ai tanti miracoli che gli sono stati attribuiti, tanto popolare da essere eletto patrono di molte città.

Babbo Natale e l’amore dei bambini

Secondo lo storico Gerry Bowler, che si è occupato del tema in “Santa Claus: A Biography“, il mito dell’amore di san Nicola per i bambini deriva da due leggende che sono cominciate a girare intorno al 1200 sulla sua figura.

Nella prima un giovane vescovo salva tre sorelle dalla prostituzione, facendo consegnare a loro padre tre sacchi d’oro grazie ai quali estingue i debiti e fornisce una dote alle tre figlie.

La seconda racconta una vicenda più sanguinosa anche se inevitabilmente a lieto fine. Nicola entra in una locanda il cui proprietario ha ucciso tre ragazzi, che sono stati fatti a pezzi, messi sotto sale e serviti come pietanza ai clienti. Nicola scopre i delitti e resuscita le vittime. E’ grazie a queste storie e al passaparola che si è cominciato a celebrare san Nicola. La tradizione di far regali ai bambini si è celebrata a lungo il 6 dicembre, presunta data della morte del santo.

Come San Nicola si è spostato al Polo Nord

Ma quando nel Cinquecento la Riforma protestante ha abolito il culto dei santi in gran parte del Nord Europa ci si è posti il problema di come portare avanti una tradizione ormai consolidata come quella del fare i doni ai bambini.

È così che l’onere di portare i regali ai bambini è stato conferito a Gesù Bambino, spostando così la data dal 6 al 25 dicembre. Ma Gesù bambino era troppo buono e non minacciava nessuno, così – secondo quanto racconta Bowler – gli fu spesso affiancato un aiutante più forzuto e capace di incutere timore. Così sono tante figure a metà tra il folletto e il demone.

Alcune, come i Krampus, servono da aiutanti dello stesso san Nicola, in altre il ricordo del santo sopravvive nel nome, come Ru-klaus (Nicola il Rozzo), Aschenklas (Nicola di cenere) o Pelznickel (Nicola il Peloso).

Erano loro a garantire che i bambini facessero i buoni, minacciando punizioni come frustate o rapimenti. Per quanto possa sembrare strano, anche questi personaggi hanno contribuito alla definizione di Babbo Natale.

Quando sono nate le prime colonie in America, gli immigrati – come si può ben immaginare – hanno portato questa leggenda insieme a loro nel Nuovo Mondo. Gli olandesi erano così affezionati a san Nicola che hanno diffuso il suo nome: “Sinterklaas”. Ma nel puritano e rigido New England, come in Inghilterra, una tradizione come questa non era vista bene, tanto che scompare qualsiasi magico dispensatore di doni.

Babbo Natale, il merito degli scrittori

Nel corso dell’Ottocento poeti e scrittori hanno però cominciato a lavorare sul Natale, fino a trasformarlo in una festa di famiglia e recuperando la leggenda di Babbo Natale. Nel 1809, Washington Irving immagina un Nicola che passa sui tetti con il suo carro volante portando regali ai bambini buoni. Un libretto anonimo in versi, “The Children’s Friend”, mostra la prima vera apparizione di Santa Claus, associato al Natale ma senza qualsiasi caratteristica religiosa, e vestito nelle pellicce tipiche dei buffi portatori di doni germanici.

Questo Santa Claus porta doni ma infligge anche punizioni ai bambini cattivi e il suo carro è trainato da una sola renna. Nella poesia di Clement Clark Moore “A Visit From St. Nicholas” (1822), le renne diventano poi otto e il carro si trasforma in una slitta. Verso la fine del secolo, grazie alle illustrazioni di Thomas Nast, Babbo Natale assume le fattezze che gli attribuiamo ancora noi oggi.

Un omone vestito di rosso con la barba lunga e il cappello a punta. La sua terra è il Polo Nord, la sua slitta è trainata da renne e vola nel cielo, ma porta ai regali solo ai bambini che si sono comportati bene. Ci pensa poi Coca-Cola a regolarizzare definitivamente l’immagine di Babbo Natale grazie alle sue pubblicità. Dall’America torna poi in Europa, anche grazie ai militari americani durante le guerre.

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