“Prendere in castagna”, l’origine del modo di dire che in pochi sanno

17 Settembre 2025

Questo simpatico modo di dire è tutto giocato sull’errore. non sbagliare anche tu e scopri l'origine dell'espressione "prendere in castagna"

Prendere in castagna, l'origine del modo di dire che in pochi sanno

Avete mai “preso in castagna” qualcuno? Con l’avvicinarsi dell’autunno si avvicina anche il tempo di questi celebri frutti simbolo della stagione, ma anche protagonisti di questo celebre modo di dire. Scopriamo origine e significato di “prendere in castagna”.

Il significato di “prendere in castagna”

Questo simpatico modo di dire è tutto giocato sull’errore. Prendere in castagna significa infatti cogliere qualcuno in fallo, sorprendere qualcuno proprio nel momento in cui sta commettendo un errore.

L’origine del modo di dire

Curiosamente questa espressione idiomatica nasce proprio da un errore di traduzione. Nel tardo latino, infatti, il sostantivo marro, marronis indicava un errore grossolano e nel corso dei secoli ha finito per confondersi con marrone inteso come frutto del castagno, così conosciuto
per la tipica colorazione del pericarpo. Prendere in marrone e da qui prendere in castagna.

Analoga sorte è capitata a questa parola nel francese antico (marrir che significa confondersi) e nello spagnolo (marrar che significa errare).

E’ un modo di dire che significa “prendere in marrone”, dato che castagna e marrone indicano entrambi il frutto del castagno. Ma marrone ha anche altri significati come quello di “sbaglio” ed è utilizzato inoltre per indicare una azione sconsiderata.

Con il passare del tempo la frase “prendere in marrone” è diventata “prendere in castagna”, associando il frutto dell’albero Castanea sativa all’errore. L’uso dell’antico significato è rimasto nel termine italiano “smarronare”.

“Prendere in castagna”, quindi, voleva dire cogliere qualcuno in errore.

Altri modi di dire usati “quando si sbaglia”

Errare è umano, si sa. Ecco perché ci sono diversi modi di dire utilizzati per indicare qualcuno che ha commesso un errore o le conseguenze di un’azione sbagliata. Scopriamoli:

Prendere un granchio: ecco un altro popolarissimo modo di dire che usiamo quando ci riferiamo a un errore, un abbaglio, un equivoco.
Prendere un granchio significa infatti cadere in un errore grossolano, toppare, travisare una situazione, commettere un errore di valutazione, non avere raggiunto il risultato sperato.

L’origine di questa frase idiomatica è piuttosto intuitiva e va rintracciata nell’ambito della pesca. L’immagine è quella del pescatore che, dopo avere calato la lenza, sente tirare forte, è convinto che un pesce di grosse dimensioni abbia abboccato e si stia dimenando e, una volta tirato
su, si accorge invece, con sua grande delusione che, attaccato all’amo, non c’è altro che un granchio.

Cogliere in fallo: l’espressione “cogliere in fallo” significa sorprendere o scoprire qualcuno nel momento in cui commette un errore, uno sbaglio, o si rivela impreparato, mettendolo in una situazione di imbarazzo.

Per giustificare l’uso della parola dobbiamo risalire alla sua etimologia e al suo doppio significato: nel senso di “errore”, esso è derivato a suffisso zero di fallare, dal latino: fallere ingannare, sbagliare; nel secondo senso, quello di organo genitale maschile, dal greco phallós. Si sa, infatti, che chi sbaglia spesso viene associato alle parti basse degli uomini…

Pagare lo scotto: l’espressione “pagare lo scotto” ha diverse sfumature di significato: pagare le conseguenze di qualcosa, essere chiamati
a rispondere di un’azione, pagare il prezzo per avere commesso un errore, scontare una colpa, subire le conseguenze.

Il modo di dire trae origine dalla parola “scotto”, derivante dal franco skot, tassa, che costituiva il prezzo da pagare per avere mangiato e alloggiato in una locanda. Da tassa a pena, castigo o punizione il passo è stato breve.

Un’espressione analoga è pagare il fio, dove il “fio” (dal francese antico fieu, feudo e, per estensione, tassa) era il tributo che i vassalli erano tenuti a versare al loro signore.

Il libro sulle espressioni idiomatiche

Se desiderate non venire “presi in castagna” circa l’origine e il significato di un’espressione idiomatica che leggete o vi viene detta, molte delle quali con protagonisti altri frutti, vi consigliamo di consultare il libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.

Si tratta di un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.

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