Si parla con sempre maggiore frequenza di “Performattivismo“, un termine legato al mondo dei social network che ormai sembra essere diventato il centro della vita sociale in Italia come in gran parte del mondo.
Un realtà digitale, virtuale, dove si scatenato discussioni su qualsiasi tipo di argomento, dove la velocità delle polemiche e la loro forza sembra essere inarrestabile; dove bisogna sempre aggiornare il vocabolario dato che situazioni in continua evoluzione, ad una velocità incredibile, creano a loro volta termini e definizioni.
Ci sono quindi degli atteggiamenti che vengono immediatamente bollati con un termine solo che diventa a quel punto definitivo per raccontare un modo di fare o di essere.
Una delle parole che viene utilizzata nel gergo dei social con sempre maggiore frequenza e che sta inevitabilmente diventando vocabolo di uso comune è “Performattivismo”.
Si è ad esempio parlato di Performattivismo ai margini della Mostra del Cinema di Venezia per le polemiche sulla questione Israele-Palestinese. La madrina della Mostra, l’attrice Emanuela Fanelli, ha infatti espresso la sua opinione ma al tempo stesso ha dichiarato che nel suo ruolo “istituzionale” di guida della Mostra eviterà di fare dichiarazioni dal palco sulla tematica. Un atteggiamento che è l’esatto contrario appunto al Performattivismo.
Cos’è il “performattivismo”
Performattivismo è un termine nato dall’unione di due vocaboli: attivismo-performativo ed in inglese deriva dal termine “performer” con cui si indica generalmente l’attività di un artista, come un cantante o un attore.
Riferito al mondo social, ma non solo, per Performattivismo si indica il sostenere un’ideologia, una causa, una battaglia sociale o politica non per un sincero credo nei confronti di questa o quella situazione ma solo per ottenere un quale sia ritorno individuale, personale, soprattutto nel mondo dei Social network. Insomma, si mette la propria faccia a favore di una cosa per ottenere un “Mi Piace” o un follower in più.
In qualche termine si tratta quindi di un comportamento poco genuino a cui sempre più il mondo dei social sta facendo attenzione e che, quindi, si sta trasformando in qualcosa di nocivo nei confronti della persona stessa.
Chi è un “Performattivista”
Il fenomeno è così di attualità e studiato al punto che esiste una sorta di “Identikit” psicologico del “Performattivista”.
La prima caratteristica è che si tratta di un soggetto fortemente “individualista”, che mette il proprio interesse al di sopra di tutto
La seconda caratteristica è che è un individuo molto attento al mondo social, pronto a lanciarsi sulle tematiche che stanno diventando centrali nell’arengario digitale.
La terza è il suo essere “superficiale”. Seguire infatti più di una “battaglia”, di un interesse, magari anche cavalcandone diversi in contemporanea, è un segnale fortemente ritenuto identificativo del Performattivista.
I danni del Performattivismo
Sono due i problemi generati dal Performattivismo. Il primo è la credibilità della persona.
Chi viene in qualche maniera “scoperto” in questa attività poco genuina viene in qualche modo “bollato” e questo può causare problemi molto seri. Già in passato abbiamo assistito a situazioni dove persone dalla credibilità apparentemente indistruttibile sui social sono state travolte dalle polemiche (ricordate il “Caso Ferragni”?); in poche parole Instagram, YouTube e simili sono capaci di portarti sulla cresta dell’onda con una forza ed una velocità uniche ma allo stesso tempo con altrettanta rapidità di possono travolgere e riportare a terra…
Il secondo problema è legato alla credibilità della battaglia stessa. Chi infatti sostiene e magari organizza certi movimenti su certe tematiche è molto preoccupato di non trovarsi “sul carro del vincitore” chi in quella battaglia non ci crede in maniera onesta. Il rischio infatti è che screditando questo o quel vip si screditi in qualche maniera anche la lotta o la posizione che si sta prendendo.
Non è un caso che spesso siano proprio gli attivisti a denunciare chi sta facendo attività di Performattivismo.