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Perché si dice…”ricevere (o fare) un cicchetto” ?

Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle origini storiche e gli aneddoti che si celano dietro le espressioni che usiamo quotidianamente durante la vita di tutti i giorni. Oggi vi spiego l’origine e il significato dell’espressione “ricevere (o fare) un cicchetto“.

Questo modo di dire dovrebbe essere particolarmente noto ai lettori piemontesi perché la locuzione in oggetto è “nata” nella loro terra ed “esportata” nella lingua nazionale con il significato di ricevere (o fare) un rimprovero. Il rag. Papini uscí dalla stanza del direttore generale con il viso stravolto: aveva ricevuto un cicchetto, era stato, cioè, aspramente rimproverato per la sua incorreggibile “insubordinazione”. Vediamo, dunque, l’origine del termine che – come dicevamo – proviene dal piemontese “cichet” e  questo dal provenzale “chiquet”, ‘piccolo bicchiere’, ‘bicchierino’ e, per estensione, il contenuto di questo. Il passaggio semantico da bicchierino a “rimprovero”, nato dapprima negli ambienti militari – secondo L. Renzi – “deve esser nato nelle caserme cosí: chi veniva chiamato in disparte dal superiore per una strigliata, sarà tornato riferendo scherzosamente ai colleghi che il capitano (o chi per lui) gli aveva dato ‘un cicchetto’: e cioè offerto da bere”.

Da cicchetto è stato coniato il verbo – forse poco conosciuto – “cicchettare” (rimproverare).

 

 

 

 

 

 

 

 

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