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Si dice avvocato o avvocata? L’Accademia della Crusca risponde

Dopo la diatriba aperta nel mondo giuridico e forense sull'uso del termine di 'avvocato', 'avvocata' o 'avvocatessa' per le donne, è intervenuto il docente Luca Serianni

E’ possibile dire “avvocata” rivolgendosi ad una donna che esercita il lavoro di consulenza legale? Dopo la diatriba aperta nel mondo giuridico e forense sull’uso del termine di ‘avvocato’, ‘avvocata’ o ‘avvocatessa’ per le donne, è intervenuto Luca Serianni. Già membro dell’Accademia della Crusca e vicepresidente della Società Dante Alighieri, il docente emerito di Storia della Lingua italiana all’università ‘Sapienza’ di Roma ha voluto fare chiarezza.

E’ giusto dire avvocata?

Intervistato dall’Adnkronos, ecco come si è espresso Serianni in merito all’utilizzo del termine “avvocata”. “Dal punto di vista linguistico è correttissimo, come del resto dire e scrivere ‘sindaca’ o ‘ministra’ o ‘prefetta’. Ma siano le donne a decidere come chiamarsi”. La palla passa così “dal campo linguistico a quello dell’evoluzione sociale e della sensibilità personale e professionale.” La gran parte delle donne che svolgono la professione forense preferiscono comunque farsi chiamare ‘avvocato’ anziché ‘avvocata’.  “Per la grammatica italiana, ‘avvocata’ è il termine corretto. Le perplessità, come per ‘ministra’ o ‘sindaca’ o ‘prefetta’, nascevano dal fatto che si trattasse di ruoli un tempo esclusivamente o prevalentemente maschili, oramai vanno considerate del tutto superate.” 

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Il dibattito linguistico

La questione legata all’utilizzo del termine è stata sollevata dopo che Vera Gheno, sociolinguista e docente presso l’Università di Firenze, era intervenuta sul quotidiano ‘Il Dubbio’. Il suo intervento ha fatto seguito ad una lettera scritta da un lettore che chiede di abbandonare l’uso del termine avvocata perché lo ritiene scorretto.

Analogie e differenze

Serianni fa anche notare come questo caso sia diverso da quello di “presidente”. In questo caso trattasi di participio presente, colui o colei che presiede, e dunque non è corretto farlo diventare ‘presidentessa’ al femminile, come anche nei casi di ‘preside’ o di ‘giudice’, colui o colei che giudica.

 

 

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