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“Politicamente corretto”, che cosa significa davvero?

Stiamo sentendo parlare sempre di più del termine "Politicamente corretto". Ma cosa è davvero? E su cosa ci deve far riflettere?

Cosa significa esattamente essere “politicamente corretto”? In questi giorni si sta parlando moltissimo del “politicamente corretto” ogni volta che si parla di donne, persone con disabilità, LGBTQI +++, poveri, stranieri. In un attimo ci si sente dire sessista, handifobico, omofobico, classista, razzista, ecc ecc. Ogni questione che tocca l’inclusione, il “politically correct” esce fuori. Da Fedez a Biancaneve, scopriamo di cosa si tratta veramente. 

“Politicamente corretto”: la storia

La storia del “politicamente corretto” inizia nel 1793, quando viene menzionato nella sentenza della Corte Suprema americana nel caso “Chishlom contro lo Stato della Georgia”. Durante il procedimento, il giudice James Wilson, firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza e della Prima Costituzione, fece sentire la sua voce quando sottolineò l’importanza di interpretare “correttamente” le intenzioni espresse dai Padri Fondatori della Repubblica. Quindi essere “politicamente corretti”, originariamente, significava interpretare e leggere la legge per capire cosa il testo intendeva, e non guardarla come una lista di procedure.

Il termine ha assunto un significato diverso durante la prima metà del XX secolo, con l’ascesa del marxismo-leninismo da un lato e del nazionalsocialismo dall’altro: “correttezza politica” era allora sinonimo di ortodossia ideologica. A “sinistra”, gli attivisti più dogmatici venivano definiti “politicamente corretti”… E non era affatto un complimento! D’altra parte, sotto il Terzo Reich, gli ariani con le “opinioni giuste” erano premiati. Essere “politicamente corretto” era persino uno dei requisiti per ottenere il permesso di praticare il giornalismo. Qui un approfondimento fatto anche dal Washington Post. 

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La definizione oggi

Oggi, sul sito della Treccani leggiamo la definizione di “Politicamente corretto”

L’espressione angloamericana politically correct (in ital. politicamente corretto) designa un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale cioè si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone. Secondo tale orientamento, le opinioni che si esprimono devono apparire esenti, nella forma linguistica e nella sostanza, da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche della persona.

La cosa che tende a sottolineare questo termine, è proprio l’importanza del linguaggio. Fortunatamente stiamo imparando quanto le parole abbiano un peso importante. E questo lo abbiamo visto pochi giorni fa con il famoso intervento di Fedez al concerto del Primo maggio. Ma anche con quello di Michele Bravi, che ha proprio parlato dell’importanza delle parole. Parole che possono essere discriminanti, che possono essere tese ad “etichettare” un determinato soggetto. È qui che si trova il limite del politicamente corretto. Quando le parole che utilizziamo, o i gesti che facciamo,  fanno da discriminante.

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In 24 ore due monologhi tv di Amedeo e Fedez hanno sollevato polemiche. Riflettiamoci su con le parole di Mark Twain in “Libertà di stampa”:

Politicamente corretto e sessismo

Diciamo sinceramente che il problema vero sta nelle sue possibili degenerazioni. Poco tempo fa abbiamo sentito molto parlare dei problemi derivanti dal film “Grease” , risultato ‘sessista, omofobo e misogino’, e dal film “Via col vento”, rimosso dalla piattaforma HBO. Questo perché? Perché anche film cult, sembrano mandare messaggi “pericolosi”, legati molto alle discriminazioni tra sessi. Un’esagerazione, si potrebbe pensare. 
Forse, ma è importante sottolineare che i film, i social, o qualsiasi rappresentazione artistica, hanno un’influenza molto pronunciata sui nostri stili di vita. Perciò il pericolo, in una società che sta combattendo contro certe discriminazioni, viene riscontrato anche in un messaggio “sotteso” di discriminazione o sessimo. 
Combattiamo per la parità di genere, ci ribelliamo al razzismo con il movimento “Black Lives Matter”, lottiamo per mettere fine ad episodi violenti contro la comunità LGBT e per far approvare la legge DDL ZAN, è necessario quindi stare attenti ai messaggi che la società ci propina. 

Serve capacità di analisi e di giudizio. Il politicamente corretto ci serve per distinguere i messaggi “non discriminatori” da quelli “discriminatori”. Il Politicamente corretto ci serve per prendere le distanze da atteggiamenti ancora oggi, nel 2021, intrinsechi (purtroppo) nella società. Per sconfiggere alla radice il razzismo o il sessimo, piano piano, dobbiamo partire da questo.

 

 

Stella Grillo

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